"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 29 aprile 2011

Il punto. Sulla Libia l'ennesimo bluff della Lega.

Sono davvero pochi coloro che credono che la Lega farà cadere il governo sulla questione dei bombardamenti sulla Libia.
Bossi e Berlusconi sono ormai legati ad un comune destino, il potere della Lega sta tutto nella debolezza politica del PDL. Se destano una certa impressione l'accusa al rais di Arcore di aver ceduto a Sarkozy da parte della Padania e di Libero e i titoli contro Tremonti – anima del PDL vicina ai 'padani' - sparati dal giornale della famiglia del padrone di Mediaset, segno che comunque è in atto nella destra uno scontro interno alle varie fazioni che la compongono (conseguenza dell'erosione dei consensi elettorali e della inarrestabile crisi di credibilità del governo Berlusconi), non si capisce quale vantaggio potrebbe avere oggi la Lega da una crisi di governo.
Per andare alle elezioni da sola, far vincere la sinistra e perdere la quota del premio di maggioranza, presentandosi dagli elettori a mani vuote dopo aver accantonato quel federalismo fiscale che è da sempre il suo cavallo di battaglia? Per farsi promotrice di un governo del ribaltone Tremonti che dovrebbe essere sostenuto oltre che dal PD (cosa senz'altro possibile) anche da UDC e FLI che della politica 'nordista' della Lega e del ministro dell'Economia sono sempre stati i più decisi contestatori?
Il tutto pertanto sembra doversi leggere nel quadro di una strategia propagandistica a fini elettorali ed in particolare alla contesa per la carica di sindaco di Milano, capitale della Lombardia leghista, in cui ad oggi la candidata della destra Letizia Moratti non può dirsi sicura vincente e per la quale essere costretta al ballottaggio con Pisapia costituirebbe di per sé già una sconfitta.

Se Berlusconi usa i propri argomenti di sempre per riguadagnare voti, con l'attacco alla magistratura e cavalcando i più retrivi desiderata della gerarchia cattolica con la legge sul biotestamento (e apprestandosi ad incassare lo scudetto del Milan proprio nei giorni delle elezioni comunali), la Lega si riscopre movimentista. E accanto al bersaglio tradizionale dell'immigrazione colloca un nuovo nemico: la Francia, colpevole di conquistare l'economia italiana e di accaparrarsi il petrolio libico lasciandoci i clandestini.
Non senza mancare, con un PD decisamente interventista e filo NATO, di strizzare l'occhio ai pacifisti ai quali peraltro sarebbe sorprendente se non apparisse la natura francamente mistificatoria delle ragioni 'umanitarie' contro la guerra invocate dagli esponenti del Carroccio, quegli stessi che auspicavano di poter sparare agli immigrati e che non hanno mai alzato la propria voce sulla presenza militare italiana in Afghanistan.
Di fatto ancora una volta l'opposizione è costretta a giocare di rimessa sulle iniziative e gli argomenti scelti dalla maggioranza, una opposizione che non sa e non vuole giocarsi coerentemente tutte le proprie carte in Parlamento (come dimostra la vicenda sulla votazione del Documento Economico e Finanziario del Governo approvato alla Camera grazie all'assenza di 40 deputati di PD, IDV, FLI e UDC).
Anzi, la svolta pacifista della Lega ha l'effetto di dividere e mettere in imbarazzo proprio le opposizioni (e far perdere loro ulteriore credibilità) con il PD e Terzo Polo che voteranno inevitabilmente (anche per lealtà nei confronti di Napolitano che ha già dato il suo benestare ai bombardamenti) in linea con quanto indicato da Berlusconi, fornendogli per l'ennesima volta l'ennesima stampella su cui sorreggersi. 
Ci sarebbe infine da fare un po' di ironia sulle affermazioni di La Russa che cerca di sminuire l'intervento militare precisando che i raid aerei italiani verranno effettuati con missili e non con bombe ma quando ci sono di mezzo vite umane c'è poco da scherzare.
Qualcosa di più (forse) si potrà capire dopo le elezioni amministrative (in particolare con i risultati di Napoli e Milano) in un quadro politico su cui incombe la cura da cavallo (e la macelleria sociale) che l'Unione Europea ha imposto per il risanamento dei conti pubblici italiani: a chi sarà affidato il compito di eseguire gli ordini?

RV8T536R2727

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