"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 27 marzo 2011

A cosa servono le manifestazioni di piazza?


Quante manifestazioni di protesta e di lotta contro il governo Berlusconi e non solo ci sono state negli ultimi mesi?
Andando indietro con la memoria e grazie a Google (e sicuramente ne dimenticherò qualcuna):

il 29 gennaio, Milano, 'Un'altra storia italiana è possibile' promossa dall'Unità di Concita de Gregorio; il 5 febbraio, Palasharp Milano, 'Dimettiti. Per un'Italia libera e giusta' promossa da Libertà e Giustizia; il 12 febbraio 'Adesso Basta! Berlusconi dimettiti!' organizzate in tutta Italia dal Popolo Viola; 6 febbraio, Popolo Viola di Milano ad Arcore; 13 febbraio, 'Se non ora quando?', per la dignità delle donne; 1 marzo, sciopero dei migranti e No Razzismo Day; 12 marzo, Manifestazione in difesa della Costituzione promossa da Articolo21; 19 marzo, Manifestazione di Libera a Potenza in ricordo delle vittime della mafia; 26 marzo, Manifestazione per l'acqua pubblica e contro il nucleare organizzata dal Forum dell'acqua.
A questi si aggiungono innumerevoli sit-tin a livello locale e contestazioni estemporanee a Berlusconi e ai suoi accoliti ogni qualvolta è possibile.
E per le prossime settimane ci attendono (almeno) il 2 aprile la manifestazione per la pace, promossa da Gino Strada ed Emergency, il 9 aprile la mobilitazione dei precari, oltre alle ricorrenze ufficiali della Festa della Liberazione del 25 aprile e della Festa dei Lavoratori il 1° maggio, fino ad arrivare allo sciopero generale del 6 maggio.

In pratica almeno una a settimana: tutte iniziative lodevoli e sacrosante, ce ne fosse una al giorno, ma si tratta di una strategia giusta?
Davvero c'è chi pensa che Berlusconi cadrà per una o più manifestazioni di piazza a meno che queste non assumano quel carattere di rivolta di popolo che di certo non appare all'orizzonte?
Mentre nel frattempo l'opposizione partitica, sociale, culturale non è stata in grado (e qui sono determinanti le colpe della maggiore forza antigovernativa, il PD) di definire una proposta alternativa unitaria con la chiara indicazione di programmi, alleanze elettorali, leadership?

venerdì 25 marzo 2011

La guerra in Libia: subito il cessate il fuoco ed una trattativa diplomatica


Decisamente la guerra in Libia non è la guerra del pensiero unico. Tante posizioni si accavallano e si fronteggiano intersecando trasversalmente destra e sinistra. Persino Enrico Mentana, un giornalista certamente non antagonista sul canale della Telecom, La7, contesta le ragioni ufficiali ed evidenzia le contraddizioni dell'intervento. La maggioranza di destra, che non ha mai fiatato di fronte alla guerra in Iraq e che continua a sostenere la sanguinosa, dolorosa, inutile e costosa (in termini di vite umane anzitutto ma anche di soldi) occupazione dell'Afghanistan, si divide tra chi è scopertamente contrario, la Lega, e chi fa finta di essere d'accordo, i berluscones.
Ci sono i pacifisti veri come Gino Strada che coerentemente, come hanno sempre fatto, contestano le azioni militari ma che nel contempo non hanno alcuna indulgenza nei confronti di Gheddafi.
Ci sono gli interventisti 'atlantisti' senza se e senza ma, con alla testa Napolitano: il grosso del PD, di IDV, del Terzo Polo di Rutelli, Fini e Casini. Per loro nessun dubbio sulla legittimità della risoluzione dell'Onu, nessun dubbio che i bombardamenti fossero l'unico modo per impedire il massacro dei ribelli libici (e che questi siano l'espressione di uno spontaneo e sincero moto democratico) da parte del regime di Gheddafi, la certezza che non sia stato violato, per l'ennesima volta, l'articolo 11 della Costituzione ed il trattato di amicizia, recentemente approvato, tra l'Italia e la Grande Giamahiria, nessun timore che le armi occidentali possano uccidere più civili di quanto avrebbe potuto fare lo stesso dittatore libico e sulle nefaste e durature conseguenze dei missili all'uranio impoverito.

mercoledì 23 marzo 2011

"MADE IN ITALY"


Di Giandiego Marigo

Più una cosa è una schifezza e più sembra facile da esportare.
Sembra una beffa, ma più una cosa è “bassa” e più ha facilità a divenire un “trend”.
L'uso della delega popolare per farsi gli affari propri, la compravendita del voto parlamentare, il mercato del vacche stile parlamento italiano ha varcato i confini.
Quasi avesse il Marchio “MADE IN ITALY” sta diventando rapidamente moda.
Il Parlamento Eurpeo non vuole essere da meno e copia dell'Italica usanza, una delle peggiori.
Un vizio...con tanta roba bella che produciamo...il peggio.
Non mi ha dato alcun piacere leggere questa notizia ed il fatto che fosse soffusa di una vaga ironia, la rende ai miei occhi anche peggiore.
Un meccanismo da “Macchina del Fango” che allargando il fronte della “corrutela” e dello schifo lo normalizza, rendendolo, in fondo, cosa di tutti i giorni... “il mondo è paese!”...mi pare di sentirli.
La notizia:
L'OLAF ( servizio Europeo Anti-Frode e Corruzione) mette sotto inchiesta tre deputati, tutti per giunta ex ministri, uno del Ppe, due del gruppo socialista S&D, che hanno dato prova di essere disposti a vendere il loro voto per far approvare emendamenti “mirati”, in cambio di mazzette da decine di migliaia di euro.
I fatti:
A rivelare la "compravendita" è stato il Sunday Times, giornalisti del quotidiano inglese si sono spacciati per lobbisti e hanno offerto somme di denaro per far approvare in sede parlamentare provvedimenti verosimili ma inventati di sana pianta.
A cascare, mani e piedi nella "bufala", abboccando all'amo mediatico, accecati dal consistente mucchieto di Euro promessi, sono stati il conservatore austriaco Ernst Strasser (55 anni, ex ministro dell'Interno) e due socialdemocratici, lo sloveno Zoran Thaler (49, ex ministro degli Esteri) ed il romeno Adrian Severin (57, ex vicepremier).
Per tutti e tre carriera finita, a differenza di quanto avviene ad altre latitudini.
Però prescindiamo, per un momento dalla notizia in quanto tale e dal fatto che le dimissioni dei tre siano state immediate, così come dal fatto che sia Shulz che Daul ( Capigruppo S&D e PPE) non abbiano nemmeno provato a difendere “Per principio o diritto di Casta” i tre coinvolti nello scandalo.
Non farò considerazioni su questo, sebbene varrebbe la pena rimarcare , comunque , la differenza.
Quello di cui vorrei però occuparmi è il vuoto sul quale si inseriscono questi avvenimenti. Siamo malati, con le ideologie si sono uccise anche le idee?
Lasciando attorno solo un pragmatismo desolante, che vede la possibilità di governare slegata da qualsiasi ragione e motivo.
Che non contempla la necessità di avere idee e visioni che supportino la volontà di fare politica, ma che si affidano al potere in quanto tale e come realizzazione della sola necessità di migliorar la propria esistenza.
Questa è la nuova visione?
Il potere fine a sé stesso che non si giustifica, ma che si motiva in quanto tale.
Per il quale va bene qualsiasi discorso purchè funzioni ed abbia presa, producendo voti, quindi eleggibilità ed i ultima analisi valore aggiunto trattabile?
La Cosa Pubblica va governata, amministrata, ma non esistono idee e visioni solo pratiche condivisibili, tecniche.
Quindi è solo tecnica quella che occorre...freddo Pragmatismo efficentista?
Pare ovvio che in assenza di ogni motivazione o ragione per cui lo si faccia l'unica che resta è la ricchezza ed il potere.
A questo punto è cosa quasi normale ed in fondo nemmeno immorale vendersi al migliore offerente, perchè no?
I deputati in questione, quindi, sono coglioni, ma solo perchè si sono fatti cogliere con le dita nella marmellata e non per altre ragioni.
Nello specifico poi se la Cosa Pubblica non è più nemmeno tanto pubblica, ma tende dovunque a privatizzarsi perchè mai preoccuparsi.
Sempre più sarà solo una questione di danaro.
L'importante quindi sembra divenire la dose di furbizia ( in fondo si dice e si ripete che il mondo è loro) la capacità di barcamenarsi e riamanere in piedi nelle tempeste.
Non è più nemmeno importante non farsi beccare ma piuttosto essere pronti a reagire.
Questo l'Italia lo esporterà con grandissima dovizia. Esiste un talento in quest'arte in questo nostro paese che non ha pari nel mondo. Uno Stile oserei dire.
Io, per me, credo che l'azione sociale debba essere dettata dall'altruismo e dalla dedicazione, credo in una fede civica. Sono convinto che nel volontariato e nell'iniziativa dal basso civile e civica stia la risposta.
Credo nella politica come rappresentazione delle idee della gente e non come manipolitrice delle stesse.
Credo che gli organismi di controllo democratico debbano funzionare e che un giovanotto non debba fare politica solo perchè fotogenico o dotato di un bel paio di chiappe.
Credo che esistono delle ragioni e dei motivi che ci spingono., non chiamiamole ideologie perchè sa di vecchio ed ha il sapore, vagamente stantio, del '900.

Però la struttura delle relazioni fra gli uomini e i beni comuni che si muovono attorno ad esse sono qualche cosa che ha un senso , non una struttura casuale.
Le filosofie, le scelte spirituali, le ragioni ed i diveri tipi d'amore che la percorrono hanno il diritto ad essere rapresentati, così come le speranze., l'evoluzione e la civiltà.
Credo che il desiderio di pace e fratellanza siano qualche cosa di più di una speculazione mentale...di un'utopia.
Queste non sono ideologie ma idee, immagini e visioni di futuro ed è questo che deve essere assorbito dalla politica che lo deve rappresentare e descivere e deve permettergli sopravvivenza altrimenti non ha alcun senso farla. Ed è anche questa la risposta, l'unica che a me venga di concepire all'infinita miseria umana che riverbera in ogni svendita della propria anima...parlamentare o meno che sia.

martedì 22 marzo 2011

Perché de Magistris sindaco di Napoli?

di Michele Molisso






Perché Luigi de Magistris è l’unica possibilità e speranza per avviare un percorso di rinascita culturale e morale nella città di Napoli rispetto all’attuale degrado etico morale radicato nella vita politica e sociale.

Perché Luigi de Magistris può rappresentare una svolta politica rompendo gli schemi di un diffuso affarismo trasversale, può rappresentare la rivoluzione culturale per avviare il rinnovamento della classe dirigente a Napoli da cui partire come esempio per il resto dell’Italia. Luigi de Magistris è la persona giusta per avviare un nuovo modo di concepire la vita politica e sociale partendo dal risveglio delle coscienze civiche.

Perché Luigi de Magistris è un cittadino dalla ‘schiena dritta’, è un valoroso paladino della legalità e giustizia sociale che, da magistrato diligente qual’era, ha combattuto il ‘sistema’ ovvero gli apparati affaristici criminali radicati nelle istituzioni. Ha dovuto pagare un conto pesante e ingiusto per aver svolto il suo dovere professionale: la reazione delle cricche del malaffare è stata impietosa nei suoi confronti, determinando un obbrobrio giuridico senza precedenti, a de Magistris è stato impedito di continuare il lavoro di PM, la sua missione di vita, per aver osato contrastare l’intreccio tra politica e malaffare.
L’impegno civico di de Magistris per la difesa della legalità, a favore della giustizia sociale, è continuato dopo l’elezione al parlamento europeo con decine di interrogazioni, interventi in seduta plenaria e proposte di risoluzione, da presidente della Commissione Controllo dei Bilanci è intervenuto in modo determinante nel bloccare i fondi destinati alla Campania, congelamento dei fondi causato dallo scandaloso piano di gestione dei rifiuti legato al malaffare dell’incenerimento.
Questi sono fatti, le critiche dei detrattori sono disinformazione!

Contro il percorso intrapreso da de Magistris si è schierata la politica del malaffare, delle clientele, la politica di quelli che preferiscono perdere piuttosto che cambiare.
Essere contro Luigi de Magistris significa anche essere contro il vero cambiamento nell’interesse del bene collettivo, contro il rinnovamento culturale e morale del paese.

domenica 20 marzo 2011

GUERRA


di Marigo Giandiego

Ho iniziato questo articolo già ieri...è un post che mi dà dolore, confusione interiore, che mi è molto difficile scrivere, non mi piace questo argomento. Tocca tasti delicatissimi del mio spirito
Mentre le parole si addensano sul foglio elettronico...questa cosa terribile sale di tono.

Iniziata con degli aerei ora è già passata ai missili. Bengasi e Tripoli sotto bombardamento.

Ed ancora mentre le parole...riempiono il fogli gli Usa prendono il comando delle operazioni, e già....pare ovvio, loro sono i veri esperti in “Esportazioni di Democrazia”.
Ancora una volta gli USA come unici garanti delle ragioni della Libertà. Ragioni per altro raccontate da loro in un mondo immaginato da loro e dove loro sono gli unici “forti” della situazione...
I ribelli libici cercavano giustizia ed hanno ottenuto una Guerra.
Voglio premettere che una Guerra per me è sempre e solo questo, una guerra.
Certamente le ragioni dei ribelli di Libia sono fondamentali e Gheddafi è quanto di peggio, ma quanto risulta ed è risultato comodo, funzionale ed utile, nella sua storia come nella sua apparente fine?
Le armi che ha usato, che usa...da dove vengono?
Chi gliele ha vendute?
Da dove arrivano i soldi con i quali ha pagato queste armi?
E' davvero strano come questi dittatori “pazzi”, vengano dapprima blanditi, ingrassati, mantenuti, difesi e persino baciati. Introdotti nei salotti buoni dei paesi con i quali hanno relazioni, come gli vengano vendute ogni sorta di armi, come con loro si facciano lucrosissimi affari...sino a quando, improvvisamente, diventano intollerabili, nemici e sfuggono di mano...pouff, da un giorno all'altro.
I Cruise e i Tomahawk, sono ferri chirurgici? Da quando?
Megachip espone un bellissimo articolo di Cabras, in cui si chiariscono le vere ragioni che conducono a questa guerra e che molto poco, quando non addirittura nulla, hanno a che fare con i diritti e le speranze dei sinceri democratici e dei giovani Libici.
Ad iniziare dal criterio, che vale, guarda caso solo per la Libia e non per l'Arabia Saudita piuttosto che il Barein...e gli altri dittatori sanguinari che non solo sono tranquilli, ma addirittura alleati.
Con una giustificazione morale a corrente alternata. Sarkò, per esempio, uomo dalla dirittura morale senza tentennamenti aveva appena finito, qualche mese fa, all'inizio della ribellione del Magreb di offrire la propria assistenza al dittatore tunisino Ben Alì per soffocare nel sangue la parte di “ribellione” che lo riguardava.
Già, ma il popolo Tunisino è molto meno popolo di quello Libico ed il democratico di Tunisi è, strutturalmente, molto più simile ad un terrorista di quanto non sia il suo vicino. Basta stabilire aprioristicamente il modo in cui lo si osserva.
La Libia è seduta su un enorme pozzo di Petrolio, gas naturale ed Acqua...sì , capito bene, acqua e questo modifica ogni punto di vista, ogni considerazione.
Rispetto ai sinceri democratici nostrani poi, diciamola tutta, i Fassino ed i Veltroni che tanto impegno hanno profuso nell'auspicare, quasi chiamare questo intervento, nell'evocare questa “Odissea dell'alba”.
Sono quegli stessi che quando l'ìoperazione si chiamava “Piombo Fuso” appoggiarono senza tentennamenti lo sterminio del popolo di Gaza da parte di Israele...certo! Pare ovvio.
Alcuni genocidi non si chiamano così, ma vengono denominati “Diritto all'Autodifesa”, mentre altri diventano “Operazioni di Pace” e quando proprio si sia a corto di temini si può sempre inventarsi una “guerra preventiva”.
Proseguo verso la chiusa di questo post, infelice...che mi costa molto come vi ho già, per altro narrato, con un riferimento...nessario al nostro Male Nazionale il nostro immarcescibile Imperatore Farlocco, al baciatore di mani...al guscone de noartri.
Anche in quest'occasione non ha perso l'opportunità di farsi e farci ridere addosso, di perderci un poco di faccia.
Amico sino ad un attimo prima, difensore e strenuo sostenitore...d'improvviso diviene avversario, sino ad essere partecipante attivo fra coloro che tirano mazzate...molto meglio averlo come nemico, decisamente, piuttosto che come amico...stia attento Putin che questo gira faccia come il vento cambia.
Scherziamoci perchè in realtà dietro a questo voltafaccia un poco clowneasco...sta racchiusa, la triste realtà di una sovranità perduta.
Nel 150° della sua unità LItalia torna ad essere “Territorio di Conquista” e “Colonia Imperiale”. Consegnando ogni sua residua autonomia all'interno di uno scenario che la vede assolutamente marginale e pochissimo determinante.
Un paese che ha avocato l'ultimo risicato e residuo spazio di autonomia e di possibilità di peso geopolitico nella sua zona, mentre il nostro Imperatore da tre soldi si riduce a buffone di corte. Sudditanza stabilita dall'impossibilità di fare rispettare il proprio stesso dettato costituzionale (art.11 nemmeno preso in considerazione), come per altro del non poter prendere e difendere nemmeno una posizione di neutralità quale quella tedesca.
Impossibilità di rispettare i trattati appena firmati...ancora freschi d'inchiostro.
Sembra che la storia abbia riservato al nostro paese la parte dell'eterno buratto, senza indipendenza.
Finisco dicendo che non provo alcuna tenerezza per Gheddafi, che probabilmente alla fine la scamperà comunque...perchè non sono mai i colpevoli a pagare in una guerra, in genere si gira il proprio debito agli innocenti riservando per sé l'ultima diplomazia, ma ho il sospetto...anzi la certezza, che le operazioni che si stanno tenendo in Mediterraneo abbiano maggior attinenzza con il Nuovo Ordine Mondiale (NWO) piuttosto che con la democrazia.
Cito una frase di tolstoj che mi pare molto adatta al momento:
“Non si può spegnere il fuoco col fuoco, asciugare l'acqua coll’acqua, combattere il male col male". ( dalla Lettera all'amico Engelgardt)

sabato 19 marzo 2011

Le mie (poche) certezze sulla Libia


Gheddafi è un dittatore privo di scrupoli che, miscelando sapientemente propaganda ideologica (democrazia, socialismo, anticolonialismo, antimperialismo) ed una spregiudicata condotta politica, fatta di oscure trame terroristiche e di frustrate velleità espansionistiche, di affari petroliferi e finanziari, di trattative internazionali sottobanco con ogni soggetto disponibile (Israele ad esempio), con l'ignobile utilizzo della tragedia dei migranti quale arma di pressione nei confronti dell'Italia e dell'Europa, è riuscito a restare per quarant'anni sulla scena internazionale ed ha soggiogato il proprio Paese ed il proprio popolo, piegandolo ai propri interessi personali, della propria famiglia della propria tribù.
La sua fine politica sarebbe un bene per la Libia, per il mondo arabo, per la comunità internazionale.

Sarebbe cosa buona e giusta se l'ONU intervenisse, per ristabilire la pace e mettere in sicurezza le popolazioni civili, in ogni situazione in cui sono violati i diritti umani, tra i quali fondamentali sono i diritti alla libertà e all'autodeterminazione, e vi sono persone che subiscono un'omicida aggressione o repressione militare: in Palestina anzitutto o in Costa d'Avorio, Bahrein o Yemen solo per citare dei casi recenti.
Si tratta, è ovvio, di pura utopia tenuto conto che tra gli Stati che violano i diritti umani e le regole della democrazia vi sono anzitutto le più grandi potenze mondiali: gli USA, la Cina, la Russia. Le decisioni dell'Onu si ispirano perciò inevitabilmente non sui suoi principi fondativi e sul diritto internazionale ma sulla legge del più forte.
Le cosiddette guerre 'umanitarie' sono sempre precedute da campagne mediatiche fatte anche di menzogne (massacri di civili, aiuto al terrorismo, possesso di armi di distruzione di massa) per farle accettare all'opinione pubblica e attraverso le quali dittatori fino a poco tempo prima tollerati e blanditi (perché utili) diventano improvvisamente i pericoli pubblici numero uno da eliminare assolutamente per il bene dell'umanità. E sono guerre in cui le ragioni 'umanitarie' vengono riconosciute e si decide di difenderle solo laddove vi sono interessi strategici ed economici (in primis fonti di energia) da difendere e sviluppare.

Ciò che ora c'è da augurarsi è che non si arrivi in Libia ad uno scontro totale e che le prime azioni militari siano sufficienti a spingere Gheddafi ad accettare una tregua ed una trattativa diplomatica oppure che il Rais possa essere rimosso a seguito di un 'pronunciamento' del suo stesso esercito.
E' questo probabilmente il calcolo, si spera non azzardato, che ha mosso Usa, Francia e Inghilterra e la stessa Lega Araba, anche se è stato notato come il regime totalitario libico, a differenza di quanto successo in Tunisia ed Egitto, difficilmente potrà lasciare spazio a soluzioni di compromesso. L'alternativa è di trovarci di fronte una situazione simile a quella irachena o a quella afghana, un Paese lacerato e diviso incapace di ritrovare un'identità ed un'organizzazione statale unitaria, una guerra che costerà tantissime vite umane tra i libici e che potrà estendersi all'Europa e all'Italia anche attraverso azioni terroristiche, un focolaio di instabilità politica alle porte di casa nostra.

C'è un ulteriore aspetto da segnalare, certo di importanza di gran lunga inferiore rispetto alla tragicità degli eventi in corso ma che comunque non può essere ignorato: la totale inadeguatezza, inaffidabilità, il carattere assolutamente ridicolo dei nostri governanti: passati dall'esaltazione dello statista Gheddafi e dall'adozione di un trattato di amicizia (violato palesamente dall'azione militare), dagli atteggiamenti del socio in affari Berlusconi con il baciamani ed il riserbo nel contattarlo, al momento delle prime rivolte, “per non disturbarlo” alla completa fedeltà ed al pieno allineamento delle decisioni delle potenze occidentali. Senza alcuna capacità e credibilità nel proporre una mediazione e delle opzioni diverse dalla guerra.
Anche qui, ancora una volta, emerge quanti danni stiano facendo Berlusconi e il suo governo all'Italia, ai suoi interessi economici e strategici (con Sarkozy e la francese Total in prima fila nel voler sfruttare l'occasione per diventare il primo partner petrolifero libico), alla possibilità di affermare la propria sovranità, alla sua immagine sia nei confronti delle grandi potenze che verso i Paesi del terzo e quarto mondo.
Chissà che alla base di questa ennesima 'svolta' non vi siano dei meri calcoli personali: sfruttare l'opportunità che si presenta (la guerra) per allontanare per qualche altro mese la fine del governo e della maggioranza e prolungarne l'agonia.

mercoledì 16 marzo 2011

I 150 anni delle tante Italie. Può vincere, finalmente, l'Italia onesta, civile e solidale?


Tra retorica patriottica, a volte francamente fuori luogo, e ostruzionismo padano, si festeggia nel 2011 il 150° anniversario dell'unità d'Italia. La Lega ha tentato di impedire l'istituzione, solo per quest'anno, della festa nazionale del 17 marzo, sulla base di ragioni economiche e di bilancio dello Stato. Motivazioni davvero improbabili e strumentali perché quella festa verrà pagata di tasca propria dai lavoratori, visto che andrà a sostituire una delle giornate di permesso retribuito (festività soppresse) a cui avrebbero avuto diritto, ma soprattutto in considerazione dello sperpero di denaro pubblico che la Lega stessa impone, solo per citare alcuni esempi, opponendosi all'abolizione delle inutili provincie, impedendo l'accorpamento in un'unica giornata dei referendum (sull'acqua pubblica, il nucleare e il legittimo impedimento) alle elezioni amministrative (causando un aggravio di spesa di 3 o 400 milioni di euro) con il chiaro intento di boicottare il raggiungimento del quorum, ponendo a carico dell'erario pubblico le multe che l'Unione Europea esige dai produttori di latte che hanno violato le quote di produzione stabilite.
La mia personale idea è che il modo migliore di celebrare questa ricorrenza, sfruttando l'occasione per ripensare alla storia della nostra nazione, sarebbe quello di riconoscere e ricordare le tante Italie che convivono e e si contrappongono tra loro da un secolo e mezzo.
L'Italia del Nord e quella del Sud. L'Italia clericale e quella laica.
L'Italia dei giovani e l'Italia degli anziani.
L'Italia del lavoro dipendente, quella dell'imprenditoria e quella del capitale.
L'Italia dei lavoratori pubblici e dei lavoratori privati.
L'Italia dei garantiti (o che si ritengono garantiti ...) e dei precari.
Soprattutto l'Italia che persegue giustizia, legalità, diritti che si contrappone all'Italia del familismo, delle raccomandazioni, dei favori, dei privilegi, delle clientele, del voto di scambio, della corruzione, delle mafie, dell'evasione fiscale, dell'economia in nero, dell'abusivismo edilizio.
L'Italia di Mazzini contro l'Italia di Cavour.
L'Italia delle leghe e dei sindacati socialisti contro l'Italia del fascismo.
L'Italia della resistenza contro l'Italia della restaurazione democristiana.
L'Italia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino contro l'Italia delle mafie e dei loro complici.
L'Italia di Don Minzoni e Don Milani contro l'Italia vaticana di Ruini e Marcinkus.
L'Italia di Giorgio Ambrosoli contro l'Italia di Sindona, di Calvi, di Andreotti.
L'Italia che vuole difendere e attuare la Costituzione contro l'Italia di Berlusconi.
L'Italia della solidarietà e dell'accoglienza contro l'Italia della Lega di Bossi.

RIFERIMENTI E CONFUSIONI


di Giandiego Marigo


Non amo la retorica della Nazione e della Patria, non voglio aderire, solo perchè si deve, alla ridda di riferiferimenti risorgimentali tanto in voga in ogni salotto buono e da parte di ogni politico o di ogni istituzione che si rispetti.

Non andrò a cercare una coccarda tricolore da esibire.
Non credo che la contraddizione interna al palazzo del Potere sia davvero insanabile, non per i politici, che la sfruttano solo strumentalmente, visto che la fanno risaltare nel medesimo modo in cui la ignorano quando loro convenga.
Però va pur detto che questa nuova moda dei Leghisti di alzarsi all'Inno di Mameli e di uscire dalle stanze istituzionali in cui viene suonato è molto fastidiosa.
E' format, questo della Lega, greve e pesante.
Un poco volgare, come pare piacere così tanto ai suoi dirigenti che non si fanno mancare, appena possono né l'insulto ed ancor meno il disprezzo e l'offesa.
Offende e mette su piano derisorio le convinzioni fondamentali di grande parte del paese. La maggioranza...nettamente.
Non mi piace il riferimento storico confuso e raffazzonato, non aprezzo l'elogio all'ignoranza ed alla grevità che essi sembrano voler caccompagnare all'idea di popolare
Non amo la bestemmia, pur avendo riferimenti religiosi e spirituali molto personali ed originali. Non mi piace l'insulto gratutito...mi ha sempre infastidito oltremodo anche la tendenza ad abusarne on line.
Disprezzo, in buona sostanza, con tutta l'anima la grevità inutile.
Come definire quindi il gesto di assentarsi dall'aula al suono dell'Inno Nazionale, ed il ripetere parossissistico di questo gesto, in prossimità inoltre di una festa rituale...che ne esalta il senso storico?
Come qualificare i consigli igenici di Bossi Senior rispetto all'uso del Tricolore?
Che dire dell'andarsene al Bar di Bossi Junior al Consiglio Regionale Lombardo, proprio mentre si suona appunto l'inno. Gesto di disprezzo ulteriore rispetto all'uscita dall'aula, già grave.
Come qualificare il rifiuto di figure istituzionali di indossare i colori nazionali privilegiando il verde?
Può bastare per dargli dignità un riferimento storico confuso ed abbastanza arbitrario a quel Carlo Cattaneo, che si nomina in continuazione e di cui si abusa profittando forse del fatto che sia pochissimo conosciuto dalla stragrande maggioranza che lo menziona?
L'inno di Mameli ha attinenza con la repubblica Romana di Mazziniana memoria, che Cattaneo condivideva ed apprezzava...lui non avrebbe avuto alcun problema a cantarlo a voce spiegata.
Sono convinto che moltissima storia del nostro Risorgimento, vada rivisitata e raccontata per esempio dal punto di vista del popolo e non di una elite intellettuale e borghese.
Sono convinto che una volta privata della montagna di retorica Patriottarda e di piemontesità (ed anche qui il riferimento leghista al Borbone ed al Sud è privo di ogni attinenza storica), molta della nostra storia ci apparirà forse diversa da quel che pensiamo e gli interessi in gioco, che hanno dilaniato e caratterizzato il nostro risorgimento, ci saranno più chiari.
Fra questo ed il disprezzo inutile di un valore che era comune e nasceva dal bisogno generalizzato dei patrioti di unificare il paese c'è un abisso colmo unicamente dell'ignoranza di chi gioca con questi riferimenti perchè non li conosce...o peggio, perchè suppone che non li conosca chi lo ascolta.
Inventando separazioni geografiche e muri, supponendo fili spinati e divisioni etniche inesistenti o geografie tradizionali di pura fantasia.
Fra una rivisitazione storica ed un ordinamento federale, quello che Carlo Cattaneo auspicava e che resta molto più realizzabile su scala europea che su scala Nazionale ed italica in particolare ed il Federalismo accattone e separazionista, l'indipendentissmo dell'ignoranza...bhè c'è davvero grandissima differenza e passa soprattuto per il rispetto delle convenzioni democratiche e dell'altro cha abbiamo davanti, delle sue opinioni e delle sue convinzioni.
Cattaneo era liberale, fra l'altro, profondamente laico, sebbene di scuola religiosa (in gioventù)...mai anti Romano, anti Italiano...tendenzialmete repubblicano e sicuramente anti-Savoia.
Nulla a che vedere con le posizioni confuse e filo detrorse della Lega di oggi. Certo molto si deve rivedere, ma altro è disprezzare

domenica 13 marzo 2011

Il punto. La politica e il terremoto in Giappone.


La storia dell'uomo è anche il suo eterno tentativo di dominio sulla natura, di piegarla ai propri fini, di conquista e scoperta dei suoi segreti e di tutte le opportunità materiali che essa può offrire, il suo oscillare tra la consapevolezza della necessità, perché fonte di reale benessere, di vivere in armonia con essa ed il desiderio, sempre più predominante nella nostra epoca contemporanea, di sfruttarne tutte le possibilità senza alcun riguardo per i limiti fisici di utilizzo delle risorse disponibili, per la qualità della vita che ne deriva per gran parte degli esseri umani, per l'eredità distruttiva che lasceremo alle generazioni future.
Ma la natura periodicamente ci ricorda il suo primato, la sua indomabilità e la sua superiorità e i terremoti sono probabilmente gli eventi in cui massima si esprime la sua forza, di fronte alla quale l'uomo appare in tutta la sua debolezza e fragilità.
Eppure il terremoto in Giappone deve farci riflettere anche sulla politica, intesa come capacità dell'uomo di organizzare la propria vita sociale, e su come una buona amministrazione possa consentire di fronteggiare, minimizzando il numero delle vittime e i danni materiali, la potenza distruttiva degli eventi naturali.

sabato 12 marzo 2011

FUKUSHIMA. IL 12 GIUGNO PENSIAMOCI



Di Giandiego Marigo e Rosa Bruno


Eccoci servito un nuovo incubo!

Se fosse caduta una pala eolica a Fukushima o se si fosse rotto un pannello solare non saremmo qui a tremare per una nazione intera e per il mondo.

Ce ne accorgiamo sempre dopo, dei rischi...che non erano “contemplabili” in genere adduciamo scuse a motivare "chi poteva immaginare”.

Avranno detto così anche a Babele dopo il crollo della torre? Oppure avranno pensato che non si poteva prevedere anche dopo Sodoma e Gomorra?
Al di là dei riferimenti biblici, ad effetto, cerchiamo di leggere la realtà di questa storia.
Il Giappone è per moltissimi aspetti un esempio Assoluto di “Modernità” e di “Efficienza” della realizzazione del sogno una civiltà superiore e tecnologica. I sistemi di sicurezza di quel paese sono i più avanzati, i più efficienti, i più moderni che si possano immaginare, la loro tecnologia è l'avanguardia...il meglio possibile. C'è un acutissimo simbolismo nel fatto che che l'incubo si concretizzi proprio lì.
Ancora una volta il vostro sciocco scrivente non ha la preparazione scientifica per inoltrarsi in descrizioni ingegneristiche...e nemmeno vorrebbe farlo, ci sono cronisti specializzati e scienziati per questo, ci sono i ben pagati esperti del tuttibile che popoleranno le infinite, interminabile e mistificatorie trasmissioni che le televisioni ci ammaniranno sugli avvenimenti.
Solo qualche considerazione...tanto per dirne una in più.
Quello che sta avvenendo con i Nucleare Giapponese dovrebbe farci riflettere, anche se la disinformazia è potente ed anche se il potere sta già provvedendo a celare la realtà, a mitigarla a raccontarla come conviene e come si deve.
Molti, moltissimi di noi a Giugno andranno al mare.

Preoccupati solo delle proprie vacanze e del proprio “meritatissimo” riposo.

Lo hanno fatto apposta a metterli lì i referendum sull'Acqua e sul Nucleare. Li hanno spostati e collocati a metà Giugno al di là di ogni ragione logica, di ogni motivazione di risparmio, di ogni considerazione di buonsenso, proprio perchè vogliono questo, che la gente vada al mare.
Ecco! Io non sono uno scienziato e nemmeno un famoso “oncologo” sono solo un cittadino, ma io non andrò al mare il 12 Giugno perchè penserò, fra l'altro, anche al Giappone.

Anzi diciamola tutta se io fossi una mamma, in attesa solo della chiusura della scuola per andare in vacanza , bhè aspetterei per poter votare...proprio per i miei figli.
Provate per un attimo a fare un raffronto, se il Giappone è un'esempio mondiale assoluto di modernità e tecnologia...cosa siamo noi?

Noi che pensiamo di impiantare...adesso o meglio nei prossimi dieci anni il nucleare.

Siamo il paese delle scuole fatte di sabbia, delle Case dello Studente in cemento impoverito, siamo il paese delle cricche e delle speculazioni edilizie, quello degli arrangiamenti aumma aumma e delle bustarelle.

Della 'Ndrangheta al potere al Nord come al Sud, degli affari loschi...il paese che accetta il compromesso con le Mafie sull'altare del Dio Danaro.

Siamo il paese che non riesce a frenare il proprio decadimento idrogeologico, un paese in via di franamento, che non riesce a tenere pulito il Po che non depura le acque del Lambro.
La scelta “Nucleare” è sciagurata anche per questo, una strada senza uscita che no è nemmeno economicamente conveniente, non per la gente ed ancor meno in assoluto.
Solo e questo è certo, rappresenta gli interessi militari e di potere di una ristrettissima parte della “Struttura di potere".

Una minoranza ricchissima e potente che ha esigenza di “Centralizzazione” e di “Controllo” ed esige detenere il Potere ed il Possesso del rubinetto che distribuisce e controlla l'energia.
Lo pretende, quindi lo teorizza come forma di “evoluzione” negando e combattendo ogni evidenza anche laddove la “Modernità”, quella vera, quella che si coniuga veramente con il termine “Progresso”, suggerisca invece la distribuzione e la rete.

Minoranza, per altro violenta e ed intimidatoria, che è pronta a tutto anche a militarizzare una nazione pur di ottenere il controllo e la creazione di questo Rubinetto.
La scelta Nucleare non è per il paese, ma per loro, funzionale solo ai loro giochi. Si badi poi che questi “figuri” sono poi i medesimi che hanno mantenuto e mantengono questo paese nelle condizioni che si sono stigmatizzate un poco sopra.
A questo io penserei se dovessi preparare le valigie per partire il 12 Giugno ed ancora parteciperei alle mobilitazioni che cercheranno di anticipare ed unificare le votazioni dei referendum alle amministrative.
Non già perchè sia “alternativo” o “progressivo”, ma perchè è del futuro dei miei figli e dei miei nipoti che si sta parlando...ed io su questo, non sono disposto a rilasciare “Cambiali in Bianco" ad alcuno e per nessun motivo

venerdì 11 marzo 2011

NECESSITA UN GESTO “FORTE E SIGNIFICATIVO” SULLA QUESTIONE DELLA NON RIFORMA DELLA GIUSTIZIA




di Marigo Giandiego


Eccolo è lui! L'Imperatore Farlocco ci disvela nella costruzione di una frase dove stia tutto il suo livore e dove egli abbia trovato e costruito l'appoggio sistemico che gli ha permesso d'essere, innanzi tutto, lì dove è ed in seconda analisi di concentrare un potere in sue mani che ha pochi precedenti nella storia, breve, della democrazia in questo paese.
Il ritardo ed una sorta di “complicità” latente della classe politica intera sta in questo...nello spauracchio ch'egli pretende d'aver allontanato e nel nemico che il Toreador Coraggioso vuol matare...per “Casi Suoi”, pare chiaro,...che però diventano di molti quando si parli di “Tangentopoli” e degli Anni di “Mani Pulite”.
Sta nella sua dichiarazione ed in quella del suo sodale Alfano:
“ Chi non fa nulla per cambiare la giustizia vuole che la giustizia resti così com'è” parole del guardasigilli On. Alfano.
Mentre il premier, in persona, ci delizia con una anlisi da statista “ Se le norme oggi proposte fossero state in vigore nel passato, probabilmente, non ci sarebbe stata l'esondazione, l'invasione della magistratura nella politica. Non ci sarebbe stata quella situazione che ha portato cambiamenti di governo, all'annullamento di una intera classe di governo nel 92' – 93', all'abbattimentodi un governo nel 94', alla caduta del governo di sinistra nel 98' sulla proposta di riforma della giustizia del Ministro Mastella...ma “soprattutto” non ci sarebbe stato il tentativo ,in corso di eliminare per via giudiziaria il governo”
Insomma il messaggio forte e chiaro è che con le norme testè proposte nessuno avrebbe potuto condannare un intero ceto politico che violava la legge intascando tangenti.
Tangentopoli non sarebbe mai esistita e gli Italioti avrebbero potuto continuare a vivere nell'ignoranza di quel che stava avvenendo con il loro denaro e dietro alle loro spalle...il che è, in fondo quello che “La Cricca” vuole restaurare nel paese.
Quel che, personalmente, mi fa male è il “Silenzio Relativo” con il quale queste leggi passano
Vien da pensare che in fondo lo spauracchio...l'antico nemico sia , in qualche modo orribile, comune a tutta una classe politica, che si è rinnovata solo apparentemente.
Sento il bisogno di gesti importanti, rilevanti. Ritengo che la portata, davvero epocale, di questa Non-Riforma dovrebbe motivare gesti importanti e che abbiano rilievo internazionale...che so Un'incatenamento collettivo di tutta l'opposizione davanti al Parlamento...se non addirrittura le Dimissioni in massa per l'impossibilità oggettiva di fermare un progetto folle e golpista.
Certo un gesto “forte” sarebbe rilevato a livello internazionale, ma a mio umilissimo parere sarebbe anchge necessario, perchè si comprenda “chiaramente” che non esistono “connivenze” e “complicità”, che non ci sono “legittimazioni”.
Invece l'opposizione bela...a tratti ulula, ma non fa effettivamente nulla. Si distingue , rilascia dichiarazioni...partecipa a dibattiti...legittimando di fatto questo governo in quello che fa.
Un “Governo della Vergogna” che viene “quotidianamente” leggittimato proprio da quell'opposizione che dovrebbe fargli mancare “riconoscimento”. Non sempre e non necessariamente il fatto di avere appoggio popolare significa che un governo sia leggitimato. Anche Gheddafi ha appoggio popolare, anche Hitler e Mussolini lo avevano. L'appoggio polare si ottiene, quando si detenga il potere, in molti modi ed il padrone assoluto della comunicazione ha ben più di un sistema per ottenerlo.
Oggi sta attaccando le basi ed i fondamenti costituzionali del nostro ordinamento? Questo è vero o non è vero...e se lo è Come possiamo permettergli di farlo???
Personalmente sono un pacifista , non violento, ma anche Gandhi lo era ed ha cambiato il proprio paese.
Un gesto Eclatante e Rappresentativo può essere nel solco della Non violenza e del Pacifismo, ma non per questo deve essere a mio umilissimo parere meno "forte"

lunedì 7 marzo 2011

DUE PAROLE PER UNA VALUTAZIONE SUL 1 MARZO





Una valutazione un poco meno che a caldo sulla mobilitazione del Primo Marzo appare necessaria per stigmatizzare gli errori, dove vi siano stati e per rilanciare un'idea di lavoro sul campo...che molti, chi scrive in primis ritengono sommamente importante.
Per molti versi la mobilitazione è stata inferiore a quella che si era verificata l'anno scorso. In alcuni casi, come a Milano, tristemente inferiore persino alle aspettative, ma questo è avvenuto soprattutto se non quasi unicamente là dove la struttura sindacale ed associativa ha voluto prendere il posto delle aggregazioni...miste italo-migranti-seconde generazioni.

Là dove le convenienze “politiche” e le diatribe, inutili sulla correttezza o meno del Termine “Sciopero dei Migranti” ha preso il posto dell'organizzazione dei momenti di base e dell' auto-coscienza dei veri protagonisti della giornata, cioè dei Migranti.
Dove invece il percorso dei Comitati e dei Gruppi di Lavoro è stato puntuale, quotidiano e continuo tutto si è esvolto per il meglio.

Anzi la capacità organizzativa di momenti di vera Mixitè si è rivelata entusiasmante e persino Commovente.
Vi sono state visioni diverse ed anche qualche polemica di troppo, in corso di preparazione. Frantendimenti e diversità di opinioni, ma la giornata è stata, su un quadro Ampio e Nazionale un successo.

Per due ordini di ragioni:

La prima che proprio per la discussione che vi è stata ha posto la questione dell'uso dello Sciopero come affermazione di un diritto inalienabile dei lavoratori ed ha , implicitamente messo in discussione la figura del migrante come lavoratore a pari dignità e diritti di qualsiasi altro. Infatti, pemettete a questo scrivano di poco conto di affermare che sia pretestuosa la polemica innestata e che altro non sia che il ripercuotesi di quella stessa che divide il mondo sindacale e quello, tutto, del lavoro e del suo rapporto con la rappresentanza ed i diritti, quindi un riflesso di un dibattito più ampio, che riguarda i lavoratori e la rappresentanza nel suo insieme.
La seconda ragione di compiacimento è che chi si è mobilitato aveva chiara questa necessità e lo ha fatto con estrema coscienza, con cognizione della ragione per cui era lì dove era .

Questo è ragione di compiacimento , perchè realizzazione pratica e visibile di quella Mixitè di cui andiamo predicando.
Spendiamo due parole sull'insuccesso di Milano, perchè ha la sua importanza , troppo silenzio e poca attività ha caratterizzato il periodo che è andato dal 1 Marzo 2010 al medesimo giorno del 2011, le migranze e le problematiche connesse non sono un facile veicolo di propaganda...e non ha alcun senso il fare una convocazione infrasettimanale in orario immediatamente post lavorativo...se questa non è legata ad una mobilitazione e ad uno sciopero, cosa che a Milano non era.

Meglio sarebbe stato a questo punto fare una iniziativa spettacolare e di testimonianza un sabato o una domenica...un giorno qualunque della settimana e non il 1 Marzo...che ha, ed è dimostrato dai fatti un valore simbolico e un portato che è ormai proprio della data.
Una Cosa come quella Milanese semza mobilitazione reale, senza la dovuta propaganda poteva riuscire solo com'è riuscita...poco e male.
A tutto questo si unisca, sebbene non espressa in modo compiuto...per convenienza, una forma, anche abbastanza palese, di idiosincrasia per l'unica reale forma di lotta che sia stata portata, per quanto discutibile, nel periodo di cui parliamo, ed esattamente l'Occupazione della Torre di Imbonati, che ha contrassegnato infiniti distinguo, numerosi veti incrociati...sino a palesi accuse di spontaneismo che hanno caratterizzato il tavolo milanese. Questo non fa bene alla riuscita delle iniziative, come non fa bene che le strutture...associativo-sindacali diventino le uniche protagoniste di una iniziativa che dovrebbe partire dal basso.
Ora restano alcune domande, che forse è il caso di porsi. Innanzi tutto domandarsi se gli strascichi di alcune divisioni e discussioni all'interno dei Comitati 1 Marzo e delle Associazioni possano compromettere, con il fastidioso permanere di discussione penose ed inutili, il percorso di un lavoro sulla Mixitè e sui Diritti, sulla Cultura della Mescolanza che è indispensabile importante ed utile. Creando come suole nell'Area di Progresso e Civiltà, diverse scuole, svariate tendenze e diverse opinioni l'un contro l'altra armate e quindi destinate al fallimento ed alla testimonianza inutile.

Oppure se si avrà il coraggio di rilanciare un lavoro culturale ormai indispensabile, perchè unica visione logica, umana e possibile per realizzare un Osservatorio Permanente sulle Migranze che abbia senso e capacità di intervento.
Per qullo che lo scrivente sa...I Comitati Primo Marzo rilanceranno, e spero lo facciano anche altre associazioni ed altri gruppi come il No Razzismo Day.( da cui lo scrivente deriva, pur essendone ad oggi uscito)..o gli stessi Sindacati e le Associazioni della Rete di Reti dopo aver capito dove sia stato il loro errore, umiltà che forse non hanno.

Confidando che le tendenze, sempre presenti al differenziarsi ed al ritenersi unici portatori di verità vengano contenute in limiti di reciproca autonomia...se proprio serve il mantenerle e comprendendo che solo nell'unità e nella pratica quotidiana dell'azione fra la gente sta la risposta, nella frequentazione dei migranti e delle loro tematiche la sfida e che la Mixitè si fa contaminandosi e non parlandone o cercando facili ed inutili commozioni. Le tematiche “forti” della geo-politica odierna ci pongono pressante il tema delle migranze.

Spesso chi scrive lo ha definito fenomeno storico ed epocale...e mai come oggi questo è Vero, Presente ed Urgente...speriamo che Mixitè sia e che lo sia sul serio.

Speriamo che quando saremo chiamati dalla storia, che è qui ed ora noi, tutti, si sappia rispondere unitariamente, magari con una proposta culturale seria, nata dalla condivisione e dalla discussione e non con mille ed una iniziativa identiche e diverse...frammentate, come siamo così bravi a fare di solito.

domenica 6 marzo 2011

Il punto. L'offensiva di primavera di Berlusconi.

Dato mille volte per finito e fin qui sempre in grado di rialzare la testa, Berlusconi mette in campo la propria strategia di primavera per fronteggiare l'indebolimento seguito alla scissione finiana e allo scandalo Ruby e delle notti del bunga bunga.
Il primo risultato è stato conseguito respingendo la mozione di sfiducia del 14 dicembre e con la riconquista della maggioranza alla Camera grazie al terrore dei parlamentari delle elezioni anticipate ed alla propria capacità di 'comprare' voti (attraverso favori, leggine, poltrone).
Ora per reagire al calo di consensi e di fiducia di cui parlano tutti i sondaggi, si utilizzano le solite e collaudatissime armi:
si rinsalda l'alleanza con la Lega (alla quale si lascia sostanzialmente la guida del governo) e con il Vaticano (dove la voce prevalente è quella di chi distingue tra i comportamenti personali del Presidente del Consiglio, criticabili come quelli di un qualunque cittadino, e l'effettiva azione del suo governo conforme ai valori cattolici);
si fa il giro dei convegni e dei congressi dei micro partiti della destra per parlare alla pancia dell'elettore reazionario: sui gay, sulla famiglia, sulla scuola privata, sui giudici comunisti, sulle tasse e l'impresa privata, si nega il pagamento di prostitute ma si rivendica la 'gioiosità' del proprio stile di vita;

venerdì 4 marzo 2011

Sconfiggere il berlusconismo senza fare prigionieri

Di fronte alla minoranza di fascisti, razzisti, piduisti, clericali, mafiosi che ha preso in ostaggio il nostro Paese e usa le Istituzioni democratiche per perseguire i propri interessi personali ed i propri affari, favorire i propri clientes, distruggere l'unità della Nazione, negare il primato della legge e rifiutare di sottoporvisi come dovuto per qualunque cittadino, un'opposizione intransigente e coraggiosa dovrebbe affermare un radicale principio.
E cioè che poiché il governo in carica è costituzionalmente illegittimo, avendo violato alcune norme fondamentali sulle quali si basa anche la nostra democrazia (l'ineleggibilità di Berlusconi perché titolare di concessioni pubbliche, l'inidoneità a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio in ragione del suo conflitto di interessi, la distorsione della contesa elettorale realizzata grazie al dominio sulle televisioni (private e pubbliche), l'inosservanza del principio di servire la Nazione con disciplina ed onore), nulli dovrebbero essere considerati tutti gli atti e tutte le leggi che hanno arbitrariamente e illegalmente varato il governo ed il parlamento berlusconiani.
Dovrebbero dunque essere considerate prive di validità giuridica e retroattivamente ininfluenti, una volta che sia stata ripristinata la legittimità democratica e costituzionale, le leggi ad personam che hanno salvato Berlusconi e i suoi amici da processi e condanne e che verranno a tal fine in futuro messe in cantiere, i condoni fiscali che hanno premiato con risibili oboli gli evasori, le norme sul federalismo che dovessero essere approvate da queste Camere per spezzare l'unità nazionale e il vincolo di solidarietà che accomuna il popolo italiano, le designazioni a cariche pubbliche, le promozioni, i vantaggi economici, soprattutto quando a carico del bilancio pubblico, di cui sono destinati a godere - vita natural durante - i 'nominati' e i beneficiati dalla cricca.
Affermare tale principio avrebbe quantomeno un effetto deterrente nel perpetuare l'esercizio di una concezione proprietaria del potere pubblico a cui è giunta l'oligarchia al potere e la convinzione di poter compromettere a proprio vantaggio, in modo permanente ed irrevocabile, il bene comune.
E si dovrebbe nel contempo dare forza all'idea, per spazzare finalmente quel malaffare che continua a tenere il popolo italiano in una condizione di minorità, che nei confronti di corrotti e corruttori, dei grandi evasori, dei membri di associazioni criminali, dei bancarottieri, di coloro che infliggono danni permanenti all'ambiente e alla salute delle persone, deve applicarsi, quale pena accessoria, la confisca dell'intero patrimonio personale o comunque ad essi riconducibile, sia esso o meno il frutto della propria attività illegale.