"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

martedì 11 agosto 2009

Woodstock perché ....

di Gianluigi Di Blasi


Sul Magazine allegato al Corriere della Sera del 6 Agosto 2009,


a pagina 96 inizia un bell'articolo titolato: “Tutto quello che avreste voluto sapere su Woodstock e non avete mai osato chiedere”.

In tre pagine di parole, emozioni e belle immagini viene raccontato come nacque, cosa fu e rappresentò Woodstock, per quell'epoca e per tutti noi che non l'abbiamo vissuto in diretta, ma ne siamo ancora irrimediabilmente affascinati, rapiti, nonostante l'anniversario riporti il numero quaranta!

La penna è quella di Enzo Gentile, la voce è quella dei protagonisti. Alla domanda su come mai, nè nel film, né sui dischi compaiano molti grandi artisti e molte delle hit che animarono la indimenticabile tre giorni, la risposta di Michael Wadleigh, regista de film Woodstock, spiega magnificamente il segreto e l'anima di Woodstock:

“non mi interessava riprendere i nomi più famosi o quelli in classifica, mi piaceva rappresentare una generazione che dal palco, in platea o nell'area del festival, potesse raccontare una gioventù in azione, in movimento, capace di schierarsi e di condividere certi principi. Così, nel montaggio che ci impegnò per un mese, sono finiti volti, storie e canzoni non necessariamente di successo. ”


...questo è Woodstock!

Con questa risposta Wadleigh ci mostra tutta la peculiarità e la grandezza di Woodstock, ci fa capire come quello non fu solo un Festival Rock, ma un momento di unione, di condivisione di modi di vivere, di pensare, di muoversi, di reagire, di manifestare.

Un momento di incontro tra amore e psiche in grado di sopravvivere al momento ed alle contingenze che l'hanno generato.

Rimane ad oggi un unicum nella storia. Nessun movimento, nessun Festival o Rassegna è stata in grado di rappresentare tutto questo, eppure non servono milioni di Euro, non serve un cast di sole Stelle e niente più...

per ricreare Woodstock servirebbe solo

“una generazione che dal palco, in platea o nell'area del festival, potesse raccontare una gioventù in azione, in movimento, capace di schierarsi e di condividere certi principi”

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