"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 10 febbraio 2011

Dal social forum Dakar 2011


Dieci anni DOPO

Il quadro mondiale in questo decennio è radicalmente cambiato. Nel 2001 il neo-liberismo era ancora dominante. Poi è arrivata la crisi economica globale a complicare ulteriormente la situazione. La risposta, specialmente in Europa, è quella di un mondo ancor più di destra. L'unica eccezione è l'America latina i cui governi si sono avviati su una strada di rinnovamento progressista. La sola regione in cui i governi rispettano i dettami del Fmi ma allo stesso tempo avanzano nel superamento degli schemi neo-liberisti

Dieci anni dopo la sua prima edizione, il Forum sociale mondiale torna da domenica in Africa - a Dakar, nel Senegal - in uno scenario internazionale molto diverso dal 2001. In quel momento l'egemonia del modello neo-liberista era ancora grande, l'economia mondiale non era entrata in crisi e, soprattutto, l'America latina era ancora dominata da governi neo-liberisti, con le uniche due eccezioni di Venezuela e Cuba.

Passata una decade, il mondo è cambiato. La crisi economica, nata nel cuore del capitalismo, ha portato le maggiori potenze alla stagnazione, da cui ancora non sono riuscite a uscire, mentre i paesi del sud del mondo, che privilegiano l'integrazione regionale ai trattati di libero commercio (tlc) imposti dagli Stati uniti, l'hanno già superata e hanno ripreso a crescere. Il modello neo-liberista ha perso legittimità, per quanto continui a essere dominante nonostante le affermazioni in contrario e gli adeguamenti.

Però, detto tutto questo, a causa della debolezza delle alternative a sinistra, il mondo è diventato ancor più conservatore di un decennio fa. Anche la vittoria di Obama e la fine penosa di Bush non hanno alterato questa tendenza. L'Europa di Merkel, Sarkozy, Cameron, delle acute crisi con i relativi pacchetti di salvataggio dell'Fmi in Grecia, Irlanda, Portogallo, ha girato ancor più a destra.


La grande eccezione è l'America latina, non a caso il continente in cui originariamente ha visto la luce il Fsm. In questi dieci anni, in concomitanza con lo svolgimento delle varie edizioni del Forum, la regione ha visto l'elezione, uno dopo l'altro, di presidenti impegnati nella costruzione di modelli alternativo al neo-liberismo che sconfiggevano nella urne. Mai il nostro continente ha avuto tanti governi affini fra loro e su una linea di post-neoliberismo che dà la priorità ai processi di integrazione regionale, anziché ai tlc con gli Usa, e alle politiche sociali anziché ai programmi di aggiustamento fiscale.
Nell'ultimo Forum sociale mondiale di Belem, in Brasile nel 2009, la presenza più significativa fu quella di 5 presidenti, tutti latino-americani, che ribadivano il loro impegno per la costruzione di un altro mondo possibile. Tutti 5 marginali della politica tradizionale: Fernando Lugo, un vescovo legato al movimento campesino paraguayano; Evo Morales, un dirigente indigeno boliviano; Rafael Corrre, un intellettuale del pensiero critico ecuadoriano; Hugo Chávez, un leader militare nazionalista venezuelano; Lula, un leader sindacale brasiliano.

I 5 rappresentano un movimento più ampio - che include anche l'Argentina, l'Uruguay, El Salvador - che sta costruendo gli unici processi di integrazione dell'America latina - Mercosud, Unasud, Consiglio sud-americano di difesa, Banca del sud, Unione dei popoli latino-americano - che ha permesso a quei paesi un avanzamento significativo nel loro recupero economico, nella diminuzione delle diseguaglianze sociali, nell'ampliamento dei diritti sociali a tutta la popolazione, nell'affermazione di una politica estera sovrana. L'America latina è diventata l'unica regione del mondo in cui i governi si identificano con l'Fmi e tuttavia avanzano nel superamento del neo-liberismo.

In questo decennio hanno conquistato spazio varie proposte avanzate nel Fsm, fra cui forse nessuna tanto quanto il «software libero» come strumento del diritto universale alla comunicazione. Alcuni governi hanno adottato norme per regolare la libera circolazione dei capitali finanziari. La riconquista delle risorse naturali precedentemente privatizzate - fra cui l'acqua - è stata uno dei risultati raggiunti da governi dell'America latina. L'idea che l'essenziale non ha un prezzo di mercato e la generalizzazione dei diritti a tutti è stata praticata da governi del post-neoliberismo latino-americano.
Purtroppo la crisi economica globale non è stata messa a frutto da alternative progressiste in altre regioni, specialmente in Europa. Anche altri punti al centro del Fsm non hanno segnato progressi, a causa dell'assenza di forze politiche con radicamento popolare e capacità di leadership in grado di trasformarle in politiche concrete.

Ciò è stato possibile, e ci sono stati progressi reali nella costruzione di un altro mondo possibile, là dove le forze sociali - di massa - e ideologiche - di proposte -sono riuscite a trasformarsi in forza politica reale capace di disputare il potere dello stato e, a partire di lì, mettere in sella governi di superamento del neo-liberismo. In diversi gradi, questo si sta verificando in Bolivia, in Argentina, in Venezuela, in Uruguay, in Ecuador. Dove si moltiplicano misure che vanno oltre il neo-liberismo, come il recupero della capacità dello stato di indurre la crescita economica, di garantire ed estendere i diritti sociali, di difendere la sovranità nazionale, di regolare la circolazione del capitale finanziario.

Per questo l'altro mondo possibile, che necessariamente deve passare dalla sfera sociale a quella politica, trova nei governi pos-neloliberisti dell'America latina le sue punte più avanzate. Mentre forze che si sono auto-recluse nella mera resistenza sociale si sono indebolite, hanno perso rilevanza fino a scomparire, senza riuscire a mettere in pratica concretamente forme di superamento del neo-liberismo.

Il Forum sociale mondiale del Senegal si apre domenica in questo quadro politico generale. In quello di Belem di due anni fa prevalse una certa euforia ingenua e spontaneista che vedeva il neo-liberismo - e perfino il capitalismo - prossimo alla fine. Questi due anni hanno rafforzato l'idea che, senza la costruzione di forze politiche capaci di dirigere processi concreti che passino per lo stato - sia gli stati esistenti sia quelli rifondati -, non ci potranno essere avanzamenti o al contrario ci potranno essere ricadute all'indietro.

L'altro mondo possibile si sta edificando, concretamente, in America latina, attraverso modalità diverse di governi post-neoliberisti che sono il punto di riferimento più ricco - nelle loro relizzazioni, nel loro potenziale e anche nelle loro stesse impasse - per andare avanti negli ideali che il Fsm ha incarnato in questi dieci anni. Ma con un'avvertenza: se il Forum non sarà capace di superare i limiti che si è auto-imposto, rischia di girare a vuoto, scollegandosi dai processi reali esistenti nella costruzione dell'altro mondo possibile.
*Sociologo brasiliano

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