"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

martedì 15 settembre 2009

26 settembre p.v.

Sappiamo che il Parlamento italiano ormai da anni è stato trasformato in una specie di ricovero (salvo rare eccezioni) riservato ai ‘diversamente disabili’, cioè a soggetti adulti ostinatamente disoccupati per scelta.
Soggetti che però, in ragione di un tanto naturale quanto disgustoso servilismo nei confronti dei padroni (il plurale è molto importante), hanno diritto ad un sussidio, il cui ammontare preciso mi sfugge, ma che tra impicci e imbrogli dovrebbe aggirarsi intorno ai 15.000,00 euro al mese.
Intanto, nel bel mezzo di una crisi finanziaria e di una grave recessione economica, gli italiani, già provati dal precariato e spremuti come limoni, perdono il lavoro uno dopo l’altro, sprofondando in una disoccupazione tragica, senza che sia riconosciuto loro alcun sussidio o ammortizzatore sociale.
Praticamente, tra le tante assurdità di questo Paese, ormai totalmente privo di senso, vi è anche la seguente paradossale situazione.
Cioè che una massa enorme di lavoratori, loro malgrado disoccupati ‘veri’, è pure costretta a mantenere a caviale, champagne e prostitute di lusso un branco di disoccupati ‘finti’, con buona pace del buon senso e della giustizia e alla faccia di tutti i soldi versati a titolo di imposta.
Le gravi condizioni in cui oggi versano i lavoratori trovano la loro ragion d’essere in una serie di provvedimenti fortissimamente e concordemente voluti dai padroni (dal pacchetto Treu alla legge 30), con i quali hanno pensato bene di cancellare uno ad uno tutti i diritti che le precedenti generazioni di lavoratori avevano faticosamente conquistato, cominciando finalmente a dare una prima parziale attuazione ai principi costituzionali in materia di lavoro.
Fatica sprecata, tutto azzerato.
Purtroppo, la formale entrata in vigore della Costituzione repubblicana, il 1° gennaio 1948, non ha mai avuto riscontro nella cosiddetta Costituzione materiale, nel senso che non è mai stata attuata, se non in minima parte. Quella stessa minima parte che adesso è stata pure cancellata.
Ho citato la materia del lavoro, ma a titolo puramente esemplificativo, perché in realtà la cancellazione ha interessato tutti i diritti, tutti i principi, tutte le libertà e di fatto le stesse istituzioni.
Sappiamo che il nostro Paese è storicamente caratterizzato da una illegalità che credo si possa senz’altro definire strutturale.
Dunque, corruzione, mafia, p2, ingiustizie, soprusi, ecc.. non sono una novità dell’era berlusconiana.
Quello che invece sembra un’invenzione berlusconiana (fascismo a parte) è la circostanza che con Berlusconi l’illegalità che intride il sistema politico-giudiziario -finanziario italiano, a differenza che nel passato, viene portata bellamente alla luce e rivendicata come legalità.

Praticamente, è un totale rovesciamento dei termini e viene meno anche quel minimo ritegno che fino ad allora aveva frenato i sedicenti politici nostrani.
La Costituzione democratica cessa di fatto di essere legge fondamentale e cessa di esserlo anche dal punto di vista formale, se consideriamo gli innumerevoli interventi legislativi, adottati tutti senza il rispetto neanche formale del dettato costituzionale. Basti pensare al ricorso continuo e anche solo per questo infondato ai decreti legge o al continuo uso, costituzionalmente aberrante, della fiducia.
E’ dolorosamente lungo l’elenco dei provvedimenti, dei comportamenti, delle dichiarazioni, dei silenzi, delle ‘nuove prassi’ e, in sintesi, di tutto ciò che negli ultimi tre lustri ha determinato la sostanziale, e a mio avviso anche formale, negazione in radice dei più elementari ed essenziali principi democratici e liberali, fino alla cancellazione dello stesso Stato di diritto.
Non è rimasto più nulla.
Le Istituzioni sono state illegittimamente e volgarmente occupate da individui impresentabili, indegni e incapaci, che sporcano tutto quello che toccano e toccano tutto.
Il sistema legislativo, già di suo ferocemente frammentario e contraddittorio, è oggi ridotto ad un pachidermico ed inestricabile groviglio di parole, concetti e regole totalmente insensate, fonte di odiose ed insopportabili ingiustizie e crudeltà.

La magistratura è ormai inaffidabile, le infiltrazioni sono profonde e la toga non fa il magistrato, occorre valutare caso per caso.
La stessa Corte Costituzionale è stata intaccata e non è più in grado di offrire alcuna garanzia.
I nostri concittadini spariscono inarrestabilmente dal mondo reale, risucchiati uno dopo l’altro dal tubo catodico.
L’intero patrimonio statale, mobiliare ed immobiliare, è stato vergognosamente divorato da pochi famelici selvaggi, a colpi di privatizzazioni e cartolarizzazioni.
….
In rete, molti dicono ‘dobbiamo difendere il diritto tal dei tali’; ‘dobbiamo difendere la libertà pinco palla’.
Secondo me non c’è più nulla da difendere, ma tutto da ricostruire.
Per farlo, sempre secondo me, dobbiamo coraggiosamente e consapevolmente ricominciare dalle verità negate delle stragi del ’92 e del ’93, perché è lì che è stata definitivamente stroncata ogni ‘tensione’ democratica e legalitaria.

Da lì bisogna ricominciare, senza tornare indietro, senza cioè cedere alla tentazione che pure c'è e ci sarà di ripiegare sul più facile, ma ingannevole male minore.

Il 26 settembre p.v. il Comitato 19 luglio 1992 invita tutti i cittadini a scendere in piazza, per ricominciare da lì dove i nostri migliori concittadini sono stati fermati.
26 settembre, Roma, Piazza Bocca della verità, h. 14,00.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/26-settembre-agende-rosse-in-piazza-anche-a-roma/

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