"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 21 marzo 2010

A che punto è la notte?

A che punto è questa infinita notte della Repubblica? Sta per saltare il tappo, come dice Paolo Mieli, o Berlusconi è ancora troppo forte per essere finito, come afferma Bersani?
Certo non è il periodo elettorale, nel quale gli attori della fiction democratica danno il meglio di sé allo scopo di recuperare la credibilità perduta, il più indicato per dipanarsi tra i percorsi e i sommovimenti oscuri degli scontri di potere.
E' evidente come Berlusconi sia ormai sempre più solo politicamente, logorato dalla fronda interna di Fini, con i distinguo della Lega (e Tremonti) che non intende accodarsi alla guerra senza ritorno dell'Imperatore apprestandosi a raccogliere i frutti del successo elettorale delle prossime regionali al Nord, con la diserzione di Miccichè e Dell'Utri che in Sicilia aderiscono al progetto del Partito del Sud.
Ma un uomo solo, quando è schiavo della sua vanità e convinto della propria onnipotenza come Berlusconi, può diventare anche un uomo pericoloso.

Ciò che appare chiaro è che non si farà spontaneamente da parte se non alle sue condizioni e che in caso contrario è pronto ad usare tutte le armi di cui dispone: la prova di forza tentata con la manifestazione di Roma del 20 marzo rientra nel suo repertorio più collaudato.
Sicuramente Berlusconi è ancora forte delle sue menzogne, per la ferrea presa che mantiene sulle televisioni pubbliche e private, per i suoi dipendenti piazzati in tutti i gangli dell'amministrazione pubblica, per una maggioranza parlamentare composta di signor nessuno che devono la propria poltrona e la possibilità di mantenerla alla nomina del Capo e che dunque sono terrorizzati dall'idea di un cambio di governo e di nuove elezioni. E' ancora troppo forte per la ricattabilità dei vecchi complici, dentro la maggioranza e l'opposizione, e le minacce che riesce ad esercitare sulle istituzioni e sul sistema politico nel suo complesso. E' ancora forte per l'amicizia di Gheddafi e Putin.
E per i tanti fascisti, riemersi dall'ombra in questi anni, che sono con lui.

Sono evidentemente ridicoli gli argomenti che utilizza: lui che ricopre la sua carica in spregio della Costituzione e che si è avvantaggiato per i propri affari della corruzione giudiziaria, denuncia un complotto diretto a rovesciare il governo scelto dal popolo e l'uso politico della giustizia.
Ma d'altronde come interpretare lo scontro politico in atto se non come un regolamento di conti tra fazioni all'interno di un sistema di potere dominato da determinate e ben riconoscibili 'entità'?
Sono forse venuti meno i presupposti sociali, culturali, il substrato dei rapporti di forza economica e finanziaria sui quali si è fondato il berlusconismo, tanto da far lucidamente affermare a Barbara Spinelli che Berlusconi potrà cadere oggi solo per volontà di una parte della destra?
E' forse nato un vasto movimento di massa in grado di perseguire, con consapevolezza e coerenza, obiettivi unitari di cambiamento della società, di restaurare la Costituzione e la sovranità del popolo, in grado di dettare i temi dell'agenda politica e trasformare metodi e forme della rappresentanza politica?
C'è altro all'orizzonte dell'opposizione se non ritrovare gli stessi identici complici dell'ascesa berlusconiana ed artefici della fallimentare esperienza dell'Unione?
La magistratura stessa non è un blocco monolitico di uomini e donne senza macchia e senza paura. E' composta da persone che fanno con onestà e dedizione il proprio dovere fino all'estremo sacrificio della vita ma ha conosciuto e conosce anche casi di collusione, corruzione, colpevoli formalismi. La magistratura non è solo Falcone e Borsellino, Livatino ed il pool di mani pulite ma anche Corrado Carnevale, Squillante e Metta, il porto delle nebbie di Roma. Sono magistrati quelli che puniscono De Magistris e la Forleo.
E' una bestemmia pensare che possano esserci oggi anche dei magistrati infedeli arruolati in questa lotta di potere?

Come su di una infernale montagna russa, la possibilità delle dimissioni, legata all'intensità dell'assedio dei suoi nemici, sale e scende vertiginosamente. Raggiunge il suo apice a Novembre, nel momento in cui convergono contro di lui le campagne di stampa basate sulle rivelazioni sessuali, le risultanze del processo Mills e le terribili accuse lanciate dai pentiti di mafia, la sentenza che definisce il contenzioso con De Benedetti per la corruzione nella sentenza Mondadori. L'inverosimile attentato di Tartaglia sembra offrirgli l'opportunità di uscire di scena con l'onore delle armi dei suoi (finti) oppositori.

Se a cavallo di fine anno sembrava plausibile un accordo, a cui faceva eco la tregua auspicata da tanti, Napolitano in primis, da allora in poi qualcosa deve essere evidentemente saltato.
Ed è ripresa una guerra di trincea e di logoramento lento ma inesorabile che si alimenta della vicenda dell'esclusione della lista del PDL a Roma e delle inchieste giudiziarie che esplodono in questi ultimi mesi: quella sulla protezione civile e le intercettazioni della procura di Trani rafforzano l'attacco a Berlusconi, il caso Di Girolamo e l'arresto di Frisullo indeboliscono il fronte opposto.
Dopo aver distrutto con la D'Addario l'immagine di Berlusconi 'Casanova', con l'inchiesta che colpisce Bertolaso viene frantumata la leggenda dell'uomo del fare.
Le prossime elezioni regionali, trasformate da Berlusconi in un nuovo referendum pro o contro se stesso, rappresentano un'ulteriore tappa di questo scontro e forse in questo si spiega come la Polverini, candidata da Fini e Casini, sia stata lasciata al suo destino e all'abbraccio soffocante del premier.
Davvero non si comprende chi oggi, anche il Vaticano, anche la Confindustria, anche la mafia, possa ancora considerare vantaggiosa la presenza al potere di un uomo così compromesso e screditato.
Se a tutto questo si aggiungesse anche una sconfitta alle Regionali, verrebbe meno una delle ultime cose di cui poteva fregiarsi: la capacità di raccogliere il consenso popolare.

Sono convinto che l'Italia si trovi di fronte ad un passaggio epocale della propria storia, simile a quanto accadde dopo l'inchiesta di Tangentopoli che decapitò buona parte della classe politica.
Probabilmente in questo contesto si inseriscono le grandi manovre in campo finanziario e industriale che vedono protagonisti, tra gli altri, Unicredit, Generali, Telecom, Profumo e Geronzi.

Berlusconi denuncia il pericolo di brogli ed attentati e le sue parole, seguite da falsi allarmi bomba e che riportano il ricordo delle accuse di Deaglio sulla regolarità delle elezioni del 2006, evocano piuttosto le perverse intenzioni di una cattiva coscienza.
In un Paese come l'Italia che ha conosciuto le stragi del terrorismo nero e della mafia, le brigate rosse, la P2, i tentativi di golpe, le scorribande dei servizi segreti di tutte le grandi potenze, le menzogne sulla strage di Ustica, l'assassinio di Aldo Moro e di Marco Biagi, lasciato volutamente senza scorta di fronte alle minacce terroristiche e la cui morte è stata strumentalizzata per santificare la legge sul precariato, la repressione al G8 di Genova, c'è da temere fortemente per quello che potrà succedere e che qualche manina diabolica ed assassina voglia contribuire all'evoluzione del quadro politico.
L'instabilità della situazione internazionale, con i venti di guerra che soffiano sull'Iran ed il rischio default che incombe su alcuni paesi come la Grecia minacciando di travolgere tutta la costruzione dell'euro, rende più inquietante la condizione dell'Italia che potrebbe ritrovarsi, in un momento decisivo, priva delle abituali ancore di salvezza: l'Europa e gli Stati Uniti.

Ed è per questo che di fronte alla probabile imminente fine della vicenda Berlusconi, turba pensare alle modalità, che potrebbero assumere anche forme tragiche, in cui ciò avverrà ed a quello che sarà il dopo constatando che ancora una volta le decisioni, gli accordi, la spartizione feudale della nazione passeranno sopra un popolo ignaro ed imbelle.
Guardando la serenità e la calma olimpica di Tremonti e Bossi, di D'Alema e Bersani, di Fini e Casini, di Miccichè e Lombardo, si può intuire chi sia destinato a vincere e a restare sulla scena anche dopo Berlusconi e questo mi fa dubitare fortemente che il prossimo futuro sarà diverso e migliore per l'Italia.

"Capo corrotto, nazione infetta" - Alberto Asor Rosa
http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2010/mese/02/articolo/2364/

"Le vere ragioni del consenso a Berlusconi" - Lettere a Micromega
http://temi.repubblica.it/micromega-online/le-vere-ragioni-del-consenso-a-silvio-berlusconi/


“L'impero di Berlusconi scricchiola” - Intervista a Barbara Spinelli
http://temi.repubblica.it/micromega-online/limpero-di-berlusconi-scricchiola-intervista-a-barbara-spinelli/

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