"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 16 dicembre 2010

LA BATTAGLIA PER LA DEMOCRAZIA E IL PARTITO DEL LAMENTO NAZIONALE

di Mario Armellini

"CHI LA LANCIATO un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare ch...e vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee. Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo non appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un'altra Italia".
Roberto Saviano

"La senatrice Finocchiaro, acuta stratega del ventunesimo secolo ha chiesto: “chi sono tutti questi infiltrati, chi li ha mandati e chi li paga?”. Dovrebbe rassegnarsi all’amara realtà: il 14 dicembre a Roma c’erano centomila ...infiltrati. Quanto alla domanda “chi li paga”, il problema è proprio questo. Non li paga nessuno, e allora hanno deciso di mettersi in proprio. Se la senatrice Finocchiaro è alla ricerca di qualche venduto farebbe meglio a guardare a casa sua, nel pozzo nero di Montecitorio, o nel pozzo grigiastro del suo partito".
Franco Berardi (Bifo)

Nel giorno del voto di sfiducia al Governo Berlusconi, intorno al Palazzo assediato da studenti, precari, ricercatori, terremotati ecc, si scatenava una guerriglia urbana come non si vedeva da anni.
Il giorno dopo, i commenti si sono divisi tra le lamentazioni per l’ennesima vittoria di Berlusconi e la condanna ferma delle violenze di piazza, attribuite per lo più a facinorosi e a provocatori e infiltrati della polizia.

1) La sconfitta dell’opposizione in Parlamento
Non mi unisco al PLN (Partito del Lamento Nazionale) nel piangere per l'occasione perduta in Parlamento. La prima cosa da rilevare è che Berlusconi ha vinto la partita semplicemente perché ha truccato i dadi, facendo del resto quello che sa fare meglio, e cioè corrompere, comprando i vari voltagabbana che tengono famiglia e mutui da pagare (però… quand'è che pure Di Pietro, che a volte parla bene ma razzola male, imparerà a mettere in lista non boss locali che portano voti ma uomini della società civile?). Berlusconi non si può dire che abbia vinto semplicemente perché non potrà governare ancora per molto, con questi numeri. Se fosse stato sfiduciato, avrebbe avuto un reincarico immediato con l'appoggio di Fini e Casini, oltre che del cardinal Bagnasco. E così ce lo saremmo tenuto per altri due anni e mezzo. Le elezioni si sarebbero allontanate. Non che questo sarebbe stato poi un grosso male: lo stato confusionale dell'opposizione democratica ha bisogno di tempo per guarire. Più tardi arrivano le elezioni, più la sinistra potrà recuperare, perché la crisi facilita le forze di opposizione. Se Berlusconi fosse stato sfiduciato, e dunque fossimo andati subito alle elezioni, sondaggi alla mano le avremmo perse ancora, oppure il paese sarebbe stato ingovernabile. Con degli effetti deleteri per l’Italia anche sui mercati internazionali. Di fatto, mentre la sfiducia l’avrebbe alla fine ricompattata, adesso la destra è spaccata in maniera grave. Di ciò una sinistra democratica intelligente dovrebbe saper approfittare. Certamente, la nuova situazione costringerà il fronte democratico ad immaginare nuovi percorsi, e questo potrebbe essere salutare.
2) La guerra dell’opposizione in piazza
La crisi determinerà tensioni sociali sempre più forti. La violenza sociale aumenterà sempre di più, specialmente in presenza di una opposizione frammentata e di sindacati divisi e incapaci di contenere la voracità di Confindustria e banchieri. La disperazione del popolo si è espressa spesso - a torto o ragione - con forme violente: basta pensare a Terzigno. Ma Terzigno è lontana, è uno sputo di paese, mentre stavolta la guerra è scoppiata al centro della Capitale, e le sassate hanno sfiorato il Palazzo - creando ben 16 milioni di euro di danni. E dunque alti lamenti contro la violenza si levano da ogni parte, si teme un ritorno agli anni settanta (avete paura, eh?). Anche lì, come oggi per i fatti di Roma, si è cercato di vederci l'intervento della camorra, o di provocatori. Come il famoso ragazzo con la pala, che si è poi scoperto essere il figlio di un militante degli anni 70, o quello con il cappuccio, che la stessa Indymedia ha indicato essere un militante della sinistra romana. O come quella foto sugli scarponi identici di poliziotti e manifestanti... una bufala clamorosa perché scattata in Canada uno o due anni fa, ma subito presa come prova definitiva della tesi complottista della provocazione… Gli stessi promotori della manifestazione rifiutano l’ipotesi della provocazione. Sarà sufficiente? Non credo. Il PLN ha una ben radicata mentalità dietrologica e complottista, che fa prendere lucciole per lanterne e svia la riflessione portandola, come si dice a Roma, “per vicoletti”. Io, perciò, starei attento anche a parlare di "strategia della tensione”. Se fosse strategia della tensione, sarebbero volate altre cose, oltre ai sassi, e si sarebbero uditi ben altri scoppi che non quelli delle bombe carta.
Ridurre la battaglia di Roma al frutto di una mera provocazione poliziesca è riduttivo e impedisce l'ascolto del grido che quella gente in piazza ha lanciato e la comprensione di ciò che essa significa politicamente, socialmente e storicamente. C'è gente che protesta seduta davanti ad un PC e cliccando sul "mi piace" di turno, e gente che è disposta anche a combattere. Chi combatte - per disperazione, per scelta, per amore, per mantenere la propria dignità, per far sentire la propria voce - può commettere molti errori. Sfasciare qualche vetrina di troppo. Farsi prendere dalla rabbia ecc. Specialmente se si tratta di giovani sedicenni – dovremmo ringraziare il cielo che esistano ragazzi così, pur se un pò troppo scalmanati. Loro rappresentano quella parte del Paese che non è disposta a calare del tutto le braghe. A quella gente scesa in piazza e a coloro che, pur sbagliando misura, hanno combattuto, dovrebbe andare la solidarietà dei veri democratici. Evitando, per favore, di ridurre la loro disperazione e il loro coraggio alla solita, lamentosa litania che vuole ridurli ad un giocattolo nelle mani di black bloc, agenti provocatori, ecc. Dopodichè, "assieme" a loro, e non "contro" di loro, si dovrebbe studiare il modo di non condurre il nascente, embrionale, Movimento di Liberazione Nazionale in un vicolo cieco, come già successo negli anni 70, e di sfruttarne appieno la forza, la determinazione e le enormi potenzialità politiche.
Personalmente ritengo che il Movimento dovrebbe fare una limpida e determinata scelta di non-violenza. La capacità di non-violenza esprime un massimo di forza, di lucidità politica e di efficacia. Tuttavia, in generale, è anche vero - come la Resistenza insegna - che il ricorso alla violenza è legittimo quando si tratta di liberarsi di una dittatura. In Italia spazi democratici ancora esistono, e dunque il ricorso alla violenza come strumento di Liberazione è, per ora, ingiustificato. Ma non c'è una cultura della non-violenza adeguata a sostituirla. Del resto, i democratici e la sinistra che votano i finanziamenti alla guerra in Iraq e in Afghanistan non hanno certo le carte in regola per gridare contro l'uso della forza e promuovere nel popolo una cultura della pace e della non-violenza... L’educazione alla pace e alla non-violenza dovrebbe essere compito di Partiti seri e coerenti anche col dettato costituzionale, che in Italia non esistono. In assenza di tale ruolo, il popolo, per lo più dalla politica abbandonato a se stesso, fa quello che può per difendersi, per cercare di sopravvivere alla crisi, per dire la sua. Con gli strumenti che ha e che conosce.
I partiti democratici e di sinistra devono però rendersi conto che, sotto l'incalzare della crisi, l'opzione violenta perderà forza solo se loro saranno in grado di combattere efficacemente la deriva autoritaria e l'attacco alle fasce deboli con le residue armi della democrazia. Ed anche unendo le forze, abbandonando posizioni di rendita, di leaderismo, di convenienza personale. Ma una classe politica così, intelligente, disinteressata, colta, lucida e veramente democratica, in Italia non c'è. In Italia c'è la Casta, ce lo siamo dimenticato? Una banda di politici voraci, inchiodati alle poltrone e ai privilegi, ignorante, collusa con i poteri criminali, incapace, egoista, che protegge i banchieri e si accanisce sui poveri e le fasce fragili della società, che ha perso la bussola dei valori – di ogni valore – come la Sinistra, che flirta con l'ideologia neoliberista, e la Destra che si è ridotta ad essere la serva stupida del Padrone (nonostante il sussulto di dignità di Fini).
Ma allora... il popolo, destinato a pagare i costi della crisi, che dovrebbe fare? Starsene fermo davanti alla Tv a guardare "Anno Zero" o il Grande Fratello, oppure davanti al PC a cliccare "mi piace, a lamentarsi nell'impotenza, secondo lo stile dell'ormai affermato PLN? Oppure, cominciare a seguire l'indicazione del Maestro Monicelli, e iniziare a fare la Rivoluzione?

17 dicembre 2010

Ultim’ora – Dal sito di Indymedia: “Il ragazzo con il giaccone beige di cui si vocifera da ieri essere un infiltrato, è uno studente minorenne di Roma, conosciuto dai compagni che ci confermano la sua identità. Non ha nulla a che fare con gli sbirri. Per cortesia stop alle ricostruzioni: era un manifestante come gli altri” (http://emiliaromagna.indymedia.org/node/9978)

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