"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 3 marzo 2010

Inaccettabile attacco alla democrazia e alla libertà di manifestazione del pensiero



di Michele


E' il caso di considerare innanzitutto la classifica di Freedom House. Nel rapporto 2010 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo) l'Italia si conferma paese 'parzialmente libero' (partly free), unico paese della Zona Euro. Nella classifica generale del 2010 l'Italia è al settantaduesimo posto, a pari merito con India e Benin, dietro persino al Cile e alla Corea del Sud.
Dal rapporto 2010 di Freedom House si legge che:

il Primo Ministro Silvio Berlusconi si è scontrato con la stampa per la copertura della sua vita personale, che ha portato a querele contro i media esteri e locali e alla censura di ogni contenuto critico da parte della TV di stato.
Il ritorno al potere di Berlusconi nell’aprile 2008 gli ha permesso nuovamente di poter controllare fino al 90% delle emittenti televisive nazionali, mediante gli sbocchi alle televisioni pubbliche e le sue partecipazioni ai media privati.
Il primo ministro risulta essere il principale azionista di Mediaset, del principale editore nazionale Mondadori e della più grande concessionaria di pubblicità Publitalia.

La libertà di stampa in Italia non è tutelata, secondo Freedom House, anche per “le limitazioni imposte dalla legislazione, per l’aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell’estrema destra, e a causa di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media.
Le pressioni su Annozero, programma di approfondimento politico più seguito, e la mancanza di pluralismo e rispetto della par condicio avutasi nei Tg Mediaset e Rai, escluso il Tg3, confermano la fondatezza dell'allarme lanciato da Freedom House:
da intercettazioni telefoniche condotte dalla procura di Trani, legate a un'inchiesta su carte di credito e tassi di usura, risulta che Berlusconi, nel tentativo di mettere il bavaglio ad Annozero, ha fatto pressioni su Giancarlo Innocenzi, membro dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con inviti molto espliciti a chiudere il programma;
nell’ambito della stessa inchiesta della procura di Trani, risulta da un’altra intercettazione che il direttore del Tg1 Minzolini ha promesso a Berlusconi di intervenire con editoriali per screditare Spatuzza e alcuni magistrati;
al Tg1 è in corso una vera e propria epurazione dei giornalisti che non hanno firmato un documento di sostegno al direttore Minzolini: dopo il caporedattore Massimo De Strobel, Minzolini ha annunciato al comitato di redazione che sono stati sollevati dal loro incarico di conduttore del Tg Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso, tutti professionisti che hanno contribuito a scrivere la storia di quella che un tempo è stata la più importante testata televisiva;
le parole di Veronica Lario più gravi ("non sta bene", "non posso stare con uno che frequenta minorenni"), che annunciava il 3 maggio 2009 di aver chiesto il divorzio, non sono state citate nei telegiornali;
Minzolini, direttore del Tg1, nel giugno 2009, dopo aver oscurato notizie dell’inchiesta di Bari sugli scandali sessuali che vedrebbero coinvolto Berlusconi , si è giustificato dicendo che tale l'inchiesta, una delle più importanti del momento, è da considerare gossip;
la notizia, del 6 agosto 2009, dell'indagine su Cicchitto (capogruppo del PDL alla Camera dei deputati) da parte della procura di Pescara, nell’inchiesta sulla Sanità in Abruzzo, non è stata data da Tg1, Tg2 e i Tg Mediaset, nel quasi “monopolio informativo di Rai-Set” l'unico che non ha censurato la notizia è stato il Tg3 e per questo pesantemente attaccato da Berlusconi che non accetta la diffusione di notizie a lui scomode;
nell'edizione serale del Tg1 del 3 ottobre 2009, Minzolini ha preso apertamente posizione contro la manifestazione per la libertà di stampa indetta dalla FNSI per lo stesso giorno definendola "incomprensibile";
sulla sentenza della Corte di Cassazione, del 28 gennaio 2010, che ha dichiarato legittima l'ordinanza di arresto per Nicola Cosentino, da segnalare l’ennesima censura del Tg1 di Minzolini, sempre di più al servizio del padrone premier con i suoi editoriali faziosi in cui riporta opinioni personali di parte, per esaltare l’operato del governo e criticare pensieri e/o azioni discordi al premier Berlusconi, che non trovano un reale riscontro oggettivo;
nel febbraio del 2010 Minzolini è intervenuto con un editoriale nell'edizione delle 20 sull'inchiesta riguardante fra gli altri anche Guido Bertolaso, per difendere l'operato del sottosegretario alla Protezione Civile, parlando di "gogna mediatica pre-elettorale";
Il 26 febbraio del 2010, nell'edizione delle 13:30, il Tg1 ha dato la notizia della prescrizione di Mills, ritenuto colpevole in cassazione, come assoluzione, senza preoccuparsi di dare comunicazione riguardo la rettifica dell’errore;
l’Agcom ha multato Tg1 e Tg5, con due sanzioni da 100 mila euro ciascuna, per lo "squilibrio tra Pdl e Pd" e la "marginale presenza delle nuove liste" soprattutto nel periodo elettorale dal 14 a 20 marzo 2010, inoltre, ha richiamato tutte le emittenti ad "attuare un immediato riequilibrio" tra le forze politiche in vista delle elezioni regionali del marzo 2010;
la manifestazione di sabato 20 marzo 2010 a Milano in ricordo delle vittime delle mafie è stata oscurata dal Tg1 che ha ignorato così in modo offensivo e grottesco un grande corteo di 150.000 persone;
la manifestazione del 16 giugno 2010 all'Aquila, che ha visto la partecipazione di 20.000 aquilani, per chiedere la sospensione delle tasse ed azioni di rilancio per le popolazioni ed i territori terremotati, è stata oscurata da Tg1, Tg2 e dai Tg Mediaset;
Il 29 giugno 2010 il Tg1 ha dato la notizia della riduzione di pena in secondo grado a Marcello Dell'Utri da 9 a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa senza pronunciare la parola "condanna", inoltre, nel servizio si dava risalto alla riduzione della pena e alla sconfitta della richiesta dell'accusa;
il 7 luglio 2010, nell’edizione delle 13:30 il Tg1 ha ignorato nei titoli la notizia principale del giorno, la manifestazione a Roma di migliaia di terremotati aquilani che sono stati manganellati e due sono rimasti feriti, e solo dopo 18 minuti ne ha dato notizia;
gli sbarchi, tra luglio e agosto 2010, di immigrati disperati sulle coste siciliane (350 nel mese di luglio) e del Salento (l’8 agosto in 66), sono la prova che la questione degli sbarchi di clandestini non è stata risolta, nonostante i roboanti annunci del governo, anche se il mutismo dei telegiornali fa immaginare il contrario;
il Tg1 ha disinformato sulle contestazioni a Dell’Utri (edizione serale del 31 Agosto) e a Schifani (edizione serale del 4 settembre) perchè non ha spiegato il motivo delle contestazioni, ha parlato solo Dell'Utri che ha etichettato una civile protesta a difesa della legalità come “tifo organizzato” contro di lui, si è tolto l’audio sui cori rivolti a Schifani e a Dell’Utri, si sono tagliate le inquadrature su chi mostrava le agende rosse, simbolo di giustizia e verità in memoria di Paolo Borsellino;
il 18 settembre 2010 al Tg1 è andato in onda un servizio contro il quotidiano La Repubblica affermando che avrebbe avuto un calo delle copie vendute, un attacco senza alcuna giustificazione nella cronaca e nei fatti che ha dell’incredibile essendo il Tg1 parte del servizio pubblico e non un concorrente nel mercato dell’editoria;
secondo la ricerca della società Vidierre, pubblicata il 5 ottobre 2010, Silvio Berlusconi nei primi 9 mesi del 2010 supera tutti i record di apparizione nei principali telegiornali italiani: Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, TgLa7, con i suoi 997 minuti e 49 secondi sfiora da solo il dato complessivo delle tre opposizioni del Pd, Idv e Udc che, con tutti i loro rappresentanti, toccano i 1051 minuti e 89 secondi;
secondo la ricerca della società Isimm risulta che nei primi otto mesi del 2010 Pdl, Lega, premier e governo hanno occupato 130 ore nei telegiornali Rai e 87,2 ore nei notiziari Mediaset, mentre Pd e Idv hanno avuto 41,1 ore nei tg Rai e 14,3 ore in quelli Mediaset;
il 21 ottobre 2010, in base ai dati del monitoraggio sul pluralismo per il periodo luglio-agosto-settembre 2010, è arrivata dall’Agcom una diffida al Tg1 e un richiamo al Tg4 e a Studio Aperto a causa del “forte squilibrio” a favore della maggioranza e del governo;
il Tg1 del 24 novembre 2010 nell’edizione delle ore 20 ha mandato in onda le immagini degli studenti in piazza a Roma, ma la parte del video che fa vedere gli scontri (quello di maggiore impatto visivo) è in realtà un filmato dello scorso 7 luglio, quando gli aquilani protestarono a Roma;
Minzolini ha fatto slittare l’edizione delle 13:30 del Tg1 del 23 dicembre 2010 per dare spazio alla diretta della conferenza stampa di Silvio Berlusconi, cosa che non era mai successo prima;
il Comitato di redazione del Tg1 il 20 gennaio 2011 è tornato a criticare la direzione di Augusto Minzolini, sottolineando in una nota che sul caso Ruby “non si fa informazione completa ed equilibrata ma si usa il principale telegiornale del Paese per orientare i telespettatori”;
il 27 gennaio 2011 il direttore generale della Rai Masi è intervenuto in diretta televisiva nel corso della trasmissione di Annozero mostrandosi al servizio di chi vuole chiudere la messa in onda del programma se si considera che non spetta a lui stabilire il mancato rispetto delle regole ne tantomeno parlarne quasi a volere una censura preventiva;
nell’edizione delle ore 20 del TG1 del 10 febbraio 2011 è andata in onda una sorta di comizio, camuffato in intervista, durato quasi 6 minuti di Giuliano Ferrara a difesa di Berlusconi senza contraddittorio;
l’evento del 13 febbraio 2011 “Se non ora, quando?” per la mobilitazione in difesa della dignità delle donne, che ha visto una grande partecipazione in oltre 230 piazze in Italia e all’estero, è stato boicottato dal Tg1 che nell'edizione delle 20 ha mandato in onda dopo quasi 12 minuti dall’inizio del Tg un servizio durato appena 79 secondi;
secondo il risultato del monitoraggio di Tg1, Tg2 e Tg3 fatto dall'Osservatorio di Pavia nel solo mese di gennaio 2011 Berlusconi ha totalizzato 6 ore e 40 minuti di presenza in video, tutti gli altri leader politici messi insieme hanno la metà del suo tempo, il Presidente della Repubblica Napolitano ottiene 169 minuti contro i 402 minuti del premier, 72 di Bersani, i 54 di Casini, i 48 di Fini e i 25 di Di Pietro;
il 31 marzo 2011 c’è stato un ennesimo richiamo dell’Agcom, rivolto a Tg1, Tg4 e a Studio Aperto, di riequilibrio immediato tra tempo dedicato alla maggioranza e all'opposizione, evitando altresì la sproporzione della presenza del Governo, specie in relazione alla campagna elettorale d'imminente inizio;
il 10 maggio 2011 l'Agcom ha comminato una sanzione da 100.000 euro al Tg1, «per l'inadeguata osservanza dell'ordine e dei richiami rivoltigli in precedenza» in materia di par condicio;
il 13 maggio 2011 l’Agcom ha irrogato una sanzione di 100 mila euro al Tg4 e una sanzione dello stesso importo a Sky, per inadeguata osservanza degli ordini impartiti il 10 maggio 2011;
il 20 maggio 2011 Silvio Berlusconi, rimasto in silenzio per tre giorni dopo la batosta elettorale del primo turno delle amministrative, va al contrattacco in tv facendosi intervistare, in violazione alle regole della par condicio (assenza di contraddittorio, squilibrio nel tempo dedicato alle opposte fazioni politiche, ecc.) praticamente da tutti i tg della sera (Tg1, Tg2, Tg4, Tg5, Studio aperto e Gr1);
il 23 maggio 2011 l’Agcom ha inflitto pesanti sanzioni ai Tg che il 20 maggio 2011 hanno trasmesso l’intervento del premier: oltre 250 mila euro di multa (il massimo previsto per legge, poiché recidive) a Tg1 e Tg4, mentre Tg2, Tg5 e Studio Aperto (Italia Uno) dovranno pagare 100 mila euro ciascuno;
sempre più fazioso e deontologicamente scorretto l’operato di Minzolini al Tg1 che in un editoriale del 15 settembre 2011 è tornato a denigrare il lavoro dei magistrati relativamente alla pubblicazione di intercettazioni sul caso Tarantini, la sua premessa è stata che vogliono incastrare Berlusconi;
le proteste dei terremotati abruzzesi, dei precari della scuola licenziati e degli operai delle aziende a rischio chiusura sono state ripetutamente oscurate da Tg1, Tg2 e dai Tg Mediaset;
è stato dato pochissimo spazio alle spiegazioni sul caso di corruzione nella vicenda Mills ma ampio spazio alle accuse di Berlusconi ai giudici che fanno semplicemente il loro lavoro senza subire interferenze.

Masi, direttore generale della Rai, ha rifiutato l'offerta di Sky dicendo no a 125 milioni di euro per il passaggio al digitale, favorendo così Mediaset, un motivo in più per capire a quanto si è abbassato il livello di pluralismo in Rai-Set.
E’ successo più volte che Vespa ha messo a disposizione una puntata di Porta a Porta in cui Berlusconi ha fatto comizi per 2 ore senza contraddittorio, addirittura rinviando la programmazione di Ballarò sull’altra rete, per consentire in prima serata lo show delle bugie sulla ricostruzione in Abruzzo.
L’inizio della messa in onda di Annozero, come successo nel settembre 2009, anche nel settembre 2010 è stata a rischio, solo pochi giorni prima dell’inizio sono stati mandanti in onda gli spot che pubblicizzano il programma; ciò avviene perché non si può raccontare di fatti che riguardano Berlusconi e di cui hanno parlato i giornali di tutto il mondo, perché si vuole imbavagliare Travaglio e chi racconta verità scomode. Come ad ottobre 2009, anche nel 2010 Annozero inizialmente è andato in onda senza alcuni contratti firmati, tra cui quello di Travaglio, ma Santoro non ha ceduto a chi voleva togliere Travaglio, e siccome la Rai è obbligata da una sentenza a far trasmettere Santoro, nonostante le intimidazioni e tentativi di imbavagliare la libera informazione di Annozero, la trasmissione è dovuta partire anche con Travaglio.
Nel mirino di chi cerca di fermare la diffusione di fatti scomodi è finita anche la trasmissione Report di Milena Gabanelli; infatti, la trasmissione di inchieste ha rischiato di restare senza copertura legale e non si capisce perchè, visto che finora non hanno perso alcuna causa quando hanno ricevuto querele spesso pretestuose.

Inoltre, non si è detto che i debiti di Alitalia sono finiti tra i debiti dello stato ma si è parlato di un fantomatico salvataggio da parte del “messia” Berlusconi che invece l'ha svenduta ai loschi personaggi della Cai. Si sono nascosti i tagli alla spesa per le forze dell’ordine, i tagli che sono stati fatti alla scuola e all'università facendo passare una legge di bilancio come riforma, i tagli agli enti locali e alle comunità montane. Non si è detto che: Berlusconi appena tornato al governo ha abrogato norme di contrasto all'evasione fiscale varate dal governo precedente; ha abolito i tetti agli stipendi dei manager pubblici sempre varate dal precedente governo; ha abrogato le norme più restrittive varate dal precedente governo sull'utilizzo dei voli di stato; ha cancellato la legge che contrastava la pratica delle “dimissioni in bianco” (pratica illegale tesa ad obbligare i neoassunti a firmare una lettera di dimissioni priva di data, contestualmente alla sottoscrizione del contratto di lavoro) da parte del lavoratore al momento dell'assunzione. Non si è detto che la social card non è stata attivata a tutti gli aventi diritto, non si è detto della privatizzazione di enti beneficiari di beni pubblici come le risorse idriche, non si detto che il decreto del ministro Bondi ha esteso a tutti i prodotti elettronici dotati di memoria il cosiddetto “equo compenso”.

La decisione del Cda della Rai di sospendere i programmi di approfondimento politico in campagna elettorale nel marzo 2010 è stata una grave violazione del diritto dei cittadini ad essere informati ed anche del dovere del servizio pubblico radiotelevisivo di dare un’informazione plurale e corretta.

I fatti dicono che l'informazione di Rai e Mediaset è distorta e manipolata a favore di Berlusconi e non contro di lui che, muovendo accuse false, si lamenta dell'opposto.
Siccome in Italia esiste un articolo della Costituzione (art. 21) che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero, non è accettabile che si tenti di imbavagliare anche quella minima parte di liberi giornalisti allo scopo di non far conoscere la drammatica realtà attuale italiana e in modo che vengano comunicate solo le favole della disinformazione berlusconiana.

1 commento: