"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 13 maggio 2011

Il punto. La paura di Berlusconi e della Moratti.


Gli argomenti rozzi e volgari utilizzati da Berlusconi e dai suoi candidati nelle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio rivelano la piena consapevolezza della posta in gioco: quella di un referendum pro o contro il suo governo - un governo che da due anni vive perennemente sul filo del rasoio – ed il terrore di poterne uscire sconfitto.
Non avendo alcun successo da rivendicare nella propria azione politica (la crisi economica, il dilagare della corruzione e del peso delle mafie al Nord come al Sud e a dispetto dei successi ottenuti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine nella cattura dei latitanti, una politica estera debole e contraddittoria che ha portato la credibilità internazionale dell'Italia repubblicana al livello più basso mai conosciuto nella sua storia, l'incapacità di governare l'immigrazione, la mancanza di una politica industriale ed energetica degna di questo nome, i fallimenti nella ricostruzione dell'Aquila e sul problema dei rifiuti in Campania nonostante l'annuncio del miracolo sbandierato innumerevoli volte a reti unificate) Berlusconi non può affidarsi che ai soliti e collaudati argomenti, secondo schemi evidentemente non improvvisati ma frutto dei propri strateghi di marketing politico.
Slogan e invettive che fanno appello essenzialmente alla paura e al disprezzo nei confronti della sinistra (delle sue idee, della sua gente) nutriti dal proprio elettorato e dal proprio blocco sociale.

E così ecco i manifesti con il 'Fuori le Br dalle procure', le ingiurie contro i pm comunisti (colpevoli anche del problema dei rifiuti a Napoli), l'accusa ai leader della sinistra di non lavarsi, ripetere il ritornello di una sinistra che una volta al potere aumenterebbe le tasse, ripristinerebbe l'ICI (cosa che peraltro sarebbe sacrosanta per gli immobili di lusso, in grado di fornire ai Comuni parte delle risorse di cui hanno bisogno), aprirebbe completamente le frontiere ai migranti. E da ultimo la promessa di sospendere la demolizione delle costruzioni abusive in Campania.
Ecco l'ignobile menzogna della Moratti su Pisapia, assolto in appello – per non aver commesso il fatto - dalle imputazioni che lo riguardavano, tanto più esecrabile quando fatta dallo schieramento che si definisce paladino del garantismo.
La stessa nuova emergenza rifiuti a Napoli, città e settore dove è evidente il ruolo della camorra, non può che destare il sospetto della creazione strumentale di un problema utile per ottenere il consenso elettorale.
Argomenti talmente rozzi e volgari da suscitare persino (ed è tutto dire) i distinguo e le critiche della Lega.
Referendum dunque pro o contro Berlusconi e per chi in questo Paese ha a cuore la democrazia, la dignità della Nazione, le condizioni concrete di vita delle persone sa bene da che parte stare. Non sono consentiti astensionismo e dispersione dei voti.
Berlusconi sfiduciato dagli elettori e forse costretto alle dimissioni aprirebbe nuovi scenari politici, certo non determinerebbe una svolta in senso sociale ed egualitario dell'azione di governo e del quadro politico, ma sgombrerebbe il campo dal più inquinante fattore di distorsione della democrazia e del dibattito pubblico, consentirebbe di restituire alla politica una parvenza almeno minima di confronto tra i diversi progetti di governo del Paese.
Ma le amministrative sono in qualche modo anche un referendum interno al centro sinistra, se questo debba perpetuare la propria scelta moderata e filo-capitalista (di cui è espressione ad esempio un Fassino, schierato a favore di Marchionne e contro la Fiom, che mai e poi mai personalmente voterei) oppure se possa far prevalere o dare un peso maggiore alle componenti movimentistiche in esso presenti (i vendoliani con Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli che si candida contro il PD).

Nessun commento:

Posta un commento