"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 6 febbraio 2011

Bossi e Berlusconi hanno paura delle elezioni


Ora è ufficiale: Bossi e Berlusconi hanno paura delle elezioni. Dopo aver brandito per mesi la minaccia del voto anticipato ed il ricorso al popolo come strumento per consolidare e riaffermare il proprio potere di fronte alla fronda finiana ed allo sdegno e alla indignazione determinate dalla frequentazione compulsiva di minorenni e prostitute da parte di Berlusconi, le destre non vogliono più le elezioni.
Sanno che nel caso di ricorso alle urne bene che vada (bene per loro e male per l'Italia) potrebbero forse riottenere, ai sensi della legge porcata Calderoli, la maggioranza alla Camera dei Deputati ma quasi certamente non al Senato e dunque si vedrebbero costretti a rinunciare almeno a parte del proprio potere assoluto di oggi e Berlusconi non potrebbe più essere Presidente del Consiglio.
Nemmeno la battuta d'arresto sul federalismo fiscale dei comuni con il pareggio nel voto della commissione bicamerale costituita ad hoc (equivalente secondo la legge 42/2009 ad un voto contrario) ed il conseguente rifiuto di Napolitano di promulgarne il decreto attuativo, emanato dal Consiglio dei Ministri con una intollerabile violazione delle previsioni normative, ha indotto la Lega a dichiarare conclusa l'esperienza di questa vergognosa legislatura.
Senza nessun pudore a sconfessare le dichiarazioni del giorno prima: o federalismo o voto. D'altronde è troppo ghiotto il pasto (la Repubblica italiana) che gli esponenti del partito che grida 'Roma ladrona' si sono apparecchiati per potervi rinunciare. Un pasto nel quale i leghisti possono tanto più fare la parte del leone quanto più è debole Berlusconi ormai completamente nelle loro mani.
Anche perché pronunciarsi per il voto anticipato determinerebbe oggi il fuggi fuggi dal PDL di quei parlamentari che non si sentissero sicuri della rielezione.

Certo qualcuno dovrebbe spiegarci perché le opposizioni, il PD in particolare, continuino ad accreditare il federalismo fiscale come qualcosa di positivo e giusto per il nostro Paese, disquisendo unicamente, con atteggiamento subalterno, sulle modalità tecniche di attuazione. Il solo fatto che il partito che si prefigge la fine dell'Unità d'Italia oltre a praticare politiche razziste e xenofobe ne ha fatto la propria bandiera dovrebbe giustificarne il contrasto intransigente e senza compromessi.
E qualcuno dovrebbe chiedere scusa per aver tentato di accreditare questo Parlamento di condannati, inquisiti, puttane (uomini e donne pronte a vendersi al miglior offerente e fermo restando il rispetto per le povere ragazze costrette come schiave sulle strada) come una Istituzione in grado di affrontare l'emergenza economica ed istituzionale.
La politica berlusconiana e della Lega ora è di prendere tempo. Prendere tempo per completare il progetto di annientare l'unità sostanziale della Repubblica e l'eguaglianza di tutti i cittadini attraverso il federalismo fiscale, prendere tempo perché la disinformazione, sfruttando il dominio delle destre sui mezzi televisivi e profusa a pieni mani da servi prezzolati, prevalga sulle rivelazioni giudiziarie che riguardano quello che Dagospia definisce il Cavalier Pompetta, prendere tempo per comprare (con soldi, poltrone, contratti televisivi, articoletti e postille infilati in leggine e decreti) i deputati necessari a puntellare la maggioranza (ieri Scilipoti e Calearo oggi Barbareschi, ieri i sudtirolesi domani i radicali di Pannella o chissà quanti altri), prendere tempo per tacitare l'ipocrita imbarazzo delle gerarchie ecclesiastiche (mentre nel frattempo i fedelissimi clericali di Comunione e Liberazione si dannano l'anima in ogni trasmissione tv per affermare l'insussistenza degli scandali) con l'ulteriore svendita del principio costituzionale della laicità dello Stato e dell'equità fiscale, prendere tempo per ostacolare con l'ostruzionismo dell'esercito di avvocati al soldo del proprietario di Mediaset il corso naturale della giustizia, prendere tempo per sperare in una ripresa dell'economia facendo finta di voler rimettere al centro del dibattito politico (copyright di Giuliano Ferrara a cui va riconosciuta peraltro un po' più di intelligenza rispetto alle Santanché e ai Lupi di turno) i 'problemi veri'.
E si può escludere che una coalizione infarcita di piduisti, fascisti e inquisiti per i rapporti con la criminalità organizzata (Cosentino, Dell'Utri) non stia predisponendo trame occulte per influenzare l'esito della futura contesa elettorale? Come non temere, più di quanto già ha avuto luogo in passato, un irregolare svolgimento delle elezioni, brogli, voto di scambio, attentati fasulli rivolti ad influenzare l'opinione pubblica? Come non temere addirittura di fronte ad una probabile sconfitta elettorale che personaggi senza scrupoli, senza moralità, senza alcun senso del bene comune non possano addirittura pensare di 'sacrificare' lo stesso ormai impresentabile Berlusconi attraverso un attentato di cui attribuire la responsabilità ai 'comunisti'?
Che fare dunque? Oltre a sperare in Ilda Bocassini sono state proposte iniziative radicali quali le dimissioni di tutti i parlamentari dell'opposizione o una manifestazione popolare che coinvolga milioni di persone per indurre Napolitano a sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni. Forse occorre soprattutto prendere consapevolezza che, di fronte al degrado cui siamo giunti ed ai pericoli che incombono sull'Italia, non c'è altra strada che una mobilitazione permanente dei cittadini democratici, rivolta anche verso i propri rappresentanti politici perché una volta tanto siano all'altezza della situazione, e che questo è il momento di intensificare al massimo l'opposizione per non dare tempo alle destre di riorganizzarsi.

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