"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 7 marzo 2010

Discorso di apertura del No Razzismo Day - Milano 6 marzo 2010

di Giandiego Marigo

Guardatevi, girate un attimo la testa verso il vostro vicino e guardatevi, sorridetevi perché siete bellissimi e per me, per noi, rappresentate un miracolo.
Il fatto stesso che siate qui lo è!
Il fatto che questo palco ci sia lo è!
Il fatto che oggi Milano si sia tinta di giallo lo è, la vibrazione che si alza da questa piazza è positiva, unificante e dolcissima.
Quando abbiamo iniziato questo percorso, nessuno poteva immaginare di arrivare sino qui.
Di sentirla, davvero questa vostra vibrazione e si sente da qua sopra, come un respiro.
Lo abbiamo creduto, certamente e lo abbiamo perseguito, anche, ma esserne sicuri...bhè è tutta un'altra cosa!
Ci siamo però e siamo tanti, qui oggi, per dirci e per dire alla città ed al paese che il razzismo è stupido, inutile ed antistorico...che è contro qualsiasi visione di civiltà, che è contro l'essere umano, contro la sua crescita, contro il suo stesso destino.
Abbiamo sollevato un drappo giallo, uno viola, una bandiera della pace ed alcune bandiere rosse, mi sembra di vedere ed abbiamo cantato primavera per dire da che parte si stia avviando Civiltà...quale sia il senso della parola progresso.
Razzismo , xenofobia, omofobia...molti nomi per la medesima paura, da sempre perseguitati, da sempre causa di dolore e roghi.
Da sempre usati per descrivere, degli esseri viventi, la parte peggiore.
Da sempre sfruttati dal potere per fare leva sugli istinti più bassi, per scatenare l'odio le guerre.
Per usare odio e paura come se fossero armi.
Ed ancora oggi si evocano questi mostri, scavando, della memoria storica, i ricordi peggiori.
In questo nostro Nord, così spesso egoista, chiuso.
Così spesso abbarbicato nella difesa dei propri privilegi, sino a teorizzarli come diritto inalienabile derivato dalla qualità stessa della sua intelligenza , quasi fosse superiore in quanto tale.
Coloro che vengono a cantarci canzoni di superiorità razziale o peggio che furbescamente invocano la difesa dei diritti di nascita, sentendosi italiani quando gli comoda, lombardi quando serva, ma sempre e comunque e soprattutto, pretestuosamente, cristiani e bianchi.
Quegli stessi che si sono inventati la cittadinanza a punti e che oggi giocano con la civiltà e lo stato di diritto pur di garantirsi un posto al sole, una poltrona a Bruxelles o a Palazzo Lombardia.
Che ci arrivano parlando alla pancia ed alla paura della gente di questa pianura padana, di tutto questo paese, mentre chiudono gli occhi di fronte ai soprusi, agli aggiramenti della legalità sia nel Nord che nel Sud.
Sono i medesimi che evocano pulizie etniche, più o meno natalizie, più o meno White salvo usare l'immigrazione quando gli comoda, come mano d'opera a basso costo o addirittura in nero, sfruttando lo stato di bisogno come arma di ricatto.
Bene costoro non solo sanno quello che fanno ed hanno una precisa immagine del mondo che vogliono propinarci, consci di cosa stiano preparando per questa nazione, ma sono i primi, pur travestiti, come sono, da paladini dei diritti dei nativi, di quei padani di cui sono inventori e pretesi difensori.
Bene, dicevamo sono proprio costoro che sono i primi a cercare clandestinità ed illegalità a farne uso e sistema.
Proprio loro si!
Quegli stessi individui che si divertono a rendere un permesso di soggiorno un percorso ad ostacoli, ma lo fanno, soprattutto perché gli comoda che le cose stiano come stanno.
Sono, infine, i medesimi che con le loro politiche di esclusione e privilegio creano le premesse perché questo stato di cose si perpetui in modo indefinito e che, anzi, godono della confusione e della paura perché la possono manovrare , perché la sanno trasformare in voti e preferenze
Cosa infatti meglio di una guerra fra poveri, di uno stato di perenne tensione fra coloro che non contano, cosa meglio di questo fa il gioco del potere.
Ed ora voi penserete quest'uomo ha nominato più volte la parola potere...che sia un pericoloso eversivo...non lo sono, sono un pacifista ed uno spiritualista, ma bisogna pur chiamare le cose con il loro nome e quello che isola, divide ed allontana cosa altro è se non potere?
Razzismo, Xenofobia, Omofobia...parole! Che hanno caratterizzato però il cammino dell'umanità, segnato il passo delle sue notti più oscure e delle vette più alte della sua civiltà.
Quindi anche oggi, in questa piazza le ripetiamo per distinguerle, per comprenderle...per non ricaderci mai.
Sebbene sia difficile...sempre di più in questi tempi in cui appare indispensabile ad un politico della nuova destra d'essere fautore e d'esibire sgomberi a pioggia di campi nomadi...considerati ormai come note di merito, tanto che anche nell'area del progresso s'allunga l'ombra dell'imbecillità. Soprattutto in questa città, qui a Milano dove s'aggira un vice sindaco sceriffo che le ritene addirittura personalissime decorazioni.
Razzismo, Xenofobia, Omofobia...parole, dicevamo infide e sottili, nessuno oggi ammettere d'essere portatore e fautore di una di queste definizioni...anche di fronte alla più sconcertante evidenza.
Troverebbe, certamente, una scusa una ragione pragmatica, un motivo logico e perfettamente “normalizzato” per motivare la sua volontà di esclusione, la sua resistenza all'accoglienza.
Eppure sono tanti, tantissimi ad esserlo, Razzisti! Omofobi! Xenofobi!
Molti di più di quanto ci piaccia pensare e non sono solo incappucciati o crociati di verde o di bianco.
Molti sono normalmente fra noi nella vita di tutti i giorni, li incrociamo e ci incrociano ed educatamente ci salutano, mentre covano nel cuore e nell'anima una sorta di rancore che colpirà a momento debito il diverso di turno, sia esso zingaro, nero od omosessuale, musulmano, transgen o semplicemente antagonista...diverso scomodo.
Io non amo le citazioni e non ne farò, ma la letteratura e la storia dell'umanità e densa di esempi, basta aprire un libro e di riferimenti ne abbiamo quanti ne vogliamo...eppure la miseria continua, ed ogni volta che il populista di turno torna a soffiare sulle braci in molti ci si fa ingannare e si prende fuoco ed immediatamente si inizia ad alzare il proprio muro e a tirare il proprio filo spinato.
Per questa miseria non ci sono citazioni o riferimenti che tengano e non è nemmeno colpa di qualcun altro, fuori ed esterno, descritto come il male, ma lontano da noi.
Non è quindi un fenomeno esorcizzabile, del quale ci si possa liberare con facilità.
Noi sappiamo che questi artisti del filo spinato ci sono, sappiamo anche che non sarà facile scovarli e tirarli fuori...preferiscono l'avvicinamento graduale...l'accadimento distratto, mirano al linciaggio a furor di popolo che giustifichi qualunque gesto, sono artisti in questa manipolazione.
Sappiamo però, certamente, da dove cominciare per scoprirli e cosa fare!
Sappiamo che impegno chiedere ai numerosi politici che sono qui ed agli altri che ci daranno attenzione dopo oggi.
Lavorare culturalmente partendo da qui, da noi, dai nostri comportamenti e dalle nostre convinzioni facendo dell'accoglienza e della capacità di ascolto, della comprensione, dell'allargamento della visione e della coscienza la nostra parola d'ordine.
Quando la creatività, si unisce alla spiritualità per parlare del mondo e della politica allora succede davvero qualche cosa di nuovo, allora si fa un passo avanti, si sposta un confine, si crea una diversa comprensione ed abbiamo uno scatto, un nuovo presidio di civiltà.
Noi vi chiediamo questo sforzo e non è affatto poco.
Lo chiediamo a noi stessi ed a voi tutti, ma soprattutto lo chiediamo a coloro che possono, perché sono stati da noi delegati a difendere ed ad affermare questi presidi di civiltà, chiediamo loro di fare il loro lavoro e di farlo bene mantenendo alto il livello, senza cedere a tentazioni di ritorno indietro, di elevazione di muri, di invenzione quotidiana di nuove differenze.
Accettare e fare proprio il programma che sottintende questa manifestazione, il suo manifesto e trasformarlo in un primo impegno costruttivo, pratico ed immediato per dimostrare questa volontà.
Trasformare il libro dei sogni in un programma minimo.
Quello che chiediamo a noi stessi, a voi ed a loro è un impegno, non formale a lavorare su questi argomenti.
Non è stata pronunciata la parola tolleranza, forse ve ne sarete accorti, perché non ci piace.
La tolleranza è l'inizio del problema.
Noi preferiamo grandemente accoglienza, condivisione, fratellanza.
Noi preferiamo ascolto, contaminazione, miscuglio.
Chi tollera ha una ragione per farlo, si degna e noi non crediamo che nessuno sia giustificato dichiarare che sta tollerando qualcun altro.
Sappiamo che non è un percorso semplice, perché investe la cultura, quello che ci hanno inculcato ed insegnato il modello di mondo che ci hanno convinti sia l'unico proponibile, l'unico possibile, l'unico giusto.
Sappiamo, però che le mille culture, i mille colori di questo mondo ci aiuteranno a capire, a crescere e trovare la visione di un mondo nuovo, un mondo di eguali e di fratelli.
Sino a quando un diverso sarà ritenuto tale e questa supposizione sarà causa di rifiuto, isolamento e di sfruttamento o derisione, di carcerazione, di giudizio o addirittura di morte, isolamento e condanna.
Sino a quando tutto questo avverrà.
Sino a quando il colore della pelle sarà una buona scusa per sfruttare, per abusare, per sottopagare, Sino al momento in cui il luogo di nascita o la religione costituiranno un problema insormontabile una causa di distanza e diffidenza o addirittura un'ottima scusa per motivare una guerra.
Sino a quando un'inclinazione sessuale costituirà differenza o problema sociale.
Sino a quando sarà possibile una barzelletta, un vago riferimento, un sottinteso, sino al momento in cui l'ipocrisia potrà ammantare i veri motivi di una guerra che non chiameremmo mai, ma che continueremo a pensare santa.
Bene sino a quel giorno l'essere umano non potrà davvero dichiarare d'essere cresciuto, d'essere degno.
Questo è l'impegno che vi richiediamo e che siamo disposti a mettere in gioco, perché diciamocelo, se davvero esiste una differenza fra quello che è progressista e progressivo e quello che non lo è.
Se davvero esiste una differenza fra quello che è civile e quello che non lo è, ebbene passa da queste parti e da queste premesse.
E siccome ci picchiamo d'essere acculturati e sensibili, siccome abbiamo usato parole e poesia in questa campagna di primavera.
Proprio perché riteniamo che il dire sia importante ed anche come lo si dica...permetteteci di chiudere con una poesia.

L’ipocrita
Molte genti, vacillando dell’impero i confini
Giunsero speranzose
Lenti, dolenti barconi colmi della nostra vergogna
Stigmatizzando i limiti, tagliando e ferendo
Chiedendoci conto della nostra morale cristiana
Insegnandoci il senso
di quello che abbiamo definito civiltà
ed ancora torniamo animali
il gruppo, poi l’orda ed il territorio.
Come un tempo facemmo , faremo
Ritrovandoci, dopo e di nuovo
a piangere i nostri misfatti
Finita follia riguardando
Noi ci chiederemo come mai sia successo
Piangeremo dei nostri,
dei loro defunti
proprio noi che non fummo capaci
di mantenerli vivi
che ascoltammo, impazziti, Caino
noi che non vedremo, non sapremo
non riusciremo a prevedere
ciechi dell’evidenza
mostruosamente ipocriti


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