"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 30 maggio 2010

Licio Gelli e la mafia dei colletti bianchi ringraziano



di Michele

Il ddl sulle intercettazioni è liberticida e incostituzionale.
Una volta approvato, ostacolerà i magistrati nel loro lavoro di combattere il crimine, soprattutto quello radicato nelle istituzioni. Si impedirà ai giornalisti di svolgere in modo corretto il loro mestiere nel raccontare atti di indagini e, ancor più grave, si impedirà ai cittadini di sapere quanto di male stanno facendo a danno della collettività e a favore degli sporchi interessi di pochi.

In realtà, dietro questo ddl si nasconde il disegno eversivo, lo stesso del Piano di Rinascita Democratica di Gelli, di imbavagliare in un sol colpo la magistratura e la stampa.

Una legge di questo tipo, se fosse stata già in vigore, sarebbe servita soprattutto agli amici della cricca del sistema Protezione Civile, ai prenditori di soldi pubblici, ai politici in odore di mafia.
Infatti, nulla sapremmo:
sul mandato di arresto a Cosentino per associazione camorristica;
sul sistema di appalti e sesso alla Tarantini;
sulle feste di Berlusconi con le escort a palazzo Grazioli e Villa Certosa;
su casa Scajola, che sarebbe ancora ministro;
sugli imprenditori che ridevano la notte del terremoto a L’Aquila;
sulle indagini relative all’eolico in Sardegna che riguardano Verdini;
sulle pressioni di Berlusconi all’Agcom per chiudere Annozero;
sulle indagini per la morte di Stefano Cucchi;
sui rapporti con la ‘ndrangheta dell’ex senatore Di Girolamo;
sull’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro accusato di fare la talpa;
sulle raccomandazioni di Berlusconi a Saccà.
Inoltre, con estremo ritardo avremmo saputo di Calciopoli, degli scandali finanziari sulle scalate bancarie, dei casi Cirio e Parmalat.

sabato 29 maggio 2010

Dizionario politico della Seconda Repubblica

Provo a tradurre, in un linguaggio a mio avviso più comprensibile, alcuni termini comunemente utilizzati nel lessico politico della Seconda Repubblica.

Riforme condivise: acconsentire alla volontà di chi vuole stravolgere la costituzione, abbandonando la forma di governo Parlamentare a favore di un sistema presidenziale ed autoritario
Governabilità: eliminare ogni possibilità di opposizione, sociale e politica, alle oligarchie dominanti
Federalismo fiscale: rottura, sulla spinta di egoismi localistici, del vincolo solidale che unisce una comunità nazionale ovvero ciascuno per sé e le mafie per tutti
Interventi strutturali: massimizzare e rendere permanente lo smantellamento dello Stato sociale
Flessibilità/Produttività/Competitività: sottomettere completamente il lavoratore alla volontà ed al profitto del datore di lavoro
Concertazione: calarsi le brache da parte delle organizzazioni dei lavoratori in cambio di poltrone e vantaggi, immediati o futuri, per le gerarchie sindacali
Sicurezza sul lavoro: rammaricarsi giornalmente per le vittime di incidenti mortali senza pretendere che le imprese si facciano carico in modo concreto del problema
Patto di stabilità: limitare il deficit pubblico, nella misura definita dall'Unione Europea, a spese dei ceti popolari e dei lavoratori dipendenti
Grandi opere: grandi occasioni di grandi profitti per grandi imprese e grandi cosche amiche
Privatizzazioni: trasferimento gratuito o a prezzi irrisori agli amici della proprietà, gestione e relativi profitti del patrimonio, beni ed imprese, dello Stato

mercoledì 26 maggio 2010

ALZATEVI DALLE VOSTRE POLTRONE! USCITE FUORI!


Di Giandiego Marigo


Da tempo ormai si ha l'impressione di una condivisione di fatto, che passa proprio dall'accetazione supina del ruolo, svuotato del parlamento.
Un'opposizione che non ha il coraggio di porre la propria impotenza, come problema reale nell'agone politico, memore ed impaurita da ricordi aventiniani.
Nel complesso l'impressione che viene rimandata al popolo dell'Area è quella di una colpevole totale impotenza.
Nessuno vi propone l'Aventino! Nessuno vi chiede di rinunciare alla vita parlamentare, tutti noi siamo un popolo di sinceri democratici e crediamo nella forza della nostra costituzione e nell'importanza dell'ordinamento democratico. Ci crediamo al punto che siamo qui, quotidianamente a ricordarvelo.
Nessuno ha chiamato alla violenza, ma fra violenza e ribellione c'è differenza...Il Vendola che invoca la ribellione chiede forse la discesa in piazza dei fucili??? Crediamo di No.
Quello che si sta perpetrando in parlamento è efferato, derisorio, doloroso ed estremamente pericoloso ed avviene, tutto sommato, senza che da parte dell'opposizione ci sia una vera reazione.
Si lascia, rinunciando alla piazza al gesto forte, che questo venga invocato da personaggi ben più pericolosi, il terrore assoluto della contrapposizione l'idea...malata della condivisione culturale, del gioco delle parti, che puzza...puzza, puzza di consociativismo e di lottizzazione persino negli ruoli, di cogestione del potere...di opposizione di maniera, di ululato alla luna, come lo chiamo io.
Cosa fare? Signori! Bersani, Di Pietro, ma anche voi Serracchiani, Civati, Marino, Vendola...a voi tutti Perlamentari o meno, ma sopprattuto a voi frequentatori del Parlamento...Uscite Fuori! Incatenatevi! Fate uno Sciopero della Fame! Smettete il gesto compassato, quell'arietta misurata da statisti...qui c'è poco ormai di liberale e nulla di sociale e democratico, niente che sia degno di tanto controllo.
Venite fuori e fatelo, fate un gesto eclatante, forte...non vi stiamo consigliando violenza, solo ribellione, fate un gesto per far parlare il mondo, prendetevi carico del dolore della rabbia e della confusione del vostro popolo.
Chiamatelo ad agire mettendo il vostro profumato e strapagato corpo in gioco, la vostra faccia...fateci vedere il colore dei vostri occhi e sentire il vostro sdegno ed i profumo del vostro coinvolgimento, come fecero i vostri padri fondatori e non dentro alle scatole preordinate, controllate, asettiche. Lasciate il parlamento e mettete in scena lo sdegno...ma non una mezz'orretta tanto per fare una manifestazione. Fatelo voi, una volta , tutti insieme quello che Pannella ha fatto mille volte da solo...tutti.
Se davvero come voi stessi dite la situazione è grave, se le urla che levate e che ci danno ogni giorno di più una grottesca sensazione di falsità, bene se sono reali MUOVETEVI...dalle vostre poltrone dalle vostre sedie venite fuori e fatelo voi il presidio dei Viola, tutti insieme, fate parlare il mondo, fateci girare la testa. Fateci sentire che ci siete...che l'opposizione esiste, che vi abbiamo votati per quialche motivo che siete noi...Non stiamo aspettando altro. Il vostro popolo aspetta solo questo.
La sensazione che siate vivi, che l'avervi votati abbia anche un senso. Non restate lì perchè finiremo con il non credere più ai vostri ululati, perpetuati sino all'ora di cena per poi uscire a braccetto per passare la serata insieme...oppure smettete di ululare e diteci che volete collaborare, che la state risolvendo fra di voi e che del fatto che fuori ci sia il finimondo non vi cala né tanto né poco e non stupitevi però che gli asini pagatori quelli che avete sfruttato sino al midollo, quelli che vi hanno sin qui mantenuti con molto comodo si incazzino, non stupitevi della Grecia e della sua rabbia, se davvero volete evitare che la piazza scoppi, frequentatela e mettetevi in gioco, fatelo voi il vostro dovere e non rispondeteci che hanno la maggioranza perchè sennò davvero inizieremo a chiederci cosa serviate e perchè mai noi si partecipi ancora...insistentemente e stupidamente a questo teatrino preordianto, dove tutto va inesorabilmente come i potere decide debba ed in cui ogni frase fatta , per quanto stupida e retorica per quanto vuota ed impolitica possa essere viene puntualmente verificata nella realtà.
Lo so che sono uno stupido, vecchio, inutile romantico, infatti sono qui senza nulla in mano che non sia la mia stessa disperazione, pur avendo frequentato le medesime occasioni che hanno portato molti di voi là dove siete, avendo condiviso con moltissimi di voi piazze e speranze, mi rendo conto che la piazza da sola non risolve, ma per carità non lasciate solo il vostro popolo, non disinteressatevi ancora una volta del suo disagio della sua rabbia. C'è bisogno di voi, non fatevi negare se non volete essere negati...il che alla fine farebbe molto più male a voi che non a noi. Noi siamo abituati al potere, voi siete la speranza di cambiarlo, ma se non lo fate siete inutili, noi restiamo comunque popolo e storicamente, ciclicamente siam messi alla prova nella nostra pazienza e sopportazione delle prevaricazioni. Ma senza il nostro appoggio voi non siete niente, oppure pensate davvero che i padroni del potere condivideranno la loro tavola con voi se non rappresenterete nessuno???
SVEGLIA SIGNORI...SVEGLIA! Fatevi sentire, vedere e davvero raccogliete l'appello di Vendola e ribellatevi...Noi siamo qui fuori, nel mondo e vi aspettiamo...da anni

Berlusconi, Tremonti e la politica economica del 'ndo cojo cojo


In attesa che qualcuno ci spieghi in modo convincente cause e responsabilità di questa crisi economico finanziaria che stringe in una morsa soffocante il mondo occidentale e l'Italia e come sia possibile che interi Stati e popoli siano ormai ostaggio delle scelte e degli interessi di speculatori, giochi d'azzardo delle borse, flussi incontrollati di capitali spesso di dubbia provenienza, la casta politica italiana affronta, come sempre, il problema del debito pubblico nel peggior modo possibile.
Sulla scena, grande finanza internazionale, informazione, ceti politici e sindacali che recitano, seguendo un unico copione, le rispettive parti in commedia di un'ingannevole sceneggiata.
I primi creano, per dolo o colpa, le condizioni della crisi, la seconda la racconta senza mai mettere in discussione le logiche del capitalismo, il suo evidente fallimento nel perseguire il bene comune e legittimano preventivamente i provvedimenti impopolari, i terzi eseguono gli ordini superiori, con risibili distinguo tra destra e sinistra, per offrire su di un piatto d'argento ai colpevoli dello sfascio la predestinata vittima sacrificale: lo stato sociale o meglio quel poco che ancora resta del dovere collettivo di garantire a tutti condizioni minime di esistenza.

domenica 23 maggio 2010

Sempre a proposito di Sinistra ....

Avendo aderito ad un movimento / laboratorio politico come Alternativa che del rifiuto della logica destra-sinistra fa uno dei suoi tratti distintivi ed originali, ritenendola ormai unicamente funzionale al perpetuarsi di una finzione democratica, trovo particolarmente interessanti gli interventi degli amici Michele e Giandiego. Con essi sento di condividere gli stessi valori e lo stesso modello di società solidale, inclusiva, meritocratica, libertaria, partecipativa, fondata sul rispetto dell'essere umano e dell'ambiente. Il problema è dunque quale 'contenitore' politico sia idoneo a realizzare tali istanze. Il termine sinistra, espressione di un ceto politico ormai screditato, omologata in larga parte alla destra nell'accettazione del pensiero unico capitalista tanto da dar luogo alla definizione – valida per la realtà politica italiana e non solo - di 'monopartitismo disgiunto', priva di attrazione per le giovani generazioni che l'hanno conosciuta solo come parte integrante del 'Sistema', tuttora schiava dell'idea della crescita infinita della produzione e del consumo, è ancora in grado di identificare un progetto alternativo di Società? Oppure è assolutamente indispensabile prendere atto che le sfide drammatiche (ambientali, economiche, demografiche, nei rapporti di forza tra gli Stati) che ci presenta il mondo contemporaneo impone di sparigliare le carte, azzerare vecchie definizioni per tentare una vera comprensione ed una diversa narrazione della realtà che ne renda concretamente possibile la trasformazione e consenta dunque finalmente la realizzazione di una Società più giusta?

sabato 22 maggio 2010

DI QUALE SINISTRA ABBIAMO BISOGNO?


DI GIANDIEGO MARIGO
Qualche giorno fa su questo blog è comparso un post in cui ci si domandava se ci fosse bisogno di Sinistra. E' una domanda interessante, che trovo pertinente e stringente, in tempi come questi.
La risposta però è complicata...anche se tutto sommato ovvia.
Certo che sì, ma in che modo e cosa significa “Sinistra”?
Oggi questa definizione a me risulta misteriosa, di incerta chiarezza, che finisce poi con il ridursi ad una collocazione geografica, casuale e anche un po' retorica, ad una posizione del tutto “fisica” ed “accidentale” dell'emiciclo parlamentare.
Non è però solo questo che definisce questa incertezza, essa, in tempi di caduta precipitosa e verticale delle ideologie diventa problematica anche come individuazione antropologica, culturale e comportamentale.
C'è bisogno di Progresso, certamente sì, c'è bisogno di Civiltà altrettanto certamente sì, queste due definizioni corrispondono a quella che chiamammo Sinistra??? Questa è forse una domanda più importante? La Domanda?
Questo progresso e questa civiltà sono solo di ordine sociale o scientifico, riguardano solo i saperi “materiali” e “tecnici” ? Questa è un'altra domanda.
Quanto...una crescita Spirituale e Morale, un allagamento della coscienza potrebbe contribuire alla definizione di un'area individuabile come Area di Progresso? Anche questa è una domanda.
Ed infine tanto per darci un compito difficile vi è attinenza fra queste tre quistioni e la definizione di questa “Sinistra” ipoteticamente individuata???
Io credo che ci sia urgenza assoluta di un'area così delineata, che sappia coniugare Progresso, Civiltà, Dirittura Morale ed Etica, crescita interiore, spirituale e visione olistica del mondo...questa è la “Sinistra”?
Io credo che sia indispensabile un'area che ponga, difenda ed abbia il coraggio di sperimentare comportamenti, mode e modi, prospettive...una visione di Mondo Possibile che sia fortemente ed orgogliosamente aternativa ed altra rispetto al progetto che il potere sta mettendo in campo per noi tutti. Questa è la “Sinistra”?
Io credo che serva e sia utile una visione che recuperi culture e progetti autenticamente popolari che sappia immaginare una società meticcia e realmente multietnica in un mondo i cui i confini non siano barriere invalicabili ed una nascita a Nord piuttosto che a Sud non suoni come una condanna.
Una visione che sappia partire da una descrizione di quale sia la differenza fra quello che è Potere e quello che non lo è. Questa è “sinistra”?
Di un'area che per dichiarare questi postulati non abbia il bisogno di definire un colore che li comprenda , una bandiera che li rappresenti, una fazione che li annetta, che non parta dalla necessità di delimitare le competenze e dividere in bande e in sette portatrici di verità, ma che sappia ampliare, dare respiro, speranza ed apertura...ed ancora di riempire di significati la crescita di una coscienza collettiva che concorra all'affermazione del nuovo paradigma.
Questo necessita di una crescita reale, di una ridiscussione dei nostri valori, di una ridefinizione dei postulati che sorreggono il nostro pensare e l'avanzare, forse sì, ma questo è utile, potrebbe essere importante per quella che chiamammo Sinistra?
Ed ancora liberarci dagli obblighi delle provenienze, all'attenzione spasmodica ai simboli ed alle “appartenenze” potrebbe contribuire allo scatto necessario a concretizzare questa visione e rendere possibile la testimonianza costante e vincente di una visione di Mondo che finalmente potrebbe trascinare e conquistare noi ed i nostri prossimi, ma non solo...e finalmente?
A questo potrebbe essere utile non limitare una definizione, un nome ed una dichiarazione di principio, potrebbe servire non darle una provenienza ed un certificato di nascita o un passaporto per dichiararne la nascita e l'ascendenza.
Potrebbe essere importante cercarne le radici in ogni grande gruppo di omogenei e di prossimi che la potrebbe comporre? Trovare nelle infinite motivazioni, nella ricchezza dei riferimenti, nella molteciplità delle ispirazioni la sua intrinseca capacità di essere creativa e molteplice, di rispondere ai diversi bisogni dei suoi “partecipanti” cercando di includere e di allargare anziché definire e limitare. Questa potrebbe essere la Sinistra?
Oppure è quella cosa che si divide in piccoli miserabili partiti che concorrono in infinite distinzioni alla creazione di aree variabili, mai precise che non hanno mai una chiara definizione di differenza fra loro e rispetto all'avversario?
In gruppi sottogruppi ed aggregazioni che poi trovano la loro maggiore vocazione nell'alzarsi sdegnati dai reciproci tavoli cercando i motivi di una divisione e difendendo le ragioni di una differenza anziché perseguire tenacemente e ad ogni costo le importanti e vivificanti occasioni di unità? Dando all'occasione di stare insieme in quanto valore fondante un'importanza determinante nelle considerazioni che portano all'azione? In politici che ricordano solo vagamente i motivi che li hanno portati ad essere dove sono e che fanno della loro “professione” l'unico motivo per permanere eternamente nelle stanze dove nulla si decide dando importanza al solo fatto di esserci? Innalzati a questi scranni da deleghe in bianco senza reali contenuti, derivanti da equilibri improbabili all'interno di partiti alchemici ed autoreferenti?
Ditemi cortesemente cosa è “Sinistra” per voi prima di chiedermi se ve ne sia davvero necessità mi risulta importante saperlo per potervi rispondere.
Ditemi , cortesemente quanto sia importante il colore della bandiera ed il simbolo che campeggia al suo centro e quanto l'attinenza a definizioni libresche per farne parte.
Ed infine per pietà mi si dica quale sia l'immagine di Mondo che sta al di là...sull'orizzonte di questa parola e se vi sia ancora un sole che sorge su queste lontane linee perse nella bruma di una notte senza fine.
Ditemelo ed io vi risponderò se ho davvero bisogno di Sinistra

venerdì 21 maggio 2010

C’è bisogno di sinistra?

di Michele

C’è bisogno di sinistra?
Per rispondere a questa domanda bisogna capire cosa rappresenta la sinistra, se alla sinistra si può ancora dare un’identità precisa, un’impronta ideale, in base ai valori cui si richiamano militanti e simpatizzanti che si schierano tradizionalmente a sinistra. E soprattutto occorre analizzare i motivi per i quali è venuto meno il radicamento nella società e se è il caso di ripartire da zero per un’alternativa che si dica di sinistra ma che superi le dispute ideologiche e affronti la realtà attuale, con risposte concrete ai bisogni della società, con ragionevole tempestività al mutare delle condizioni socio-culturali, economiche del paese.
Sarebbe innanzitutto opportuno mettere al centro dell’attenzione la partecipazione attiva alla vita sociale e politica come forma di cittadinanza rappresentativa della democrazia dal basso. Il punto cruciale è che si è smarrito il senso di democrazia diretta, essendo stato sostituito dalla rappresentanza partitica di poche elite. Va invece stabilito che la politica non è un frutto dei partiti, ma è qualcosa di nobile che appartiene a tutti i cittadini che partecipano attivamente, o cercano di farlo, alla vita politica e sociale.
Quindi, il punto di partenza è riappropriarsi del senso di partecipazione attiva dal basso, inteso come prendere coscienza che un comune cittadino può essere parte di un percorso che può condurre ad una svolta epocale. Bisogna partire da una mobilitazione delle coscienze al fine di avviare un nuovo modo di concepire la vita politica e sociale, abbandonare individualismi, smanie di protagonismo, egoismo e menefreghismo, per costruire dal basso una rete di partecipazione democratica e rivendicare di essere parte attiva in un percorso politico nuovo e non vincolato alle scelte dei partiti sempre più personificati da leader al comando da troppo tempo.
Poi occorre costruire un’alternativa, ma contemporaneamente fermare una deriva autoritaria, eversiva che chiude sempre di più gli spazi di democrazia.
Un’alternativa che rappresenti i valori sanciti come principi fondamentali della costituzione, quali: uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, laicità dello stato, libertà di manifestazione del pensiero, solidarietà umana, integrazione sociale e razziale; un’alternativa a partire dai bisogni dei più deboli, a difesa degli interessi collettivi e non di poche elite; insomma un’alternativa che mi piacerebbe definire di sinistra.
Riassumendo: occorre partire dalla mobilitazione delle coscienze; rendersi parte attiva per una partecipazione democratica diretta alla vita politica e sociale; costruire un’alternativa a partire dalla difesa della costituzione.

giovedì 20 maggio 2010

Il governo Berlusconi saccheggia fondi FAS destinati al sud


di Michele

Oltre al taglio indiscriminato dei fondi alla scuola, alla ricerca, agli enti locali, all’università, alle forze dell’ordine, alle fondazioni liriche, il governo continua a saccheggiare i fondi FAS (fondo per le aree sottoutilizzate) vincolati a interventi per lo sviluppo e l´occupazione al Sud.
Il taglio avviene senza suscitare neppure grosse polemiche (controllo dei media televisivi permettendo) per una decisione a dir poco irresponsabile che toglie al sud, in gravi difficoltà sociali ed economiche, ridistribuendo verso le regioni del nord fondi che erano destinati alle regioni del sud.
Ben 31 miliardi di euro sono i fondi che il governo ha sottratto al mezzogiorno negli ultimi due anni, prelevandoli da uno dei più importanti capitoli di spesa pubblica, il Fondo aree sottoutilizzate (Fas): 53,7 miliardi, da spendere entro il 2013, insieme al Fondo sociale europeo, ovvero i finanziamenti per recuperare il divario tra le aree ricche e quelle povere della Ue.

martedì 18 maggio 2010

VIA DALL'AFGHANISTAN, di più e di nuovo, PACE senza Se e senza Ma


di Giandiego Marigo(poesia dell'autore)

Non esistono giustificazioni, perchè non c'è una guerra giusta, mai nessuna! I massacri sono sempre solo quel che sono, carneficine e mai necessari, mai utili.

Mai e perdonate l'insistenza sul termine, ma proprio MAI una guerra ha favorito la civiltà. Questo avviene solo sui libri di storia che ci obbligano a studiare a scuola e viene detto solo perchè è utile al potere e perchè quella storia la scrivono sempre i vincitori.
Descrivendo equilibrismi morali ed etici con l'inelluttabilità della guerra, con la necessità inalienabile di un intervento, con la volontà di difesa della Democrazia o della Civiltà o del Progresso o peggio ancora della vera immagine di Dio, si giustifica ogni necessità di prevaricazione, dominio, di aggressione e conquista! Perchè questo sono...e sempre e solo questo! Guerra!
Certo, mi rendo conto, uno scopritore d'acqua calda...un venditore di Tè??? Sono questo mentre scrivo queste cose, certo potrei se fossi pagato e ci ricavassi qualche cosa ma non è così ed a prescindere non è nemmeno tanto vero...quanti progressisti ritennero che l'intervento in Kossovo fosse giusto? Quanti oggi ancora ritengono che sia un dovere “internazionale” il nostro intervento “pacificatore” in Afghanistan? Quanti di noi pensano che una guerra di popolo sia giusta, giustificabile, diversa e comprensibile...anzi doverosa e necessaria???? Quanti reagiranno piccati a questa dichiarazione, quanti dentro di sé sono convinti che difendersi si possa, si debba e che una lotta di popolo sia difesa dei diritti e quindi una non guerra??? Quanti giustificano i fatti thailandesi perchè grottescamente e senza alcuna attinenza le camicie sono rosse??? Su quale tematica...VERA, profonda e spirituale si è divisa...anche la sinistra??? Sulla necessità della violenza per esempio???
Ed allora forse non è acqua calda definire che una guerra è sempre e comunque un errore, che il pensare che eliminare fisicamente l'avversario è comunque e sempre una cazzata (mi permetterete vero di essere gergale).
Cosa ci si aspetta da una guerra, che non rechi disturbo? Che non crei drammi interiori e traumi? E quando si piangono con parole dense di retorica gli eroici caduti cosa si vuol dire che esistono coloro che possono, anzi debbono morire in silenzio e senza disturbare...I NEMICI ed altri che invece siccome muoiono dalla parte giusta sono automaticamente eroi???
Quanti di noi sono imprigionati i questa assurdutà per cui si deve stare molto attenti a dichiarare il proprio pacifismo e premettere sempre il cordoglio per gli eroici caduti??? Cosa difendono costoro??? Erano, eravamo forse convinti di andare alegramente ad un Pic-Nic?
Cosa è una Guerra, anche se la chiamte crociata, persino se vi inventate una definizione assurda come “Missione di Pace”, cos'è se non un orrida serie di inutili, sanguinosissimi massacri? Chi vince in una carneficina...chi dopo riesce a raccontarla?
Quanto ancora dovremo pagare alla nostra anima, al tutto cosmico per continuare questo insulso, assurdo ed inutile gioco di potere???
Nel mondo altro che io vorrei poter vedere, in questa “alternativa” che mi piacerebbe immaginare e percorrere con voi non c'è posto per la guerra e per la prevaricazione , non c'è posto per la violenza, non è mai giustificabile e soprattutto non è mai inevitabile e giusta o altrimenti detta con citazione dotta storicamente utile.
La pace parte da noi e da questo parte il mondo nuovo che vorremmo immaginare, non si può dichiararla e riempire ogni angolo di bandiere a rcobaleno e poi creare immediatamente dopo le premesse per le eccezioni, storiche, necessarie, inevitabili.
Dichiarare oggi “VIA DALL'AFGHANISTAN !” è doveroso, e perdonatemi, persino troppo facile, lo faccio e lo faremo in molti senza eccessive difficoltà, eppure anche in questo divisi e modulati persino nella pretesa Area di Progresso, ma prendersi carico di cosa significhi davvero essere contro la guerra senza Se e senza Ma, tanto per ricalcare una frase forse sin troppo di moda.

Ripensiamo a questa dichiarazione...anche quei moltissimi che in onore ad un mostro chiamato “IL DRAGO PRAGMA” e poi diversamente definito come “dovere nei confronti della comunità internazionale”...oppure persino con maggiore fantasia "capacità di intervento pacificatore sui teatri di guerra" hanno dismesso o peggio usato strumentalmente quella bandiera multicolore che sembrava campeggiare qualche tempo fa su ogni balcone di questo paese.

CHI HA VINTO?

Chi ha vinto?
Avete abbattuto il tiranno?
Con abile mossa mordace prendeste il palazzo
In un solo giorno lo avete abbattuto col ferro e col fuoco
La rabbia ed il vostro coraggio han reso attonito il mondo
Il peso della vostra spada disperde le orde malvagie
Laggiù, dell’impero al confine
Voi no! Non coglieste quel sangue
Vedeste soltanto una lama
In forma di croce
Eroi…paladini…voi aurei giganti
Scopritori del fuoco…custodi di fiaccole
Giocaste…inventando le regole…la vostra partita?
Creaste, abbatteste, donaste e toglieste
Volete che stiamo a guardare?
Applaudiamo, cantiamo e balliamo, facciamo la ola?
Mangiamo la vostra banana
Facciam palloncini col vostro cewing-gum?
CHI HA VINTO?
All’orrendo teatrino…chi gioca…chi ride?
Chi tira le fila dei pupi selvaggi di questa scadente commedia?
Son cento…son mille? NO! Son molti di più
Sono quelli che avete ammazzato
Giocando a bandiera, facendo i cow-boys
CHI HA VINTO?
Chi ha rotto il vaso a Pandora
Voi, i campioni di tiro… che cosa volete?
Una bella bottiglia di whisky…un pesce guizzante
Magari un peluche…oppure una grande medaglia
MA NO!
Noi faremo di più
Taglieremo un chirurgico spazio al suono di bombe sapienti…per voi
Nel più alto dei cieli
Scriveremo di voi…con il nome, il cognome ed il vostro indirizzo
Sopra i libri di storia
SIA ONORE! SIA GLORIA A CHI HA VINTO!
Sia vino, il migliore…per voi…servito nei crani svuotati
Del vostro orrendo nemico
L’AMBROSIA; IL NETTARE E IL MIELE
Noi ve li porgeremo in quelli dei vostri marines

domenica 16 maggio 2010

Cosa cambiava se non c'era Berlusconi?


di Michele

Si avverte tanta sfiducia nei confronti della politica, delle istituzioni, anche alla luce del dilagare di un clima di corruzione e clientelismo, ma non lo si scopre certo oggi, almeno c’è chi sa da tanto tempo e ha fatto finta di niente.
Il risultato di questa situazione è che, oltre alla sfiducia che aumenta, al menefreghismo e/o egoismo di tanti che si adeguano ad una situazione di crisi sociale e culturale oltre che economica e finanziaria, ci troviamo al governo, ai posti di comando delle istituzioni, personaggi di integrità etica-morale molto discutibile o meglio che non meritano di occupare quelle poltrone.
Il risultato è che poco meno di un italiano su tre, e in buona parte anche non informati bene, decidono il destino di un intero paese, lasciandolo nelle mani di una cricca di affaristi senza scrupoli.
Qualcuno ha pensato che non ci fosse alternativa migliore ai rappresentanti dell’attuale maggioranza parlamentare perché, come è uso comune dire, sono tutti della stessa pasta. E’ però un giudizio sommario troppo riduttivo che tende a generalizzare, favorendo il “giochetto” di chi colpevolmente e ingiustamente vuol fare di tutta l’erba un fascio. Infatti, non è giusto mettere sullo stesso piano Berlusconi, che è il peggiore di tutti dal punto di vista etico e morale, e altri politici che, pur presentando del marcio tra le proprie fila, possono essere un esempio di moralità e rispetto delle regole democratiche in confronto a un piduista, corruttore, evasore quale è Berlusconi. Il “giochetto” consiste nel far passare il seguente messaggio: “turatevi il naso e votate Berlusconi” oppure si vuole invitare all'astensionismo.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: qual è la differenza tra Berlusconi e gli avversari?
La differenza è che con Berlusconi non c’è limite al peggio; per esempio:
1. Berlusconi sta attentando ai principi fondanti dello stato di diritto e della costituzione facendo leggi a proprio uso e consumo;
2. Berlusconi è la più significativa ed evidente espressione di un modello culturale degradato e degradante che ha condannato il paese ad un inaccettabile declino culturale; questo modello sub-culturale diseducativo ci mostra che fare i furbi conviene, che conta più l’apparenza che l’essere, che il merito conta sempre di meno, che è inutile essere onesti e trasparenti tanto prima o poi arrivano scudo fiscale e condoni vari;
3. questo Governo fa quasi esclusivamente leggi a favore dei più potenti, ricchi e corrotti, leggi per curare gli interessi aziendali di Berlusconi, per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, senza preoccuparsi dei precari, dei disoccupati, delle famiglie più povere;
4. si sta attuando una sorta di repressione fascista per mettere a tacere qualsiasi voce critica verso l'operato di questo Governo che, incurante del grave disagio sociale riportato da tali voci, alimenta le tensioni e il conflitto sociale;
5. questo Governo sta facendo politiche razziste e xenofobe avendo approvato norme definite razziali da Famiglia Cristiana.

Se non c’era Berlusconi molto probabilmente cambiava che:
non sarebbero stati fatti tagli indiscriminati alla scuola, alla ricerca, agli enti locali, all’università, alle forze dell’ordine, alle fondazioni liriche;
non sarebbero state approvate norme razziali che equiparano il clandestino al delinquente;
non ci sarebbe stato il riciclaggio di stato, meglio noto col nome di scudo fiscale;
non ci sarebbe stata la legge che apre le porte alla privatizzazione delle società che gestiscono la fornitura dell’acqua;
non ci sarebbe stato il ritorno al nucleare e altre norme a danno dell’ambiente, come il piano casa;
non ci sarebbero stati tentativi di imbavagliare l’informazione libera, anche attraverso la proposta di legge per bloccare le intercettazioni e i vari decreti liberticidi sull’uso del web;
non ci sarebbe stato il ddl sul lavoro per l’istituzione dell'arbitrato che riduce le tutele dei lavoratori sempre più sottoposti al ricatto dei datori di lavoro;
non sarebbero state approvate norme ad personam, per evitare che Berlusconi sia processato, come il cosiddetto legittimo impedimento e lodo Alfano;
non avremo avuto continue minacce nei confronti dei magistrati che svolgono il loro lavoro con zelo, e minacce all’autonomia e indipendenza della magistratura;
non ci sarebbe stato il tentativo golpista di cambiare leggi a proprio uso e consumo, calpestando i principi fondamentali della costituzione, come il decreto salva liste;
non sarebbero stati sospesi i programmi di approfondimento politico in campagna elettorale, operando una grave violazione del diritto dei cittadini ad essere informati ed anche del dovere del servizio pubblico radiotelevisivo di dare un’informazione plurale e corretta;
non ci sarebbero state leggi che favoriscono i colletti bianchi della casta come la riduzione del potere di indagine e del campo di intervento della Corte dei conti;
non ci sarebbe stato il rinvio della class action che come poi è stata approvata risulta innocua e non retroattiva;
non sarebbe stata svenduta Alitalia a loschi personaggi e messi a passivo delle casse dello stato i debiti di Alitalia;
non si sarebbe creata una lobby affaristica e criminale, come il sistema protezione civile, nell’assegnazione di appalti e gestione dei fondi pubblici per la realizzazione dei grandi eventi;
non sarebbero state fatte promesse false e /o non mantenute ai terremotati abruzzesi, dato che le precedenti emergenze terremoto in Umbria e Marche sono state gestite in modo molto più vantaggioso per i terremotati dal governo di centrosinistra;
non ci sarebbe stata la norma che consente tramite aste pubbliche alle organizzazioni criminali di ricomprare i beni confiscati alla mafia avvalendosi di banali prestanome;
non sarebbero stati sottratti ben 31 miliardi di euro al mezzogiorno negli ultimi due anni, prelevandoli dal Fondo aree sottoutilizzate (Fas);
non sarebbero stati congelati gli 800 milioni di euro per la diffusione della banda larga;
non sarebbero state abrogate norme di contrasto all'evasione fiscale varate dal governo precedente;
non sarebbero stati aboliti i tetti agli stipendi dei manager pubblici varati dal precedente governo;
non sarebbero state abrogate le norme più restrittive varate dal precedente governo sull'utilizzo dei voli di stato;
non sarebbero state rinviate alcune norme sulla sicurezza del lavoro presenti nel T.U.;
non sarebbe stata cancellata la legge n.188 del 17 ottobre 2007 fatta dal governo Prodi che contrastava la sottoscrizione delle “dimissioni in bianco”;
non si sarebbe creata la società Difesa S.p.A. ovvero una società per azioni alimentata con soldi pubblici che fa affari privati;
sarebbe stato sciolto il comune di Fondi per infiltrazioni mafiose, su indicazione del prefetto, ignorata dal governo Berlusconi;
non sarebbero stati regalati 5 miliardi di dollari ad un dittatore come Gheddafi, malvisto dalla maggior parte dei governanti dell’occidente;
non sarebbe stato autorizzato lo sversamento di rifiuti tal quale in discariche a cielo aperto come quella in località Ferrandelle in provincia di Caserta, e l’autorizzazione a bruciare rifiuti non trattati negli inceneritori, mettendo a rischio la salute dei cittadini;
non sarebbero state approvate norme per colpire la concorrenza televisiva della Rai e di Sky, in particolare quelle sulla gestione degli spazi pubblicitari contenute nel decreto Romani e il raddoppio dell’Iva agli abbonati Sky;
non sarebbero stati stanziati 470 milioni per il ponte sullo stretto di Messina, che appare sempre più un’opera inutile visto che mancano gli adeguati collegamenti stradali sulla terraferma.

venerdì 14 maggio 2010

LA RABBIA


Di Marigo Giandiego(poesia dell'autore)

Mariarca Terraciano, un nome a caso, di una donna a caso, che casualmente ha fatto un gesto estremo per attrarre l'attenzione di un paese annoiato ed indifferente, che ormai non riesce a trovare attenzione per nulla. Gesti estremi, gesti ai limiti. Per difendere “diritti” che ormai hanno nello stesso suono della parola un che di fesso , di falso, di grottesco. Eppure l'anestesia continua! Sì , certo, qualche urlo, un paio di ululati alla Luna! Qualcuno si infiamma e pare che per mezz'ora sia disposto a bruciare il mondo intero, la sua indignazione arde e sembra che da sola possa riportare gli esseri umani alla ragione...Poi il tempo passa, e le televisioni, i giornali, il mondo intero si riempie di parole e di immagini, parole diverse , immagini colorate, tante..e si dimentica, per correre dietro al prossimo gesto, alla prossima notizia eclatante, al prossimo problema inesistente e di Mariarca Terracciano si perderà memoria, si metabolizzerà ed anche il suo gesto estremo diventerà normale, come tante altre cose hanno fatto.
Ed anche questi 150 cc di sangue giornalieri finiranno sull'altare della normalità in questi tempi così anormali...
Normale come un ragazzo che muore in prigione disidratato dopo che l'hanno ammazzato di botte, normale come mille altri avvenimenti che sono diventati normali come un'operazione di normale macelleria al G8, come una nazione intera che fallisce perchè non può più battere la propria moneta, normale come la povertà che avanza, come la disoccupazione sempre in aumento...Ed io inizio a domandarmi se non si sia noi ad essere diventati anormali.
Anche i sensibili, coloro che guardano ed ascoltano, coloro che pensano di pensare, persino loro riescono ad essere distratti, e certamente “sentono" e “soffrono” vivono “compassione”, ma rateale, un poco qui ed un poco là sparsa, nei mille gesti “estremi” che punteggiano ormai la nostra vita “normale” e dimenticano e “normalizzano” cercando di metabolizzare di condividere un atteggiamento generale, anche non volendolo, anche non accorgendosene ed ognuno segue la propria chimera la propria stella maestra, nella speranza che sia quella buona alla disperata ricerca di una Vera Normalità che valga per tutti, che diventi...che so? Una regola di civiltà
Senza il coraggio di comprendere e di ammettere che se un modello sociale entra in crisi sistemica esiste la concreta possibilità che anche la cultura e la filosofia che sottendono possano entrare in una crisi piuttosto definitiva. Senza quel coraggio che consente di ribellarsi.
Dov'è la nostra rabbia??? Ed io non vi sto parlando di inutile violenza senza senso, di quella ce n'è quanta vogliamo e nemmeno del livore che tanto va di moda a sinistra, anche fra noi, che identifica nemici ed avversari in ogni angolo e cerca perennemente vendette e rivolte, NO! Io vi sto parlando della rabbia, quella che vivifica, che aiuta a comprendere, che apre nuovi livelli di connessione, quella rabbia che ci fa crescere e che crea unità che concentra un fine, che crea le premesse per un mondo nuovo. Quella che aiuta a ricordare che non è furia ma esaltazione della ragione, che crea filosofia e necessità di cambiamento, impellente bisogno di modifica, volontà incontenibile di rinnovamento.
E' questa rabbia che io vorrei vedere in tutti noi, quella che fa unità e non divisione che porta a cercare l'altro , il simile , il vicino per fare qualche cosa che fermi questa follia, che costruisca qualche cosa di nuovo e che su questa scorta distrugga il vecchio!

La rabbia creativa e produttiva che portò in piazza milioni di giovani passando per la California ed arrivando sino a Parigi a Milano, Roma New York che non bruciava soltanto ma che voleva cambiare il mondo, perchè vedeva la possibilità di un mondo nuovo, perchè aveva un mondo nuovo nell'anima...non ne parlava solo lo vedeva.

Quella rabbia che aveva deciso di essere non violenta , come confido e spero possa essere la nostra.
Una rabbia che riscatti, che permetta a chi la prova di sentirsi qualche cosa più di niente...Io sono un pacifista, convinto e lo ripeto non sto parlando di violenza ma di Rabbia, ho già pagato il mio pedaggio alla violenza e non mi interessa assolutamente di riproporne il fio, ma la rabbia amici quella occorre fratelli, compagni...serve è assolutamente indispensabile a comprendere a chiarire le idee nel marasma inconsulto dei messaggi a mantenere saldo il senso ed il percorso, permettetemi quindi di parlarvene ancora a modo mio, così come abbiamo fatto sino ad ora

HO RABBIA

Ho rabbia !
Per la mia, per la tua dignità
il lavoro, che non ce n’è più per nessuno
Tu sei troppo giovane
sino al giorno in cui sei troppo vecchio
Con la gente, sempre più impoverita, sbandata e stordita
Ho rabbia!
Per questi ragazzi, che non san più chi sono
Che cercan sé stessi in giochi di morte
disperati ed assenti e bullismo demente
Dolore, stupore e nessun rispetto.
Ho rabbia!
Per queste nazioni son tutti impazziti
si ammazzan, fratelli e Caini, fra loro
Assurda ricerca di un totale potere…possesso
Ho rabbia!
Per questi bambini
che non li ama nessuno
nel mondo a morire
di fame o di guerra
d’assurdo o di noia
Per strada o fra buste di droga e di morte
adorano il dio denaro
che è l’unico, poi che gli abbiamo descritto
L’esempio li uccide
molto più di quell’angelo nero
Ho schifo!
Di voi benpensanti costruttori di roghi,
bigotti, assassini
la caccia alle streghe, non è mai finita
Il diverso anche oggi è per sempre bandito
Ho schifo!
Dei telefonini esibiti,
come fosse vitale l’averli
per avere di te qualcosa che dica
E' un uomo arrivato,
è uno importante
Ho dolore! Dolore! Dolore!
Della mia povertà e del suo dilagare
degli ultimi ormai che non fan più notizia
del sangue venduto per sbarcare il lunario
Per questo mio mondo
Lo stiam rovinando, ingordi, ignoranti
di buchi nel cielo, di aria sbagliata
DiMerda corrotta che gli esplode in pancia
Un peto gigante a forma di fungo
HO RABBIA! HO SCHIFO! HO DOLORE!
Scusate se urlo!

giovedì 13 maggio 2010

Pierferdinando Casini ed il governo di salute pubblica

Piano piano le nubi si diradano e le vere intenzioni dei protagonisti della scena politica italiana vengono allo scoperto. La crisi che incombe sull'euro, con la Lega che contemporaneamente pretende di esigere il conto del federalismo fiscale, non lascia più molto tempo e non è pensabile che gli interessi italiani, quando sono in gioco i soldi delle oligarchie nostrane e non si tratta semplicemente di inutili passerelle, possano essere rappresentati nelle sedi internazionali da un Presidente del Consiglio screditato e ridicolo. Né può durare più di tanto la favoletta di presentare Tremonti, fiduciario della Lega, come statista e custode della finanza pubblica. In tanti ormai (Napolitano con le riforme condivise, Bersani con l'alleanza repubblicana, Casini con il governo di salute pubblica, Fini mettendo in crisi l'unità del PDL, Montezemolo liberandosi dagli impegni aziendali nella Fiat) convergono, al di là di distinguo e dichiarazioni di circostanza, sull'idea di una grande coalizione (o in alternativa su di un blocco elettorale) in grado di salvaguardare, garantire e soddisfare gli interessi dei poteri forti. Su questo blog abbiamo tante volte contestato la 'genuinità' democratica dell'attacco (in primis di Repubblica e di Fini) a Berlusconi: si utilizzano i vizi, personali e politici, del personaggio non per progettare una restaurazione della Costituzione ed una trasformazione della politica in direzione della giustizia sociale e di una reale sovranità popolare ma per creare l'alibi di un'emergenza democratica tale da giustificare future scelte antipopolari. Ancora una volta Berlusconi elargirà il proprio regalo alle caste: dopo aver reso possibile per quindici anni, proprio per l'anomalia etica e costituzionale che rappresentava, la sopravvivenza di un ceto politico di maggioranza ed opposizione altrimenti impresentabile e privo di ogni legittimità, consentendo il peggioramento delle condizioni di vita delle persone, costituirà ora il capro espiatorio necessario a far passare pericolose riforme costituzionali, leggi liberticide, provvedimenti economici che caricheranno come sempre sui più deboli il peso della crisi.

domenica 9 maggio 2010

No al nucleare! Il futuro è nelle rinnovabili.



Nel dicembre 2010 in tv è stato trasmesso lo spot sul nucleare, promosso dal Forum Nucleare Italiano, della partita a scacchi (truccata). L’idea di mandare in onda degli spot televisivi di “informazione” fu esternata proprio da Berlusconi. Informazione tra virgolette perché si trattava della diffusione del pensiero unico, come da propaganda di regime, una sola campana da far ascoltare in tv. Di quello spot ne è stata vietata la diffusione perché ingannevole come stabilito dall’Istituto per l’autodisciplina della pubblicità.
Il messaggio che si voleva far passare era: il nucleare è sicuro, conveniente e l’Italia non ne può fare a meno. Tutto ciò è falso!

Innanzitutto non esiste un nucleare sicuro e pulito, nemmeno le centrali di quarta generazione lo sono.
Le centrali di terza generazione, secondo il programma sospeso del governo Berlusconi, dovrebbero durare più di quelle di seconda generazione, senza aver risolto il problema delle scorie né della sicurezza intrinseca - spegnimento automatico se c'è un incidente grave.
La tecnologia di terza generazione dovrebbe fare da ponte verso una quarta generazione che si promette sarà con poche scorie e meno pericolosa. Ma i reattori di quarta generazione non esistono! Sono previsti dopo il 2030.
Comunemente si afferma che non possiamo fare a meno del nucleare, tuttavia, secondo una notizia di qualche mese fa e riportata da numerose testate, nel nostro pianeta l’energia prodotta con le tecnologie eoliche ha superato quella prodotta con il nucleare. Come si può notare le cose possono cambiare, in qualche caso stanno cambiando.
Dunque, sono molte le verità scientifiche che vengono deliberatamente nascoste. Per esempio non è vero che l’Italia ha bisogno dell’energia nucleare, non è vero che il nucleare di nuova generazione è sicuro e non inquina, non è vero che il nucleare è conveniente economicamente, non è vero che il nucleare può risolvere il problema dell’emissione di CO2.
Invece è dimostrato che le nuove centrali sono comunque pericolose, in caso di incidente recano gravi danni all’ambiente e alla salute degli essere viventi, è vero che le centrali costano molto, è vero che l’unico modo per rispettare il cosiddetto “accordo 20-20-20” è l’impiego delle fonti di energia rinnovabili
.
Entro il 2020 tutti i paesi europei si sono impegnati nel cosiddetto accordo 20 - 20 – 20, pattuito nel 2007 in sede di Consiglio Europeo, che consiste nel ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici.
Le recenti decisioni di costruire centrali nucleari in Italia, sembrano essere dettate da scelte economiche sbagliate, più che da reali esigenze di risparmio, facendoci allontanare dai traguardi fissati dall'accordo 20-20-20.
La scelta del ritorno al nucleare è anche incostituzionale, in quanto non tiene conto delle contrarietà al nucleare votata dai cittadini, espressione della sovranità popolare, nel referendum del 1987.

Di seguito riporto un lavoro di ricerca personale suddiviso nei paragrafi evidenziati dal titolo in grassetto.

Altre falsità dette per far credere che l’utilizzo del nucleare porti benefici.

C’è chi sostiene che, “dopo le notevoli speranze destate in passato, le fonti di energia rinnovabile hanno mostrato in realtà, soprattutto la fonte solare, limiti abbastanza evidenti a causa dei grandi spazi necessari per la captazione, della pendolarità diurna-notturna e stagionale, e delle condizioni ambientali e meteorologiche (caratteristiche climatiche del territorio, tempo nuvoloso o sereno, intensità del vento, ecc.). Pertanto tali fonti possono dare contributi di carattere essenzialmente integrativo, ed in particolare nelle nazioni o territori con condizioni favorevoli alla loro utilizzazione. Non sembra comunque prevedibile, almeno per il prossimo futuro, che esse siano in grado di fornire sostanziali apporti ai crescenti fabbisogni di energia delle nazioni ad elevato sviluppo industriale”.
Invece, gli ultimi studi hanno dimostrato che per la sopravvivenza del nostro pianeta è necessario effettuare tutti gli sforzi possibili nella ricerca di fonti alternative rinnovabili, mentre il nucleare risulta essere una forma di energia costosa che non ci permetterà di ridurre i consumi e costi (vedi paragrafo “Non è vero che non si può fare a meno del nucleare”).
C’è chi sostiene che “una centrale nucleare non emette CO2: le centrali nucleari non producono anidride carbonica ed ossidi di azoto e di zolfo, principali cause del buco nell'ozono e dell'effetto serra”. Ma è falso come più avanti sarà esposto dettagliatamente.
C’è chi sostiene che “una saggia politica energetica, e cioè la massima differenziazione delle fonti e la riduzione della dipendenza dall’estero, molto difficilmente sarà possibile per l’Italia se si insisterà sulla rinuncia al nucleare, che ha consentito invece a numerosi Paesi di ridurre al minimo o addirittura a zero la loro dipendenza”. Anche questo è falso perché l’uranio grezzo è una risorsa scarsa in natura come il petrolio (vedi paragrafo “La tecnologia nucleare è costosa”).
Si dice che “la rinuncia al nucleare da parte di una nazione vale poco, nella remotissima ipotesi di un incidente, quando le nazioni confinanti contano numerosi impianti nucleari”. Falso!
Avere il nucleare vicino casa non è assolutamente lo stesso che a centinaia di chilometri, infatti risulta che la radioattività misurata nei pressi di una centrale nucleare è almeno 4 volte superiore al valore normalmente registrato.

FARE NETWORK


di Giandiego Marigo

Fare Rete, Fare Movimento
Un tempo, avevamo coraggio o forse osavamo supporre d'averne.
Osavamo quindi definire un ambito per la cultura popolare. Osavamo supporre fosse possibile immaginare circuiti altri diversi da quelli gestiti e controllati dal potere.
Ci definivamo avanguardia, anche culturalmente ed accettavamo quel ruolo, anzi ci solleticava l’essere minoranza. Partivamo con la supposizione che, in qualche modo nostro fosse il dovere di rappresentare quella cultura popolare ed altra di cui il potere negava persino l'esistenza ed è forse proprio in questa dichiarazione di non esistenza che stava la necessità di portarla all'attenzione, almeno nella nostra dichiarazione di principio.
Abbiamo prodotto cose egregie, importanti.
L’occupazione di Santa Marta, il Movimento dei Circoli Giovanili, le primissime occupazioni dei Centri Sociali, ma il fatto stesso di pensarci altri erano le basi e e l'embrione di un’idea nuova, limitata, certamente e forse parziale, sicuramente viziata dal minoritarismo, ma che produsse movimento.
Talmente forte e montante da arrivare quasi a lambire le nostre deserte spiagge di questi tempi.
I festival Rock del Parco Lambro, Le Scuole di teatro, Danza, Creatività, i Circoli La Comune con il loro invidiabilissimo circuito, la cooperativa L'Orchestra, il grandissimo festival giovanile e studentesco di Licola, le radio libere...molteplici e varie nella prima ora della loro nascita! Tutte queste erano cose, grandissime manifestazioni, non di nicchia.
Piene di limiti e di difetti? Certo ! Ma Cose! Avvenivano in tempi che io non esito definire importanti, diversi e lontani dagli anni di piombo che poi vennero descritti.
Cose come l’Orchestra, il circuito dei Circoli La Comune non erano invenzioni, ma realtà, consistenti e fortemente produttive! In particolare l'avventura del Circolo La Comune di Milano fu eclatante portandolo all'organizzazione di eventi importantissimi nella città! Proposte di una concreta alternativa culturale ed altra ed erano tutt’altro che marginali. Le radio libere, dicevamo sino al movimento delle televisioni private, ebbene sì.

venerdì 7 maggio 2010

PEPPINO


di Giandiego Marigo (poesia dell'autore)

Nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. Per gli amici e per chi lo ricorderà Peppino. Rappresenta l'icona di un tempo, la rappresentazione di un'idea e di un periodo storico per i siciliani e per tutto questo paese il senso e l'idea della ribellione al potere della mafia. Non all'idea della mafia ma al suo potere minuto al suo “comando” a quello che si sente direttamente sulla pelle. Nel suo caso addirittura all'ordine costituito di un'organizzazione che è parte della tua stessa cultura famigliare.
La parabola, sua e di Radio-Aut si svolge negli anni settanta anni di fuoco, anni di piombo...muore assassinato il 9 Maggio 1978 dilaniato dal tritolo sulla strada ferrata Palermo-Trapani, nell'assurdo, grottesco e tragico tentativo di farlo apparire come un atto terroristico. Molte vicissitudini successive fanno della storia di Peppino il messaggio simbolico profondissimo ed importante che rappresenta per tutti noi ma anche per molti, moltissimi altri sino a diventare un vero episodio storico di valore nazionale .
Molto inchiostro è stato versato per narrare la sua storia da gente molto più qualificata del vostro scrivano, perchè io ripeta il tentativo di narrarvi la sua minuta biografia, che pure meriterebbe d'esserlo, ma vi rimando a maggiori competenze per questo, io mi acconteterò quindi di "ricordarvelo" perchè è importante il farlo, fa bene all'anima, al senso della democrazia ed anche all'immagine che si ha di sè stessi.
Oggi a Palermo una radio “la voce dei siciliani onesti” Radio 100 passi raccoglie il suo retaggio e nuovamente diffonde on air la voce della Sicilia che ha giurato di resistere alla mafia ed ai suoi orridi vischisi tentacoli...proprio là dove essa ha le sue radici. Come Peppino per le strade che vedono la loro arroganza in quei vicoli che loro ritengono “Cosa Loro”
Per Peppino e per il primo dei cento passi che ci stanno portando al riscatto di una vergogna senza fine...nel modo che so!

Peppino

Un ragazzo iniziò il primo passo
un uomo poi fece il secondo
un'eroe che imparò a contar sino a cento
Un microfono portò la sua voce nell'aria
un microfono e tanto coraggio
d'una radio ribelle
d'un ribelle alla radio
che spiegava la voce ed il cuore
in difesa di ogni diritto
E lasciò questo segno sul mondo
un ricordo ai fratelli, il suo sangue agli amici
La memoria che riempie la storia
che rindonda in ogni racconto
il ricordo del suo camminare
Camminare! E impare a contare
Voi perdeste signori del male
perdeste quel giorno sui binari del treno
voi perdeste la faccia, l'onore,
voi toglieste la maschera,
rivelandoci un volto mostruoso
voi spegneste il sorriso del mondo
era solo un ragazzo e sapeva contare
Or lo abbiamo imparato anche noi
la sua voce, il suo cuore
il colore stupendo di un'anima
signori del male non lo avete fermato
perchè non si può fare
perchè voi non potete, fermare un'idea
perchè voi non sapete contrastare un racconto
il racconto di un'uomo, un gigante bambino
un'eroe casuale, era uno di noi
impastato col cuore e col sangue
con sassi e colori, col mare e col vento
con il caldo e la lava.
Con il vino e l'ulivo
era uno di noi...ci ha inseganto a contare

mercoledì 5 maggio 2010

LA D'ALEMEIDE



di Giandiego Marigo

Molti , come me, avranno visto la D'alemeide a Ballarò..."Cantaci o diva dell'eroico Masimmo l'ira funesta"...Certamente il suo peccato è veniale, certo si tratta di "astuzia" e di "mezzuccio" da commedia dell'arte, ma questo cambia sinceramente molto poco.
Mi permette però di affrontare un discorso molto serio e gliene sono grato...mai avrei pensato di dirlo, giuro.
Quello che è avvenuto nel salotto di Floris è esemplificativo...di una situazione che dovrebbe farci molto riflettere ed è la sintesi, a mio umilissimo, parere di uno degli errori più gravi che oggi il PD compie.
Per quel che ne so al solotto in questione si accede per inviti, ma se, come credo, i partiti hanno voce in capitolo rispetto alla scelta del rappresentante e mi stupirebbe , sinceramente, il contrario è stato quantomeno avventato se non addirttura sciocco mandare proprio Massimino nostro a parlar di appartamenti. Se invece è l'astuzia del conduttore che ha creato le condizioni, allora è stato, perlomeno ingenuo.
Detto questo sembra che i quadri del PD eccellano di questi tempi nel farsi beccare in posizioni imbarazzanti.
Io mi rendo conto che si stia parlando di esseri umani, fallibili e con i propri vizi e limiti, non pretendo che siano diversi da tutti coloro che rappresentano, ma che almeno abbiano il senso dell'opportunità politica, suvvia lo si aspetterebbe.
Non è di questo però che voglio parlare, però. Quella che abbiamo visto dicevamo è la celebrazione del “Sono tutti uguali”...della politica come assoluto regno di una casta autoreferente ed è proprio questo l'argomento che voglio affrontare, questo terreno comune, questa condivisione culturale al peggio, questa reticenza drammatica di quella che chiamammo Sinistra ad affrontare la propria questione morale ed a porre questo momento di autocoscienza come esempio e base di partenza per ogni progetto futuro d'area.
Proprio D'Alema, anche se non da solo bisogna pur dirlo, è l'esempio sommo di questa condivisione, della teorizzazione e della manifestazione politica di questa area di compromesso culturale di questo Pragmatismo mostruoso che produce solo orrori e che vorrebbe essere definito governabilità.
Sarebbe ingiusto però prendersela solo con lui, molti, sinceramente troppi hanno acquisito atteggiamenti ecumenici per cui “fate quel che dico e non badate a ciò che faccio” frase di chiarissima derivazione vaticana che potrebbe essere la sintesi della odierna teorizzazione politica italica.
Sono lontani i tempi in cui Enrico Berlinguer richiamava la questione Morale come fondamentale. Anni luce dai discorsi di Pertini ai giovani
Ancora e sempre per trovare una motivazione a questa mancanza valoriale, bisognerebbe parlare di motivi...dei perchè si fanno le cose e di quali siano i meccanismi che provocano la definizione piuttosto che la scelta di un'area anzichè di un'altra. Su queste cose noi stiamo arretrando e perdendo le ragioni ed il senso. Sull'altare del Mostro Pragma stiamo sacrificando quel che ci mosse per arrivare sin qui...ci conviene? É produttivo, serve?
Il Mondo che descriviamo poi a coloro che pretenderemmo condividessero il nostro percorso non sarà grottescamente identico a quello descritto da altri? Perdendo così ogni possibile significato di rinnovamento e novità? Sino a quando l'uso artato e retorico di alcune parole tipo Lavoro, Sinistra, Giustizia, Sicurezza...coprirà l'assoluto vuoto dei motivi? Quando ci renderemo conto di non sapere più perchè si sia dove siamo e per quale motivo si preferisca essere lì piuttosto che da un'altra parte?
Siamo tutti coscienti del fatto che le ideologie, le tifoserie, le posizioni di concetto predeterminate ed assunte per analisi libresca e di principio, non siano figlie di questi tempi e nemmeno le proponiamo come alternativa. Non richiamiamo inutili bandiere nè schieramenti o fronti, ma fra questo ed il deserto dei motivi che provoca la convinzione che tutto sia uguale a tutto e che in fondo ogni posizione possa trovare alloggio in un comodo contenitore che non abbia connotazione, che non richieda troppi “sofismi”...bhè penso che esista differenza.
Penso che debba essere chiaro perchè Progressisti, perchè in quest'area e non dall'altra parte, penso che debba esistere una differenza e sono altresì convinto che questa differenza debba passare anche per un'ordine MORALE ed ETICO...
Non perchè si urla più forte o perchè ci si offende a sproposito, mandando vicedirettori di noti giornali di famiglia in luoghi ameni e adatti forse a loro e quand'anche se si debba ammettere lo meritino e che mai come in questa occasione Massimo nostro abbia rappresentato la volontà del suo popolo, ma perchè si abbia qualche cosa da dire al proposito...perchè si tenga conto e si ponga quel valore come pietra di giudizio e paragone nella propria azione politica.
A questo punto, certamente, non sono sufficienti dichiarazioni di principio e norme statutarie, non basta una definizione a piè pagina, implicitamente negata nell'azione quotidiana e persino pubblicamente derisa. Bisogna garantire un'inpegno men che formale, dimostrare un'interesse reale, farne patrimonio della cultura dell'area, farne sistema.
Oggi se ci domandassero che mondo vediamo dovremmo poter risponder che il mondo che immaginiamo ha una morale politica ed un'etica diverse da questo e farne vanto e stimolo non bisbigliarlo agli amici “giustizialisti” e negarlo ai “pragmatici”. Quest'ordine non è materiale da volantini, ma semmai pensiero fondante delle nostre analisi...quindi terreno di motivi e di stimoli, valore e, sinceramente, sarebbe l'ora che iniziasse ad essere anche criterio di selezione e di promozione, certo non l'unico, ma fra i più importanti.
Non si prenda questo scritto per una tirata moralista...non lo è e nemmeno lo vuole diventare, ma se stiamo pensando ad una nuova definizione di quest'area di Progresso, se stiamo ripensando a quella che chiamammo Sinistra...bhè non possiamo non considerare questo aspetto e farne metro e misura. Da ultimo molti portatori sani di “intellettualiasmo di sinistra” che liquidano questa esigenza come giustizialismo o populismo...tendendo quasi inconsciamente a scivolare su mille altri temi dall'ambientalismo, all'antifascismo e ponendo mille altre priorità, per carità presenti e ben chiare, pur di non affrontarlo. Non credo che sia possibile farlo, non a questo punto e non se davvero vogliamo immaginare un mondo diverso da quello del Potere ed avere la credibilità necesaria a poterlo raccontare senza essere derisi

martedì 4 maggio 2010

IL MIO PAESE



di Giandiego Marigo

Il mio paese è nel lodigiano, nella bassa per l’esattezza dove la Lombardia diventa Emilia, nella zona in cui un tempo si modificava la parlata e cambiava in qualche modo la cultura…in cui i Baciapile diventavano mangiapreti…pur non cambiando affatto, nelle abitudini, nei volti e nei modi di vestire. Il mio paese è pulito, lindo, ordinato di tradizione contadina, qui un tempo si inventò il Grana…eppure non rimane nemmeno una casara…qui un tempo era il centro nevralgico della bassa, un punto d’incontro, zona ed origine di una fiera importante…per la mucca da Latte…eppure non sembra a vederlo, oggi, paese d’ingegneri ed immobiliaristi, dove i coltivatori diretti si comportano da notabili e dove l’allevamento è businnes di cui si parla in termini tecnici e se ne parla poco,anche.
Perché vi parlo del mio paese, se non ci sono neanche nato? Se ci sono arrivato da poco? Se, volendo essere concreti non potrei e non dovrei definirlo il mio paese, ma il posto in cui vivo?
Proprio per questo…Perché ogni giorno che passa sempre maggiore, sebbene sottile e non palese è la differenza che mi viene imposta fra queste due definizioni.
Non è palese dicevo, ma costante, sempre presente…tollerato, non accolto, inserito nel contesto, accettato, persino salutato, ma mai amico. Sempre diverso, straniero.
Per carità io devo moltissimo a questo paese, sono stato accettato nelle condizioni peggiori e quando ne ho avuto bisogno persino aiutato, anche in questo momento vengo aiutato, ma questo vuole dire ne faccio parte? Assolutamente no e si vede nelle piccole cose, negli automatismi del far politica insieme, nella pratica quotidiana…nei meccanismi soliti e domenicali in quelle cose semplici che fanno confidenza, facilitazione, quotidianità, proprio in quelle cose infinitesimali, dettagli, che tu non avrai mai, perché sei straniero. Vado sull’impersonale, mi allontano, assumo un atteggiamento antropologico e distaccato? No! è del mio paese che sto parlando di casa mia, eppure non è bello sentirsi straniero a casa propria.
Non sono nero o colorito, a volte riesco persino ad esprimermi in dialetto…anche se un poco incerto, d’altra parte io ho sempre prediletto la lingua, per scelta personale, eppure anche per me esiste il pane amaro della diffidenza…sono uno sconosciuto in fondo, con me non è possibile costruire una parabola di nonni e nipoti, fratelli e sorelle, non sono omologabile.
Questa diffidenza non colpisce solo me, pare ovvio. Nel mio paese ci sono almeno due intellettuali di ottimo livello, due di quelli che sono superiori per preparazione e storia specifica…due che han fatto parlare i giornali…che rappresenterebbero un vanto, se fossero nati qui…ma non è così purtroppo, sono foresti, poco importa che abbiano poi vissuto qui per 30/40 anni, non ci sono nati , se ne parla quindi, si fanno riferimenti a loro, ma restano là, dove rimarranno sempre, almeno al mio paese, un poco a lato mai veramente riconosciuti. Non è quindi l’annosa questione dei profeti e della loro patria, ma un senso di estraneità…benevola, ma pur sempre estraneità.
Questo mio paese uguale ad ogni paese della Lombardia dove il “protettore del dialetto”, non è nemmeno necessario che sia di destra, anzi proprio non lo è.
Perché vi parlo di questo mio paese? Su questa normalità si forma il potere mostruoso degli incappucciati, su questa normalità si è formato il KKK nel sud degli states e su questo si fonda il potere di certo “razzismo” nostrano…che non è proprio xenofobia…è più un fastidio, che all’esigenza alza croci e costriuisce roghi. La medesima insofferemza che impedisce, in questo mio paese della bassa lombarda, di fare musica sin dopo le 22.00 perché potrebbe arrecare disturbo ai residenti. Questo mio paese dove i locali che vogliono fare musica live chiudono, dove non si può fare troppa animazione in piscina…perché i vicini potrebbero lamentarsi e lo fanno ad ogni piè sospinto, dove il circolo Arci non può far musica alla sera, dove non si fanno feste , concerti, se non di musica classica o in occasioni particolarissime a cura del comune…dove l’ora in cui la piazza si affolla sono le 11,00 del sabato e della domenica dopo la messa. un luogo in cui l’incaricato della S.I.A.E. è una sorta di jattura. Dove i crocchi di persone la sera che si formano di fronte ai pur presenti locali della movida sono ammassati e guardati, in fondo con sufficienza e sospetto.
Il mio paese, come molti, in questa Lombardia è di centro destra, ma non cambierebbe molto se non lo fosse, perché il mio paese ha una cultura…che è di tutti, persino della sinistra.
In questo mio paese dove essere troppo marcati politicamente, potrebbe persino essere un problema, se non sei dei gruppi giusti si badi, fondati più sull’amicizia e sulla conoscenza che non sulla politica, l’essere diverso ed essere nero in fondo è uguale…pericoloso, fastidioso. Antigone non ha successo in questo mio paese.
Nulla in queste cose è eccessivo, per carità, si deve pur vivere anche qui, nulla rischia di uscire dalla buona norma e dal perbenismo, almeno in apparenza…tutto questo è leggero, casuale…ma profondo. Dove uno straniero ha senso finché munge, ma quando si stacca dalla sala e dalla macchina, quando scende dal trattore e pretende di camminare per le strade infastidisce. Sino a che resta nella stalla e nella cascina è persino simpatico, addirittura, a tratti un essere umano, ma se esce , cammina e vive fa paura. Niente di tutto questo si può davvero chiamare “Razzismo” e se osi accostarvi il termine ti si guarda risentiti ed offesi "Io sono dell’A.V.I.S. ! Della Caritas!Io faccio il volontario nella Protezione Civile"…oppure, come nel mio caso non si tratta di vera e propria xenofobia…semmai, una leggera forma di diffidenza, costante, quotidiana. Una goccia cinese.
Mia nonna è pugliese, mia madre nasce e cresce a Milano, non parla nemmeno il dialetto di San Severo, non ne conosce nemmeno una parola, un’inflessione…mio padre, per contro era veneto, di Campagna Lupia a meno di venti chilometri da Venezia, si badi che papà ha lasciato la famiglia ancora giovanissimo per venire a Milano a lavorare. Eppure mai e poi mai Mia madre fu accettata dalla sua famiglia, salvo che per le due Zie che praticamente gli fecero da madri. Mai…terona, con una erre…a zè voncia…io stesso, sempre considerato un nipote di serie B…poareto el ze teron.
Poareto, non è che mi odiassero, mi compativano…se avessi avuto bisogno mi avrebbero persino aiutato, esattamente come stanno facendo al mio paese.
Questo è il retroterra, su cui il leghismo fa presa ed affidamento, certo com’è di trovarlo ogni volta che lo chiami a supporto o a giustificazione.
Il mio paese ed il paese del mio papà, tranquilli ed indifferenti al massimo infastiditi, dove delle cose che accadono in un pezzo di mare fra la Sicilia e la Libia non si parla per tre ordini di ragioni, è lontano…in Africa, non mi riguarda…e potrebbe spaventare i bambini "Ognuno a casa sua e staremmo tutti meglio ” e se vale per l’intellettuale riconosciuto persino dall’accademia di Svezia, nell’assegnazione del Nobel alla letteratura, ma che nasce a dieci chilometri di distanza e che quindi “Non è di qui” , perché mai non dovrebbe valere per i negri e i marocchini…che sono anche diversi di colore, perché non dovrebbe valere per i pulciosi capelloni che spaccano balle e timpani con la loro musica chiassosa…perché mai dovrebbero andare in giro a spaccare i maroni quando gli abbiamo fatto l’oratorio, che andassero lì, che sono controllati.
Il mio paese è un paese della bassa Lombarda, ma potrebbe stare in qualsiasi luogo in questo nord, sempre più simile a quel “tranquillo Sud degli States” che diede origine al KKK e che assassinò Kennedy e Martin Luther King…a quelle zone rurali, popolari dove i roghi dell’inquisizione trovarono fertilissimo terreno, mai davvero razzisti, mai davvero xenofobi…come dire, infastiditi.


(spero che i miei amici del blog e tutti voi sopporterete con buona grazia questa divagazione, forze un poco letteraria, ma niente affatto pretenziosa)

lunedì 3 maggio 2010

Difesa o attuazione della Costituzione?

Sul tema Costituzione sono davvero tante le considerazioni che dovremmo fare e molteplici le variabili che, spesso scompostamente, hanno determinato il ‘paradosso italiano’: da un lato, un Paese dotato di una Costituzione riconosciuta dalla maggior parte degli addetti ai lavori come un autentico capolavoro giuridico, ad oggi ancora insuperato, una mirabile e funzionale sintesi della crema del pensiero politico da Pericle ai nostri giorni; dall’altro, una realtà-Paese che è quanto di più lontano si possa immaginare dal disegno costituzionale, di cui è stata cinicamente impedita l’attuazione ad opera di un sistema di potere che affonda le sue radici nell’Italia preunitaria.

Mi limito quindi a considerare solo alcuni punti, sui quali, per la fase che ci stiamo vivendo, mi preme porre l’accento logico, consapevole che il ragionamento possibile, ed anche doveroso, è in realtà ben più articolato e complesso.

1. La nostra Costituzione è stata opera di una ristretta intellighenzia che non aveva alcun riscontro in una realtà italiana ancora in larga misura analfabeta e ignara di quanto realmente fosse accaduto e stesse accadendo sulla propria testa. Questo per dire che l’Italia non era all’altezza della Costituzione che riceveva in dono. Di questo i nostri Padri Costituenti erano ben consapevoli ed avevano chiarito bene l’enorme lavoro di alfabetizzazione, formazione, crescita e maturazione culturale che si rendeva necessario ed in mancanza del quale la Repubblica democratica non sarebbe potuta diventare realtà (come purtroppo è accaduto).

2. La cultura mafiosa e quella fascista, penetrate ormai nelle ossa di gran parte degli italiani, hanno ricevuto il cinico e mirato favore di poteri forti d’oltreoceano e non, contro i quali nessuno ha potuto nulla, non a caso li chiamano poteri forti, ma hanno soprattutto potuto germogliare agevolmente in una terra resa fertile da quasi duemila anni di ‘scuola pontificia’.

3. Chiunque abbia tentato di dare attuazione alla Costituzione repubblicana è stato ucciso e massacrato senza pietà: politici, sindacalisti, intellettuali, magistrati, forze dell’ordine, imprenditori, preti, comuni cittadini..

4. Personalmente distinguo tre fasi dal ’46 ad oggi, anche qui semplifico per premiare la sintesi. L’era andreottiana: la finzione democratica è saldamente ed abilmente gestita; l’era craxiana: le redini del sistema di potere cominciano ad allentarsi, nelle mani di soggetti sempre meno abili e sempre più semplicemente corrotti e in un quadro internazionale che precipita e ci precipita in un disequilibrio ancora attuale, la finzione democratica viene smascherata ed esposta alla gogna pubblica; ed infine l’era berlusconiana: il letamaio integrale, nessuno si preoccupa neanche più di fingere, le violazioni dei più elementari principi democratici e di buon senso vengono consumate alla luce del sole.

5. L’Italia oggi affonda in un penoso degrado economico, sociale, culturale, politico e giuridico. Da 16 anni nessuno governa più il Paese, abbandonato ad una deriva totalmente priva di senso. Lo Stato non c’è più, neanche finto; in un certo senso, non c’è più neanche il debito pubblico, quello che infatti chiamano debito pubblico è tecnicamente un debito privato che si pretende di far pagare a terzi. Trattasi infatti di debito contratto da soggetti privati per interessi altrettanto privati: arricchimento personale e finanziamento del loro sistema di potere totalmente illegale. Non un centesimo di quella montagna crescente di debito è stato e viene speso per questo Paese.

Alla luce di queste considerazioni, concludo che secondo me parlare di ‘difesa’ della Costituzione è del tutto fuorviante. Si incorre a mio avviso in un pericoloso equivoco, che è quello di far credere che l’attuale situazione abbia qualcosa a che vedere con la nostra cara Costituzione, il che non è.

Il linguaggio che usiamo è tanto più importante se consideriamo che gli oligarchi, che hanno saldamente in mano i tre poteri chiave (finanziario, mediatico e militare), fanno leva proprio su un linguaggio deliberatamente distorto, sulla confusione concettuale e sull’ignoranza dei più per far passare la loro potente propaganda.

Il messaggio attuale che stanno divulgando in modo pesantissimo, a reti e stampa unificate, è proprio quello di far credere che se l’Italia oggi è combinata così è per ‘colpa’ della Costituzione repubblicana (e dei nostri Padri Costituenti) e di questa terribile recessione che viene da lontano.

A mio avviso, sarebbe più opportuno parlare di ‘attuazione’ della Costituzione, l’unica che può tirarci fuori da questo pantano plurisecolare, spiegare bene che è proprio la sua mancata attuazione a condannarci in queste misere condizioni e che questi signori vogliono cambiare la Costituzione all’unico scopo di legalizzare sul piano formale il colpo di Stato già compiuto e per definire il regolamento di conti in corso tra di loro.

domenica 2 maggio 2010

IN ATTESA DI UNA SINISTRA CHE CI RIPORTI TUTTI SOTTO LO STESSO CIELO

 
di Lucia Delgrosso
 
Mio padre faceva un lavoro indecente. La mattina entrava in un posto incasinato stridente di ferraglia, si avvitava una chiave inglese ad una mano e con quella si dava da fare. A dire la verità non è che la dovesse tenere sempre incollata, ogni tanto la mollava e quella cadeva con un urlo di acciaio martoriando il piano di lavoro, il tempo di una sigaretta e poi se la doveva riappiccicare. E questa cosa andava avanti sempre uguale fino a quando suonava la sirena e allora sgusciava fuori dalla tuta blu e veniva via da tutto quel metallo urlante. E a dire un'altra ulteriore verità quel postaccio sferragliante più che dargli l'angoscia era una rottura di coglioni, il che non è tanto terribile come stato d'animo, se pensi che l'angoscia ti gela le vene e la rottura di coglioni non sarà il massimo del divertimento, ma neanche è la fine del mondo. Nossignore, mio padre a lavorare non ci andava con l'angoscia, ci andava strafottente, con il manifesto sotto il braccio da attaccare in bacheca, a litigare con il delegato sindacale che nel 90% dei casi era da prendere a calci in culo, ma comunque stava sul pezzo. Ci andava fischiando, ad incontrare il destino comune di altri come lui infagottati di blu chiazzato d'olio.