"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

martedì 24 maggio 2011

E' un errore demonizzare Beppe Grillo


Dopo il primo turno delle elezioni amministrative, dopo il successo di consensi ottenuto dal Movimento 5 Stelle, accompagnato dal rifiuto di Grillo di schierarsi a favore dei candidati del centro sinistra ai ballottaggi, è partita una campagna di demonizzazione e di denigrazione di questa nuova formazione politica sui media del fronte progressista. Una clima che si esprime anche in animate discussioni sui social network e nei forum che troppo spesso degenerano in reciproci insulti tra i sostenitori del centro sinistra e quelli del 'guru' genovese.
Credo che questo sia un errore. Personalmente sono convinto della necessità dell'unità o almeno del dialogo e della collaborazione tra tutte le forze di cambiamento, tra tutti quei movimenti e quei partiti cioè che reclamano una profonda svolta nelle politiche sociali, economiche, ambientali, culturali e che si ispirano a principi di giustizia sociale, di cura del bene comune, di liberazione degli uomini e delle donne dal bisogno e dal potere della criminalità organizzata, di rinnovamento e di moralizzazione delle forme della politica.
E questo obiettivo dell'unità e del dialogo tra le forze progressiste costituisce la missione, tra gli altri, di un laboratorio politico quale il Movimento Radicalsocialista del quale mi onoro di fare parte.
Il Movimento 5 Stelle rappresenta sicuramente una di queste forze di cambiamento. Riconoscerne i limiti e i difetti non può farci dimenticare il ruolo positivamente dirompente che esso e i suoi militanti hanno svolto in questi anni.

Le perplessità nei confronti della formazione politica creata da Grillo non nascono oggi (e  qualche mese fa avevo già detto la mia al riguardo): la regia della comunicazione web del blog attraverso cui si esprime il movimento affidata alla Casalegno, un'impresa pienamente integrata nel sistema delle multinazionali (tanto da poter far sorgere il sospetto che ci si trovi di fronte ad un sorta di esperimento mediatico-politico di laboratorio con finalità di natura tutt'altro che democratica), le analisi superficiali e semplicistiche contenute nel suo programma sulla realtà dell'economia e della composizione sociale italiana e dunque le soluzioni ai problemi che vengono prospettate al riguardo, la speranza fideistica nelle virtù rivoluzionarie del web, l'assenza al suo interno di meccanismi di decisione democratica che, anche nell'epoca della politica 2.0, non possono che essere quelli del voto degli aderenti di una formazione politica su differenti mozioni e proposte e per la scelta dei portavoce (cosa che non mi risulta sia mai avvenuta, a livello nazionale, per il Movimento 5 Stelle e ciò inevitabilmente fa parlare di un partito in franchising in cui la casa madre detiene il marchio e detta la linea attraverso il blog e gli associati – i meet up - possono solo adeguarsi).
Ci sono altri aspetti però che non condivido assolutamente.
Ad esempio il disprezzo verso Grillo in quanto comico e l'invito a tornare a fare 'il suo mestiere' come se far parte o aver fatto parte del mondo dello spettacolo fosse una colpa ed impedisse di svolgere un ruolo politico o se potessimo dire lo stesso ad un avvocato, ad un insegnante, ad un operaio che assumessero un ruolo pubblico, come se uno degli attuali padri nobili della sinistra, Dario Fo, non fosse proprio un autore e attore del teatro comico (anche se straordinario commediografo insignito del premio Nobel).
Non condivido la critica alla sua politica gridata come se la situazione italiana fosse normale e non richiedesse una radicalità di linguaggio e di proposte, come se non fossimo in presenza di una degenerazione partitocratica e di un'opposizione che (almeno) fino a ieri con i suoi leader (D'Alema con la bicamerale, Veltroni nel 2008) operava per riscrivere le regole del gioco insieme a Berlusconi.
E' non corretto inoltre, a mio avviso, pur in presenza di inquietanti analogie, l'accostamento che alcuni fanno con movimenti anti-politici che si sono conosciuti nella storia italiana ed europea quali, ad esempio, l'Uomo Qualunque e i poujadisti (senza dimenticare il francese Coluche). Sono diversi i valori e le proposte che li ispiravano: lì una critica alla democrazia e ai partiti partendo da posizioni reazionarie, qui la suggestione della democrazia diretta con la piena partecipazione dei cittadini alla vita pubblica per la realizzazione di un programma fondato essenzialmente sulla lotta alle oligarchie e su proposte dal carattere ambientalista.
A Grillo e alla tenacia e alla coerenza dei militanti del Movimento 5 Stelle va dunque riconosciuto il merito di aver contribuito a smuovere le acque stagnanti e melmose della politica italiana, di aver posto e fatto conoscere questioni altrimenti sottaciute e sconosciute, di aver smascherato i comportamenti e le decisioni che accomunano in tanti casi, sotto un velo di ipocrisia, maggioranza e opposizione, di aver svolto un indispensabile ruolo di provocazione politica e di sensibilizzazione delle menti e delle coscienze.
Certo affermare oggi che Pisapia e la Moratti o De Magistris e Lettieri, l'uomo di Cosentino protetto solo dall'immunità garantitagli dalla maggioranza berlusconiana da un mandato di arresto – la cui fondatezza è stata confermata dalla Corte di Cassazione - per concorso esterno in associazione camorristica, siano la stessa cosa è una solenne sciocchezza alla quale, sono convinto, i primi a non credere sono proprio gran parte degli elettori e dei seguaci di Grillo.
Non perché ci si possa illudere che la vittoria dei candidati più radicali del centro sinistra comporti automaticamente e senza conflitti una svolta ad esempio nelle politiche urbanistiche delle città e nel consumo del territorio o nell'occupazione dei partiti degli incarichi nelle aziende pubbliche ma perché la storia personale di Pisapia e De Magistris e le coalizioni che li sostengono ci garantisce che la loro azione amministrativa sui temi sociali, culturali, dell'integrazione dei migranti (e dunque su una fetta importante della vita dei cittadini) sarà ben diversa da quella di una destra gretta e oscurantista, capace solo di diffondere menzogne, odio e paura.
E poi perché è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire l'occasione di dare una spallata al regime berlusconiano e far rotolare dalla cima della montagna quel sassolino che potrebbe presto diventare un'autentica valanga in grado di travolgere l'intera vecchia politica, lo stesso obiettivo del Movimento 5 Stelle.
E dunque proprio pensando alle future elezioni nazionali, dove i suoi voti saranno determinanti, che va tenuto aperto il filo del dialogo e del confronto, anche a costo di prenderci qualche vaffa, con Grillo e i grillini.

2 commenti:

  1. In effetti penso anch'io sia sbagliato demonizzare uomini del popolo come Grillo. Dato che siamo noi che non riusciamo a socializzare, a stringere alleanze, a organizzare strategie senza entrare in conflitto. Il sistema si limita a utilizzare, appunto, i "capipopolo" (comici, politici o quant'altro) che di volta in volta ci prospettano (io penso in buona fede), la loro soluzione; il modo per rialzare la testa. Il problema è che noi demandiamo ogni responsabilità a coloro che più spiccano tra le fila della comunità, e non ci rendiamo conto che ogni vero mutamento può avvenire solo partendo da ciascuno di noi. Interiormente. A proposito del ruolo di comici/giullari come Grillo nella nostra società suggerisco la lettura del pezzo su Persinsala Grillo, Coluche e il potere sovversvo della cultura popolare di G. Chiariglione http://www.persinsala.it/web/approfondimento/grillo-coluche-e-la-teatralizzazione-pubblica-del-potere-1384.html. L'autore mi pare abbia messo ben in chiaro come in fondo le masse non siano ancora capaci di gestire il loro immenso Potere.

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  2. Interessante l'articolo che hai linkato. Io continuo ad essere convinto che mentre quella di Coluche era fondamentalmente una provocazione quella del Movimento 5 Stelle sia un'iniziativa discutibile ma seria.

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