"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 15 ottobre 2011

Chi fa vincere la violenza

Non sono ancora riuscito a sapere e a capire bene cosa è successo oggi a Roma in occasione della manifestazione degli Indignados. Non so chi erano quelle centinaia o migliaia di persone che hanno scatenato gli incidenti e gettato nel cesso le prospettive e le speranze che dovevano nascere da una straordinaria occasione di mobilitazione e di protesta sociale e politica. Provocatori? Infiltrati? Compagni che sbagliano? Giovani che non avevano altra possibilità per esprimere la propria rabbia e la propria frustazione nei confronti di una società e di un mondo ingiusto? Semplici coglioni che pensano di poter fare la rivoluzione spaccando vetrine, incendiando cassonetti e le automobili di qualche poveraccio che le sta ancora pagando a rate? Forse tutte queste cose insieme anche se istintivamente propenderei per dare il maggior peso a quest'ultima ipotesi dopo aver visto sfilare piccoli gruppi di manifestanti (i CARC?) a volto coperto, inquadrati in formazione militare, con aste di bandiera in legno pieno anziché - come tutti - in plastica e che inveivano e lanciavano minacce contro chi provava a fotografarli. Il fatto che quei soggetti inneggiassero a Marx, Lenin e Mao Tse Tung (!) e cantassero Bandiera Rossa non riusciva ad attenuare il senso di inquietudine che provocavano (con il loro stile militare e para-fascista e con gli 'strani' adulti che guidavano e coordinavano i più giovani).
Di un paio di cose peraltro sono abbastanza sicuro. 
Primo: che quando la lotta politica (parlo della 'sinistra') usa la violenza (mi riferisco agli ultimi cinquant'anni della storia italiana) se ne avvantaggia il potere. Il potere di tutti i partiti in primis che possono contrapporre allo spontaneismo dei movimenti la propria organizzazione e la propria 'affidabilità'. Il potere della destra reazionaria soprattutto: basti pensare all'arretramento dei diritti dei ceti popolari e dei lavoratori che ha seguito, ad esempio, le azioni terroristiche delle brigate rosse. Basti pensare all'occasione di pontificare che i disordini offrono a fascisti come Alemanno o La Russa e alla perdita di consenso verso la sinistra che nell'elettorato (a meno che qualcuno pensi che si debba fare a meno della democrazia e dunque di votare) determinano questi eventi.
Secondo: l'anomalia, in ogni senso, dell'Italia. Abbiamo un Presidente del Consiglio che non verrebbe tollerato nella stragrande maggioranza dei Paesi della Terra. E le manifestazioni degli indignados, che in tutto il mondo si contraddistinguono per il carattere pacifico e non violento, diventano da noi occasione e pretesto per disordini intollerabili e per il suicidio delle istanze che vogliono rappresentare.

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