"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 30 luglio 2011

Il Punto. L'Italia cucinata a fuoco lento.


E' probabile che la maggioranza degli italiani sia indignata e desideri cambiamenti radicali nella gestione della cosa pubblica: ce lo dicono le innumerevoli mobilitazioni di piazza e l'attivismo politico dei cittadini su internet degli ultimi anni. Lo ha dimostrato in qualche modo l'esito dei referendum abrogativi dello scorso giugno ed il raggiungimento del quorum, per la prima volta dopo molti anni, necessario a rendere efficaci le consultazioni.
Si tratta di una indignazione che ancora fa fatica ad assumere quei caratteri 'rivoluzionari' e di massa, i soli che possano avere reali effetti politici, che abbiamo conosciuto nei paesi mussulmani del Mediterraneo e del vicino Oriente ed in Spagna.
Di fronte a noi un Paese attanagliato da enormi problemi: una parte sempre più grande della popolazione ridotta in povertà o a rischio di precipitarvi, disoccupazione e cassa integrazione, precariato, redditi da lavoro insufficienti a garantire una vita dignitosa, degrado ambientale, corruzione e mafie arrembanti, il progressivo smantellamento del welfare, dei servizi sociali essenziali, dell'istruzione pubblica, il declino culturale, industriale, tecnologico e morale del 'Sistema Italia'.
Tutto questo passa in secondo piano, nel dibattito politico e nei titoli di testa dei principali organi di informazione, rispetto al problema del debito pubblico, di un'Italia e di un'Europa ostaggio della speculazione finanziaria e sull'orlo del baratro del default (senza che nessuno provi a rovesciare la logica dei mercati e del liberismo dominante dell'ultimo trentennio).

Eppure i palazzi del potere, politico ed economico, al di là delle chiacchiere e delle enunciazioni di principio, non mostrano in alcun modo di voler assumere comportamenti conseguenti.

venerdì 29 luglio 2011

Africa Orientale, una tragedia annunciata: quante persone, quanti bambini moriranno per fame?



da peacereporter.net
La carestia sta contribuendo ad aggravare la più grave emergenza umanitaria degli ultimi 60 anni che si poteva prevedere ma soprattutto si poteva evitare

E' un film dell'orrore che abbiamo già visto. Volendo, avremmo potuto evitare la replica. La tragedia che sta sconvolgendo il Corno d'Africa e ha assunto dimensioni da catastrofe si poteva evitare. Ampie aree di Somalia, Kenya ed Etiopia sono nella morsa della carestia, un mostro che avanza e adesso minaccia anche Burundi, Gibuti, Sud Sudan e Uganda; in sostanza buona parte delle regioni dei Grandi Laghi e del Corno d'Africa. Undici milioni di persone sono a rischio fame; dei morti non esistono stime attendibili ma le proiezioni del disastro non lasciano scampo. Il commento quasi unanime degli operatori che in questi giorni sono in prima linea è da piaga biblica: giurano di non aver mai visto nulla del genere, che si tratta della peggiore crisi mai affrontata dall'Africa negli ultimi sessant'anni, che anche la carestia che colpì l'Etiopia tra il 1984 e il 1985 e fece un milione di morti non aveva assunto queste dimensioni.

martedì 26 luglio 2011

Chi vuole staccare la spina al Governo?

di Michele Molisso

Sembra avere le ore contate il peggior governo di 150 anni di storia nazionale, un governo da macelleria sociale unito solo dall’odio verso lo straniero e ostaggio della Lega Nord nelle scelte su politica economica ed investimenti che penalizzano il sud Italia, un Governo che fa quasi esclusivamente leggi a favore dei più potenti, ricchi e corrotti, leggi per curare gli interessi aziendali di Berlusconi, per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, senza preoccuparsi dei lavoratori precari, dei disoccupati, delle famiglie più povere.
Sembra che il Governo stia per cadere, però è sempre lì sorretto da una maggioranza numerica servile, un Governo che non ha niente da offrire come stabilità politica e credibilità al Paese, un Governo che esiste solo perché il capo del centrodestra non può essere messo in discussione dai suoi lacchè e se cade lui affondano tutti. E’ un Governo di irresponsabili a cui non interessano le sorti del paese sull’orlo della bancarotta finanziaria, un Governo che ha ridicolizzato l’Italia agli occhi del mondo intero, un Governo che è stato già ampiamente sfiduciato dagli elettori ma nonostante ciò continua a fare danni ed a tagliare fondi ai meno abbienti, un Governo che alimenta tensioni e conflitto sociale,

La strage e gli attentati in Norvegia: perché?


Di fronte ad eventi come quelli norvegesi, la strage di oltre novanta innocenti, ragazzi inseguiti e uccisi con ferocia da uno o forse più folli killer nazisti, oltre a provare orrore e dolore indicibili sentiamo il bisogno di capire ad ogni costo il perché.
La vita di un essere umano ha sempre lo stesso valore ad ogni latitudine. Si tratti dell'ultimo povero della terra o dei cittadini di uno dei Paesi più civili e socialmente avanzati al mondo come quella norvegese, ma essendo portati a ragionare e giudicare attraverso consolidate categorie sociologiche e storiche (a cui si aggiunge, come scrive Il Manifesto, la scarsa conoscenza comune a tanti di noi della effettiva realtà della maggioranza degli Stati del nostro continente e della sempre mitizzata società del nord Europa) è inevitabile restare interdetti e basiti per un fatto che, con quelle dimensioni e quelle modalità di esecuzione, nessuno poteva immaginarsi potesse accadere proprio lì.
Bene dunque non fermarsi alle interpretazioni e alle ricostruzioni che ci offrono i principali organi di informazione. Bene che vi sia qualcuno che apra squarci di conoscenza parlandoci del ruolo politico della Norvegia e delle sue posizioni nell'ambito della NATO, del suo petrolio e del suo gas naturale e degli accordi in questo settore conclusi con la Russia, delle mire internazionali per lo sfruttamento dell'Artide, dell'influenza sull'opinione pubblica mondiale che deriva dall'assegnazione dei premi Nobel, del progetto di riconoscimento dello Stato Palestinese. Sappiamo bene, guardando ad esempio alla storia del terrorismo e delle stragi in Italia, dei misfatti che possono compiere (in termini di regia occulta e depistaggio) società segrete e servizi di intelligence interni ed esteri. Certo tutto è possibile, anche che esista chi sia in grado di utilizzare ed orientare la follia omicida di singoli individui e di cellule politiche criminali.
Ma onestamente appare del tutto fuori luogo o quantomeno prematuro che vi sia chi, come qui e qui, voglia insinuare il dubbio del complotto (anzi darlo per certo) ordito dall'estero (USA e Israele immancabilmente) solo fondandoli su 'ragionamenti' politici e non sulla base di sostanziali indizi ed elementi di fatto. Questo non è giornalismo e così facendo non si rende un servizio alla verità ma ci si dimostra schiavi dei propri pregiudizi ideologici e delle proprie immutabili certezze (o, peggio, si fa nascere il sospetto che si dipenda da qualcosa o qualcuno). 

domenica 24 luglio 2011

ANCORA DUE PAROLE SUL MOVIMENTO VIOLA



di Giandiego Marigo per AreA


Alcuni “contenitori”, blog, ed anche testate della Sinistra Radicale, per esempio Nuova Resistenza.org, ma anche altri.


Ipotizzano, velatamente, non da oggi il fatto che il “movimento viola” sia pagato e foraggiato dai partiti, ora questo, ora quello, ora tutti quanti insieme.

È vero solo in parte, perchè l'analisi a premessa che vede e legge il movimento viola come una sorta di monolite che viene fatto risalire alla pagina di Facebook “il popolo viola” ed alle sue diramazioni in rete è, solo molto parzialmente, valida.
Il Movimento Viola, ammesso che abbia ancora senso il parlarne, è molto più complesso e composito e non può essere liqudato con la pagina in questione, che nasce fra l'altro da un'occupazione e dall'estromissione di parte dei fondatori con un colpo di mano.

Il coordianmento ed in specifico la persona che teorizza finanziamenti, sulla serie di commenti di Facebook riportati, per esempio, da Nuovaresistenza.org, sono frutto di una riunione di cinquanta persone, ma anche se fossero state cinquemila, come avrebbero potuto davvero rappresentare un intero movimento?

Il fatto che la persona in questione parli del movimento come di cosa sua è legata alla sua personale conformazione mentale ed al suo altrettanto personale stato psicologico, così come alla sua convinzone individuale di esserne leader e rappresentante.

Io chiedo ai “compagni” di “Nuova Resistenza” come si può rappresentare un movimento? Chi può arrogarsi il diritto di farlo?
I partiti hanno interessi nel movimento viola? Certamente sì.

Ci hanno messi dei danari? Altrettanto certamente sì. Sin da quel 5 dicembre, chi ha reso possibile l'evento? Chi ha organizzato l'enorme logistica? Banalmente, chi ha pagato il mega-palco con multivisione? Hanno raccolto i soldini casa per casa?

Basti pensare alle cravattine di Vendola, alle sciarpette di De Magistris e Di Pietro e di moltissimi co-leaderini dell'IDV, ai riferimenti violetti di numerosissimi interpreti del ghota Piddino, ma erano e sono i soli che abbiano investito su questo movimento? Assolutamente no!

Chi ha popolato la piazza del 5 dicembre, c'erano forse solo bandiere viola, nonostante le richieste e le intenzioni?

Coloro che abitavano quella piazza e che, a ragione, possono essere denominati “i Viola” erano solo il popolo di San Precario ed i seguaci dell'attuale pagina rubata? Assolutamente no! Lo sappiamo tutti ed è per questa ragione che siamo ancora qui a parlarne.
Il fatto che qualcuno(non faccio nomi ma li conosco benissimo) si sia impossessatodi una pagina molto seguita e che faccia di tutto per “parlare” ed essere “inteso” come unico portavoce di un movimento lo liquida e lo esaurisce?

Non siamo nati ieri compagni, non è così!
Dovremmo quindi aderire all'equivoco formale su cui gioca anche molta stampa individuando in un “attivista” romano che si vede dovunque e sempre, solo perchè sta a Roma ed è pagato da un partito per occuparsi di immagine, unicamente perchè sa “cavalcare” il movimento l'unico vero leader del movimento medesimo? Strumentale ed anche un tantino sciocco, ma allora il vero leader è l'attivista romano oppure il pensatore ex Santo che occupa la pagina? È nato prima l'uovo o la gallina?
Il fatto che i partiti decidano di finanziare parti del movimento per appropriarsersene...significa che lo possono fare?
Secondo questa logica allora il PD potrebbe persino essere credibile quanto si erge come “interprete referendario”, ma non lo è e lo sappiamo tutti benissimo.
Per i miei quattro amici comunisti. Ricordate la differenza fra partito ed organismo di massa? Esiste ed è oggettiva, anche se da sempre intesa in modo strumentale.
Nel fare questa operazione “strumentale” che serve a “svuotare” il senso di una vera novità quale il “Movimento Viola” è stato e potrebbe ancora essere, che fine si poersegue se non l'affermazione di essere gli unici veri referenti per quel che ne resta?
Nel descriverlo come un monolite, una sorta di giocattolo in mano a qualcuno, non si rende giustizia ai molti che, per esempio, con la Rete Gruppi Locali Viola si sta impeganndo moltissimo sul territorio e che nulla ha a che spartire con la pagina menzionata, che si badi, trascina 400.000 contatti non per suo merito, ma per l'inerzia di quel 5 dicembre, e che così se li è trovati al momento del furto con destrezza.

Non si rende giustizia ai tantissimi che ci hanno creduto e ci credono. Che ancora sono attivi nonstante mezzi, mezzucci, escamotage e mille cancellazioni (quelle che on line si definiscono Bannature e che sono la realtà quotidiana della pagina sino a qui menzionata)
Un movimento non è mai un monolite, ma è sempre complesso, articolato è un movimento, insomma.

I progetti e le tensioni interne ad esso sono vari e svariati, diversi e complessi. Non possono essere liquidati in una ipotesi o in una dichiarazione...chiunque la faccia.
É il medesimo equivoco che portò a confondere il Movimento Studentesco con i quattro attivisti dell'Università Statale che presero questo nome.

Encomiabili e nel loro pieno diritto, ma non rappresentativi di una realtà complessa, che comprendeva molte università, moltissime scuole medie superiori...un universo difficilmente leggibile che si frantumò poi in mille rivoli fertilissimi e ricchi di significati diversi.
Stupisce che dei marxisti commettano questo errore di ingenuità,ma fa anche pensare che lo facciano in modo strumentale.
Chi scrive nasce da quel movimento, antico e variegato e forse per quello concede ai movimenti, sempre il beneficio del dubbio.

sabato 23 luglio 2011

SINCERAMENTE...BASTA. PARLIAMO SERIAMENTE?

























Di Giandiego Marigo per “AreA” e per “ Contro il Governo della Vergogna”


Qualche anno fa fondai una pagina di Facebook, che ora ha seimila iscritti, che era l'evoluzione di un gruppo fondato un anno prima.
Questa pagina si chiamava “CONTRO IL GOVERNO DELLA VERGOGNA- per il rilancio della sovranità popolare”.
Pensavo, sinceramente che sarebbe durata qualche tempo , ma che prima o dopo avrei dovuto dismetterla. Purtroppo non è stato così...sono 17 anni che ci siamo dentro e prima non è che allora stessimo poi così bene.
Siamo ancora nel pieno della vergogna che non sembra avere mai fine, ma prosegue senza alcuna pietà per nessuno.
Ogni giorno sembra destinato a spingere un poco più in là il senso profondo di nausea e lo stupore che ci si possa spingere sino a questo estremi limiti nel rimestare nel fango e nella melma (accettate quest'assonanza e lasciate libero sfogo alla vostra immaginazione).
Ormai ne abbiamo sentite di ogni.


Non c'è giorno che un pasdaran della nuova destra non si svegli cercando di stupire persino sé stesso sparandola il più pesante e demenziale possibile.
La risata che seppellisce tarda, anzi...sembra non arrivare mai, forse perchè abbiamo perso il senso dell'umorismo?
Oggi sull'onda dei movimenti viola, arancione e seguendo le vicissitudini dei comitati referendari e dei movimenti glocal...No Tav, piuttosto che NO Dalmolin, ma anche altri che estemporaneamente di formano all'occorrenza. Ho fondato un'altra pagina che sta crescendo: AreA (richiamando una definizione che a me piace moltissimo AreA di Progresso e Civiltà).


Pagina che vuole interpretare il nuovo pensiero “altro” che questi movimenti interpretano e che va, a mio umilissimo parere, al di là persino delle antiche definizioni di DX e SX
Perchè vi dico questo?


Perchè il tempo sta passando io mi sono “cuccato” quasi quarantacinque anni di Democrazia Cristiana poi diciassette di Massoneria Berlusconica e di Impero del Male...sono,sinceramente un po' stanco.


Vi chiedo , per favore, datemi la sensazione vera del cambiamento.
Qulcuno narra di un passato con una pseudo sinistra al potere, di un'epoca in cui esisteva il consociativismo...nel quale i comunisti? Dilagavano. Io non me lo ricordo, ma forse la vecchiaia incombente ( i prossimi sono 57) inizia a giocarmi brutti scherzi ed il ricordo assume i contorni della fiaba personale.
Quello che mi ricordo io sono quasi sessantacinque anni, con brevissime interruzioni per esperimenti patetici, d'ininterrotto potere “conservatore”.
Perdonatemi se sbaglio,ma mi sembra proprio di ricordarla così.
Divagazioni, modulazioni, variazioni tematiche, ma la melodia, la traccia principale è sempre e solo quella “conservazione”.
Ed oggi si propone un cambiamento in senso restauratorio...quai che ci si fosse spinti chissà dove sulla strada dei diritti e del socilaismo o che so in prove generali d'anarchia e cultura libertaria, non è così...non lo è mai stato.
Il potere della borghesia e del capitale non è mai stato messo a repentaglio, nemmeno un attimo e tutto lo schifo e la melma(riecco l'assonanza) dalla quale siamo sepolti e che ci soffoca è certamente merito e parte della cultura che essi ci hanno proposto ed imposto.
Non si cerchino quindi altri responsabili e non si inventino caste che siano altro da quella ispirata e coltivata da questo “sistema culturale e di pensiero".
Lo stesso Imperatore Farlocco nasce , cresce e trova ispirazione ed Humus in questa cultura che è il suo brodo primordiale.
Non premettere un raginamento siffatto quando si parli di caste e di potere è limitare il senso del proprio discorso.


Non è vero che siano tutti uguali, perchè la verità è che noi non abbiamo mai avuto altro che non fosse questo.
Abbiamo sempre e solo mangiato pane e “conservazione “ del potere che ci ha illusi persino di traformarsi e di modificarsi pur di mantenersi.
Pensate che beffa se tutto questo “tramestio” non foss'altro che un'ulteriore trasformismo del Grande Supremo Ramarro che ci ha tenuti in scacco sino ad oggi e se tutto l'ululare cn il quale ci sembra di stare facendo chissà quale rivoluzione culturale altro non fosse che la Ola all'ultimo cambio di colore del grande rettile.
Io, per me, diperatamente, continuo a credere che il cambiamento non sia una sostituzione e debba riguardare, profondamente e spiritualmete ognuno di noi.


Nei propri rapporti con l'altro e con i potere.


Resto sulle barricate del Maggio e di quell'Immaginazione Al Potere. Di quel bisogno di cambiare che riguardava la vita i rapporti e le cose che avevsa il coraggio dei comportamenti e che si spingeva sino alla cultura, rifiutando quella del potere e definendone una diversa , altra e popolare.


Voglio invitarvi a visitare le due pagine di cui vi ho parlato, non perchè io ci guadagni, non sono nemmeno solo a condurle, ma perchè potreste forse trovarci qualche cosa di nuovo e voi stessi potreste proporlo.
Con Terzani io voglio ricordare che la prossima rivoluzione sarà spirituale. Anche se comincio a disperare di poterla vedere, lavoro per questo. E voglio anche ricordare che sempre ogni forma di “ribellione intelligente” è nata non violenta ed io credo che così debba rimanere. Non meno che rivoluzionaria, ma non violenta.

giovedì 21 luglio 2011

Come e perché contro la casta





Quando in Italia si parla di lotta alla casta (pensando alla sola casta politica anche se in realtà ci sarebbero anche altre caste da combattere) i più scattano in piedi pronti, almeno virtualmente, a spaccare il mondo di fronte a privilegi ignobili e indecenti soprattutto quando raffrontati alla vita reale dei cittadini, alcuni storcono il naso non capendo o facendo finta di non capire la differenza che passa tra costi della democrazia (cioè la presa in carico da parte della fiscalità generale del fabbisogno di risorse economiche delle associazioni politiche - con rimborsi elettorali ed erogazione di servizi - e di un'equa retribuzione degli eletti nelle assemblee rappresentative e dei titolari di cariche pubbliche a livello nazionale e locale, condizioni indispensabili perché la politica non sia esclusivo appannaggio dei soli ricchi) e lo sperpero di denaro pubblico che la casta opera a proprio vantaggio, altri ancora non esitano a cavalcare l'indignazione dei cittadini a fini elettorali e dell'acquisizione del consenso (il solito Antonio Di Pietro che con le sue pur meritevoli iniziative per la riduzione dei costi della politica non può farci dimenticare che nella gestione personalistica, proprietaria, priva di reale democrazia interna della propria Italia dei Valori, nell'assenza di trasparenza nella gestione dei contributi elettorali e nella scelta dei membri del partito che riesce a far eleggere nelle istituzioni (De Gregorio, Razzi, Scilipoti) si pone a pieno titolo come parte integrante della casta).
La sacrosanta lotta alla casta politica non deve far dimenticare che la questione dirimente oggi riguarda l'economia: come superare la dittatura della finanza, come impedire che Stati e Popoli restino indifesi alla mercé della speculazione finanziaria, come far sì che la sovranità popolare, in ambito nazionale e sovranazionale (Unione Europea e non solo), non continui ad essere espropriata da organi 'tecnici' privi di legittimazione democratica. Non deve oscurare il dibattito e la riflessione su cosa, quanto e come produrre, su come democratizzare tali scelte e con quali criteri distribuire con giustizia il reddito prodotto, su cosa sia realmente la ricchezza (intesa come insieme dei beni necessari alla soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali degli individui, di tutti gli individui) e come questa non possa ridursi nel Dio PIL, di cui continuare a perseguire ossessivamente la crescita (e la cui dimensione paradossalmente si alimenta anche di eventi tragici e negativi quali ad esempio gli incidenti stradali o l'inquinamento).
Non deve inoltre oscurare l'esistenza di tante altre caste: di quella sindacale (i cui leader difficilmente potranno impegnarsi nella difesa dei lavoratori – contro il governo e le imprese – essendo destinati, a fine carriera sindacale, ad una poltrona di parlamentare o di qualche ente pubblico), delle gerarchie ecclesiastiche, dell'imprenditoria assistita capace solo di privatizzare i profitti e pubblicizzare le perdite, dei baroni dell'Università, della magistratura composta di pochi eroi e tanti passacarte, dei giornalisti, delle professioni inaccessibili se non come eredità familiare, degli intellettuali al soldo di chi paga meglio, dei membri dello star system dello spettacolo e dello sport beneficiati da guadagni privi di ogni logica economica e morale.
Ma la riduzione dei costi della politica non è una battaglia meramente simbolica né tanto meno inutile. Anzitutto si tratta di cifre che nel loro complesso hanno dimensioni enormi: secondo le stime della UIL più di un milione di persone, direttamente o indirettamente, a libro paga della politica ed un costo complessivo di oltre il 12 per cento del gettito annuo dell'IRPEF. 

domenica 17 luglio 2011

QUANDO LA SOLIDARIETA' PURTROPPO NON BASTA E NON SERVE

(foto tratta da Fatto Quotidiano)








di Giandiego Marigo per AreA( AreA di progresso e cilviltà del Lodigiano)


Avevo dato la mia solidarietà, per quanto possa valere, ai lavori della TNT in lotta.in quel frangente avevo anche narrato la mia personalissima testimonianza di come e cosa siano le cooperative “trappola” che i grandi corrieri creano per “schiavizzare” i lavoratori...per altro prevalentemente stranieri.


Avevo anche detto in quel contesto quanto fosse difficile, ardua e “disperata” la lotta che questi uomini avevano intrapreso tutto questo è stato inviato come lettera al Cittadino di Lodi e pubblicato su due Blog (Neuroniattivi e Verità e Democrazia) ...e su vari gruppi di facebook.
In quell'occasione avevo parlato di me, italiano e disperato, trattato come fossi uno schiavo, ma oggi non devo rinnovare questa testimonianza, ma parlarvi di loro...gli altri, gli stranieri, quelli che non contano, quelli che non possono, non devono nemmeno pensare di ribellarsi...di difendere il posto di lavoro, perchè loro non contano e se per un italiano disperato quale io sono, un specie di pezzente barbone i diritti sono sospesi, figuriamoci per loro, che sono pure stranieri.


La stampa quotidiana ne parla con ampiezza ed io faccio riferimento al Fatto Quotidiano, solo per comodità e per ampiezza del loro resoconto.
Ancora una volta si è dimostrato come sia impossibile e senza speranza tentare di “umanizzare” e “normalizzare” il lavoro nel settore che TNT, UPS, DHL, BARTOLINI & CO. detengono con mano ferrea e che vale miliardi e miliardi di Euro di fatturato, accumulati tutti sulle spalle e sulla vita stessa dei lavoratori che hanno la sventura di avere a che fare con loro.
Hanno sprecato le forze dell'ordine in assetto antisommossa per attuare questa bella pensata “liste di proscrizione”, mentre fingevano per la “pubblica opinione” di volere un accordo. Certo, tagliamo ogni dritto alle famiglie, li carichiamo di Tickets, non abbiamo soldi per i tribunali, nulla per scuola, per la stessa polizia in indagini importanti , ma quelli per sprecare le truppe antiguerriglia in ValSusa o a Piacenza...bhè quelli per la repressione non mancano mai...chissà perchè?
“Liste di proscrizione "...- Tu entri!...Tu no, perchè Protesti- - Non fiatare perchè oggi lavori e domani magari no-.


Con un permesso a termine sono molti ed altrettanti sono ricattabili in mille altre maniere.
Potrebbero licenziarli tutti quelli che hanno osato ritenersi esseri umani...pochi se ne renderebbero e se ne renderanno conto ed ancora meno accorrerebbero ed accorreranno in aiuto, son tempi duri e in fondo sono quasi tutti stranieri.
Nuova moda, stile Pomiglaino...aggravato ed ingigantito dall'aggravante etnica.
Perchè il fatto che i lavoratori siano in maggioranza extra pesa...come un macigno.
Ed ancora una volta i grandi Corrieri la passano liscia, terzializzando ogni rischio e esternalizzando anche la repressione, mentre le assocciazioni a delinquere che si travestono da cooperative...vengono protette dal sistema.


Perchè così funziona questa cosa...perchè tu lavori con la divisina TNT, consegni per TNT, ed è sempreTNT a straguadagnare sul tuo lavoro, ma non sei TNT, non sei niente, nemmeno un essere umano.
Ho già raccontato questo, ma qui in puù c'è anche l'aggravante delle buste false e del “nero”...e sì dovrebbe preoccuparsi lo Stato di questo...oppure no?


Invece preferisce affiancare i grandi corrieri nella repressione...
La solidarietà è quella dei soliti noti la CGIL a volte e PRC(FdS), forse qualcuno di SeL ed il deserto...eh sì! Sono stranieri in fondo, “ladri di lavoro”.
La nostra mentalità e quella di non calcolarli, questi uomini dietro alle buste ed ai pacchi che arrivano nelle aziende, nei negozi...degli uomini che consegnano le buste al posto dell Poste Italiane, non li calcoliamo perchè valgono molto meno della busta che ci consegnano.


Se TNT a Piacenza li tratta come schiavi, come cose, se tutti i grandi corrieri lo fanno, con situazioni al limite del rispetto umano, in fondo non interessa, sono stranieri ed al loro fianco ci sono i soliti, le zecche rosse dei centri sociali...i Cobas, quei sindacati lì che non sono nemmeno sindacati, quelli che non vanno a Ballarò.
Infatti non ci vanno e nemmeno ad Anno Zero, perchè delle lotte e delle condizioni di lavoro nei grandi corrieri non importa a nessuno.
L'importante e che le buste ed i pacchi internazionali arrivino, non interessa come, basta che sia in orario.
Fondamentale è che questo avvenga a prezzi di concorrenza, di libero mercato e non importa se questo costa “diritti”, “sicurezza”, “condizioni di lavoro disumane” non interessa a nessuno, l'importante è il prezzo.
Dell'omino colorato dietro alla busta, soprattutto quando poi è sud-americano, rumeno o peggio...bhè oggi è uno, domani è un altro...l'importante è la puntualità. Ne licenziano cento??? Chi se ne frega ce ne sono altrettanti, anzi migliaia fuori dalla porta disposti a tutto pur di mangiare...Libero mercato, mercato degli schiavi.

venerdì 15 luglio 2011

POVERTA' (di Giandiego Marigo)





Come vi si racconta povertà?
Non c'è, sapete. nessuna nobiltà
in denti rotti in bocca
né sdegnoso distacco, nel non aver vestiti
non Valentino vestito di nuovo
nessuna brocca di biancospino
nessuna tenerezza, né dolcezza
non né mediazione o compromesso
non c'è molta poesia nella paura!
La compassione poi dà persin fastidio
non c'è gloria in una camera ammuffita
in un armadio di vestiti smessi
tutti più larghi o stretti
di quanto poi non serva.
Tutti vecchi e dismessi
tutti che ti qualificano
poi, per quel che sei
nessuno e niente.
Fuori dal tempo, inelegante, povero!
Non c'è nulla di epico
nel perder casa, nel non averla affatto
nel non veder futuro!
Non c'è interesse in voi,
che fate solo finta, d'ascoltare.
Nulla di eroico o di spirituale
ed è persin difficile da dire.
Nessun piacere si prova
nel narrare d'impotenza e dolore
Non c'è interesse, certo in chi t'ascolta
non è una bella storia
non c'è pathos, poca o nulla suspance
si rappresenta solo il fallimento
morta speranza
fa solo un po' paura, nulla di bello.
Come posso spegarvi umiliazione
se non ci son parole,
se non c'è il modo giusto a raccontare.
Se a volte è impossibile ascoltare?
Come posso spiegarvi
il rinunciare alla socialità
per la vergogna, della tua bocca
del tuo vestito vecchio e stretto
di anni ed anni...in cui
hai disimparato a stare insieme
per te è normale il scegliere
un vestito, per uscire di nuovo
questa sera
chi sono io...il pezzente
per dire a te che no!
non è normale, anzi è dolore
e persino umiliazione?

Questo è il momento di scendere in piazza: noi la crisi non la paghiamo!


La finanza non deve essere rassicurata, ma messa in condizioni di non nuocere, così scrive Mario Pianta su Sbilanciamoci.info .

Questa crisi che sta facendo precipitare nel baratro Stati e Popoli è la crisi del capitalismo, della globalizzazione, della finanza dei pescecani che ha preso il sopravvento sull'economia reale, di un sistema in cui si fanno profitti speculando con il denaro e non più con la produzione di beni e servizi, del finanzcapitalismo come lo definisce Luciano Gallino.
Non si capisce per quale motivo dovremmo suicidarci per difendere un sistema che condanna alla miseria e alla fame gran parte dell'umanità, che pretende di demolire le conquiste sociali che alcuni popoli hanno ottenuto attraverso secoli di lotta e di impedire che diventino patrimonio di tutta l'umanità, che si alimenta di terrificanti conflitti militari, che sta conducendo il nostro pianeta al collasso e alla distruzione con produzioni e consumi fondati sullo sfruttamento insensato e folle delle risorse naturali.
Come si può pensare che accettando le regole del gioco (il ricatto) di chi ci ha condotto fino a questo punto potremo salvare le nostre economie e le nostre condizioni di vita?
Eppure l'Europa, questa Europa che tradisce le sue ragioni fondanti e la sua civiltà e la sua cultura secolare ci dice che non ci sono alternative e tutte le forze politiche presenti nel Parlamento italiano accettano passivamente i paradigmi di questo sistema, dando il via libera, sotto la spinta del Presidente Napolitano (quello che negli anni '80 inciuciava con Craxi e la cui corrente veniva finanziata da Berlusconi) e plaudendo al 'proprio senso di responsabilità', ad una manovra finanziaria inefficace ed ingiusta.
L'informazione mainstream, gli economisti e gli opinionisti 'liberali' indicano quella che ritengono l'unica strada da percorrere: liberalizzazioni, smantellamento di quel poco che è rimasto della presenza pubblica nell'economia (ENI, ENEL, Finmeccanica, aziende municipalizzate), taglio delle spese sociali (pensioni, sanità, scuola), cancellazione dei diritti dei lavoratori in nome della flessibilità e della competitività. Senza alcun pudore nel contraddire la volontà popolare per la tutela e valorizzazione dei beni pubblici emersa nei recenti referendum.
Tutto questo nella speranza di tranquillizzare i mercati e quietare gli speculatori: una sorta di sacrificio umano in nome del Dio Mercato. E facendo finta di ignorare che determinando il peggioramento delle condizioni di vita della maggioranza dei cittadini e l'incremento delle diseguaglianze sociali, privando la mano pubblica di aziende e di patrimoni attraverso cui poter indirizzare la politica economica, industriale e sociale, inseguendo una ormai impossibile crescita, si causerà un ulteriore impoverimento del Paese e dunque la maggiore e fatale incidenza del debito.

giovedì 14 luglio 2011

COMPAGNO?, AMICO?...SEMPLICE CONOSCENTE!










Di Giandiego Marigo per AreA

Premetto che Vendola ha smentito quello che La Repubblica ha pubblicato, al proposito delle sue dichiarazione sulla differenza lessicale e d' importanza fra i due termini “compagno” ed “amico”.
Il fatto che egli lo abbia detto o meno, in quel modo o in un altro però ha davvero scarsissima influenza e nulla importanza.
Quello che sinceramente mi ha colpito e lasciato basito è la reazione che questa ipotetica dichiarazione ha provocato nel popolo di quella che chiammammo “Sinistra”...ho voglia di piangere, ripensandoci...per il livello raggiunto.
É davvero questo l'importante...su questo decidiamo la differenza fra un'AreA di Progresso e Civiltà vera e una invece un po' Farlocca? Su questo intendiamo smarcarci dal centrismo, dal polulismo, dallincuicismo teorizzato e diffuso?
È con questi “altissimi” argomenti che finalmente affronteremo la questione del pensiero unico e della cultura dominante?
Desolante!
Un tempo la sinistra si divideva sul Compromesso Storico, sulla “Rivoluzione Culturale”, sulle medotiche di intervento in fabbrica, sulla centralità operaia...oggi litighiamo sui termini, sul vento, sullo svolazzare di una gonna e di una cravatta.
Un mio amico ha commentato un rimbrotto su questo argomento on line, dicendo “Sono preoccupato che disquisendo sui termini si lasci , in qualche modo, la rappresentanza della sinistra ai soli 'Urlatori' che così bene hanno contribuito sino ad oggi all'isolamento e che sono fra gli artefici della divisione strumentale operata con astuzia dal PD”.
Realistico devo dire, ma come uscirne se il livello è questo e se una parte di quella che chiamammo “sinistra” sembra attendere solo ed unicamente di raccattare bandiere e fare risse sui termini, mentre un'altra sembra preoccupata solo di recuperare immagine rimirandosi allo specchio e ribadendo la domada su chi sia “la più bella del reame?”.
Situazione complessa...mi ricorda l'abusatissima favola Zen dove il saggio indica la Luna e lo stolto fissa la sua attenzione sul dito.
Davvero, davvero vogliamo andare avanti così?
Questo è il nostro livello culturale?
Su queste basi pensiamo di creare alternativo, circuito e cultura? Su polemiche siffatte baseremo la rinascita di quella che chiamammo sinistra? O, per coloro che ancora stanno guardando il dito, ne difenderemo l'esistenza (del tutto ipotetica a questo punto).
Mentre le esigenze reali ci impongono un nuovo ascolto ed un nuovo racconto (a Nichi piacerebbe questa frase) noi perdiamo tempo, energie. Predisponiamo emozioni , rancori e bisticci su una questione di lana caprina.
Davvero abbiamo bisogno di questo?
L'essere altro dal sistema si misura sulla conservazione dei simboli? Si misura su bandiere e regole? Oppure nella pratica quotidiana di coportamenti alternativi. Nella diffusione,mediante esempio di modi e mode differenti ed asistemici? È davvero così fondamentale la definizione libresca del termine, la precisazione del percorso analitico...ed il riferimento alla pagina del tomo da cui ricaviamo queste certezze?
L'affermarsi dei movimenti variamente colorati degli ultimi tempi non ci ha insegnato nulla? Non possiamo essere semplicemente arcobalenici, creativi, altri, diversi, asistemici, alternativi...questo non può essere un buon inizio?
La domanda che ci dobbiamo porre è davvero se siamo “compagni” parola bellissima e piena di significato, profondissima, oppure “amici” altra parola stupenda e significativa che da sola può dare senso all'esistenza? È questo il problema? Se fossimo fratelli, sarebbe diverso?
Non è forse il significato che noi diamo alle parole il vero metro di confronto e non le parole in quanto tali?
Mentre noi ci “azzanniamo” su quest'altissima questione il potere fa passare la sua cultura, il suo programma, la sua visione...e noi, finalmente esauriti dalla tenzone gli opporremo un termine, forse e finalmente comune?
É questo il problema? È questa la strada. È davvero così importante il colore di una bandiera o lo è maggiormante la sostanza di cui sono costituite le idee?
Abbiamo tanto tempo da perdere? Se sì ditemelo perchè io non avevo quest'impressione.

mercoledì 13 luglio 2011

L'epoca del grande inciucio

di Giandiego Marigo per AreA

Non è affatto necessario essere marxisti-leninisti e nemmeno degli anarco-insurrezionalisti, non serve essere NO-TAV o NO-Dalmolin.
Non serve essere nemmeno “antagonisti arabbiati" per accorgersene.
Sebbene l'idea di un accordo “sotterraneo” per mantenere lo stato di cose o comunque per prendere tempo...abbia un vago profumo di dietrologia, facendo sovvenire alla memoria i progetti diegli “illuminati” di Bilderberg ed il loro NWO.Eppure non serve nemmeno essere, appunto, dietrologi o presunti tali.
Basta guardare come vanno le cose qui da noi, seguendo, pur con difficoltà, le notizie dai giornali mainstream, cioè accodati e proni nella descrizione del mondo e delle necessità. Destra e sinistra qui non contano, qui stiamo parlando di cose vere!
Eppure fra le righe l'inciucio viene fuori,palese, pacchiano e offensivo.
Qualche sociologo no global ha elaborato la teoria dei traumi successivi. Creare un trauma e poi dare la soluzione, come “unica possibilità di scampo” per preparare e facilitare i cambiamenti in progetto.
Oggi di traumi ce ne stanno ammanendo una serie...uno dietro l'altro, in dosi massiccie, ma continue e graduali, per darci il tempo di assorbire bene il concetto e contemporaneamente per non lasciarci troppo agio di guardarci attorno.
Loro stanno lavorando sulla loro “visione”, ce la stanno appioppando senza nemmeno chiederci il permesso...senza vasellina, in buona sostanza.
Passatemi l'allusione crassa e di bassa lega, ma va di moda.
Quello che sconcerta è, al di là, di qualche isolato belato, di qualche urlaccio scomposto e di alcune manifestazioni di forza puramente muscolare è l'assenza di un'alternativa, la mancanza assoluta di un'altra ipotesi.
Persino coloro che si riempiono il petto di medaglie auto-definendosi “oppositori” si accodano, responsabili, ordinati e “presenti” nel momento del bisogno. Per il superiore interesse della nazione.
Le voci d'alternativa, sono isolate, spesso derise, trattate anche da chi dovrebbe essere loro amico con sufficienza e commiserazione. Perchè...suvvia “Dove si può trovare un mondo migliore di questo?”.Loro lo sanno benissimo che la loro ipotesi non regge, che non è compatibile , che non può durare, perchè prende senza dare, perchè non ha rispetto delle scorte perchè nasce da un rapporto parassitario che non ha futuro, eppure insistono nel raccontarci che questo è “il miglior mondo possibile”.Sanno benissimo anche d'avere il tempo limitato dalle risorse in esaurimento, sono perfettamente coscienti che il modello di “Capitalismo selvaggio e deregolato” non ha alcun futuro, a volte, persino lo dicono, per farci credere d'essere sinceri.
Eppure continuano a ribadire la loro “cultura” perdente e marciscente come “l'unico pensiero possibile e attuabile”.In questo è davvero difficille individuare chi non sia d'accordo, impossibile nella politica tradizionale...persino alcuni “radical” finiscono con l'essere organici e appiattiti sulla “cultura dominante”, certo propagandando il suo contrario...ma legittimandola implicitamente, proprio perchè incapaci di pensiero altro e diverso da quello dominante.
Io l'ho definito “capitalismo feudale” il loro progetto finale, quello che , realmente, nascondono dietro l'affermazione di un modello che loro stessi sanno insostenibile. L'Affermazione del potere delle “famiglie dominanti”.
La separazione fra il “mondo normale”, l'illusione, matrix e la realtà d'un dominio che non ha nulla di moderno, perchè aderente ad un modello millenario di “impero dell'acqua”...dove l'acqua è sia quella per definizione che l'idea dell'energia che muove le cose, che permette al mondo, al “miglior mondo possibile” di esistere. Tutto questo sotto l'aspetto generale di “modernità” di “tecnologia avanzata” di “progresso”.
Tutto questo passa per un'inciucio miserabile, su una legge finanziaria ridicola in un piccolo paese della periferia del mondo? Anche!
Passa dalla non comprensione della necessità di modificare il paradigma per salvare il mondo.
Passa dalla glorificazione della campagna referendaria per privarla della sua dirompenza, passa per la standardizzazione dei modelli “ribellistici” arancioni , verdi, rossi o viola...per assorbirne la pericolosità.
Passa dalla accettazione della necessità di salvare questo modello, anziché chiedersi quale potrebbe essere più efficiente e “giusto”.
Loro lo sanno, certo, quale il loro modello, ma per sé stessi e per le loro “famiglie” qui il feudalesimo...e noi beoti facciamo la ola al loro passaggio.
Loro stanno affermando l'impossibilità di cambiare le cose, per quanto possano essere difficili ed assurde.
Stanno raccontandoci dell'esistenza di una crisi per risolvere la quale basterebbe stampare carta moneta non a debito e distribuirla.
Stanno imponendoci sacrifici...sempre e solo a noi, per salvare un mondo che è funzionale e che serve solo a loro.
Nell'assurda convinzione che ciascuno di noi potrebbe accedere un domani, impegnandosi strenuamente e credendoci all'Olimpo dove essi vivono i loro giorni.
Perchè siamo in democrazia, nel “miglior mondo possibile” ed abbiamo tutti le medesime opportunità.
Ridicolo, falso e penoso...guardate cosa stanno facendo della scuola pubblica, guardate il modello culturale che propongono, tutto! La loro stessa esistenza afferma il contrario.
Eppure qualcuno ci dice di crederci, trvestendosi da “oppositore” ci parla di responsabilità, di coesione, di necessità di srare insieme per difendere questo “mondo meraviglioso”...per chi?
Coraggio! Un'altro mondo è possibile, ma si deve avere il coraggio di affermarlo, anche in momenti come questo, senza esibizione di muscoli , che fa solo il loro gioco, senza urla, ma con la forza di una cultura diversa dalla loro, che premette valori differenti, non smettendo di essere altri per inchinarsi alla “reponsabilità necessaria” ed “all'indispensabile coesione”.
Loro mentre lo dicono non ci credono affatto...pretendono però che ci crediamo noi.

lunedì 11 luglio 2011

Il flop di Futuro e Libertà: può esistere in Italia una destra liberale e democratica?


Altri tre deputati, tra i fondatori ed esponenti di primo piano di Futuro e Libertà e che per aderirvi avevano anche abbandonato le proprie cariche al governo, lasciano il partito di Fini: Ronchi, Urso, Scalia. Mentre Berlusconi continua a ricevere sberle al di fuori dei palazzi della politica (amministrative, referendum, condanna a risarcire De Benedetti per la corruzione sul lodo Mondadori, indagini giudiziarie su P3, P4, cricca della protezione civile ….) dentro il Parlamento incrementa i suoi consensi recuperando man mano (con una poltrona di sottosegretario, con un incarico in qualche ente o qualche codicillo ad personam, con commesse pubbliche o della Rai Tv) buona parte dei fuoriusciti finiani.
Chi nasce tondo non muore quadrato: chi si è fatto eleggere con Berlusconi e l'ha seguito, sostenuto e utilizzato per dieci o quindici anni risultava poco credibile quando, come fulminato sulla via di Damasco, scopriva il conflitto di interessi, le pendenze giudiziarie, la questione morale, i fallimenti della destra nell'azione di governo.
L'appeal del progetto finiano stava essenzialmente nella convinzione di poter far cadere Berlusconi, in un rovesciamento delle alleanze e nella nascita di un governo di emergenza: chi l'avesse seguito ne avrebbe poi raccolto i frutti. Sconfitti nel voto di sfiducia del 14 dicembre, conquistate modeste percentuali di consenso nelle elezioni amministrative, gli opportunisti sono scappati a gambe levate (meglio l'uovo che si può ottenere oggi con la partecipazione alla gestione del potere che l'incerta gallina del successo di un progetto politico domani) e così con Fini sono rimasti i fedelissimi come Bocchino, i sinceri legalitari come Granata e Angela Napoli, i fascisti onesti come Tremaglia e Paglia.

domenica 10 luglio 2011

Le aziende di Berlusconi condannate a pagare per la corruzione giudiziaria sul lodo Mondadori: ora Napolitano sciolga le Camere


Lasciamo stare il bunga bunga, sospendiamo (facciamo finta di sospendere ….) il giudizio sulle tante inchieste e i tanti processi in corso (con imputazioni gravissime) che riguardano Berlusconi e i suoi più stretti collaboratori (diversi dei quali già condannati con sentenza penale passata in giudicato) e su tutte le prescrizioni del passato. Ma la condanna in appello a pagare De Benedetti per risarcirlo del fatto che nel 1991 il giudizio che gli tolse la Mondadori era viziato dalla corruzione fatta nell'interesse di Berlusconi e delle sue aziende è un (altro) punto fermo. Un punto fermo che si aggiunge al caso Mills, l'avvocato inglese riconosciuto responsabile (anche se prescritto) di aver detto il falso; a vantaggio di Berlusconi e dietro pagamento di tangenti, in un procedimento giudiziario.
Tenuto conto che né Berlusconi né la sua maggioranza hanno alcuna intenzione di prendere atto della palese situazione di incompatibilità con il ruolo di Presidente del Consiglio e dell'indegnità con cui viene ricoperta tale carica, spetta (spetterebbe) al Presidente Napolitano trarne le conseguenze richiamando il Parlamento al rispetto dei propri doveri costituzionali (dare vita ad un nuovo governo) ed in assenza di risposta positiva sciogliere le Camere.
Oppure qualcuno pensa che ciò peggiorerebbe la valutazione da parte dei 'mercati' sulla situazione italiana?
Sogni di mezza estate …. sogno di avere un vero Presidente della Repubblica … sogno di veder attuata e rispettata la Costituzione.

sabato 9 luglio 2011

SOLIDARIETA' ILLIMITATA CON I LAVORATORI DELLA TNT DI PIACENZA

(immagine tratta dal Fatto Quotidiano)

di Giandiego Marigo per AreA
(AreA di Progresso e Civiltà del Lodigiano)


Riprendo la notizia dalla stampa quotidiana al proposito della lotta, mi mancano i termini per dire quanto giusta, dei dipendenti della TNT di Piacenza. In difesa del posto di lavoro.
Perchè mi emoziona così tanto questa rivendicazione...per il semplice fatto che una parte della mia vita, l'ultima da persona sana (prima dell'infarto e dell'invalidità) si è svolta all'ombra, oserei dire nel buio morale ed etico di queste pseudo-cooperative.
In questo senso, quindi, mi mancano le parole.
Proprio perchè io sono testimone della totale sospensione di ogni diritto, politico, umano e morale che queste aziende dedite al totale sfruttamento, ai limiti dell schiavismo svolgono.
Devi essere disperato per entrare in una di queste cooperative...oppure straniero, meglio se extracomunitario e disperato. Meno garantito tu sei, più vicino all'assoluto bisogno e più rappresenti un buon elemento. Un buon affare per queste cooperative.
Per spiegare faccio Outing...d'altra parte sono già stato sui giornali per cui poco mi cala.
Io ero disperato, fallito, indebitato, senza speranza, senza lavoro e per di più cinquantenne per cui senza nemmeno prospettiva futura.
Ex artigiano costretto a chiudere dalle prime avvisaglie della crisi che ancora oggi ci tormenta, ed ho accettato le condizioni ch'essi ti pongono.
Socio -lavoratore, senza diritti, senza voce in capitolo rispetto ad una cooperativa che invece dovrebbe garantirti il diritto alla parola, per sua stessa natura. Senza nemmeno un riconoscimento formale, infatti quando poi ho dovuto chiedere la pensione di invalidità non me la hanno riconosciuta perchè non ho lavorato (secondo l'INPS) per 52 settimane come dipendente con versamento di contributi. Si sono quindi limitati a riconoscermi, nonostante il mio 80% un assegno, miserevole, di mantenimento, ma questo è secondario e non interessa questo contesto.
Io, però, ci ho lavorato due anni per la cooperativa, prima in UPS e poi in DHL (altri Trangugia et Divora del settore logistico)...due anni, d'insulti, di offese personali e collettive, due anni di corsa, d'affanno quotidiani, conditi di insulti e umiliazioni...perchè non c'è nemmeno rispetto da quelle parti, due anni in cui i miei diritti di lavoratore erano inesistenti, ma attenzione anche i miei diritti umani erano in fortissimo dubbio.
Ore ed ore, sostituendo in tutte le operazioni, dallo smistamento alla consegna (attenzione però perchè anche lo scarico ed il trasporto ai centri di smistamento con i Tir sono in mano alle medesime cooperative) il personale delle Grandi aziende di Trasporti, che esternalizzavano tutto, magazzino, rischi d'impresa , costi, relazioni sindacali (inesistenti) obblighi di sicurezza (ipotetici e disattesi), tutto mantenedo per sé solo la relazione con il cliente ed ovviamente il guadagno. La cooperativa, ottima scusa in genere per coprire la speculazione delle stesse aziende fornitrici del Lavoro o dei loro sodali ed associati. Sistema superbo inoltre per azzerare i costi ed i diritti.
Soci lavoratori, padroncini...co.co.co, io ero assunto così, come socio lavoratore co.co.pro, ma avevo l'obbligo della divisa, l'obbligo di presentarmi ogni mattina per svolgere il mio lavoro, puntualmente, pena il licenziamento immediato, senza discussioni. Non vi voglio raccontare i drammi per eventuali malattie o infortuni. Lavoravo con il patema, rischiando di mio, per eventuali incidenti (si badi che l'unico sistema per svolgere il lavoro affidato è correre come pazzi per dodici-tredici-quindici ore sapendo che mai ti verranno remunerate) comunque e sempre seguito dai Kapò della cooperativa (quando si lavorava in magazzino, controllati anche quando si era fuori a consegnare) che non lesinavano l'insulto ed il razzismo di bassissima lega, quando avessero a che fare con uno straniero...e i disperati italiani erano, tutto sommato, pochi (bisogna esserlo a livello molto alto alto per accettare quel trattamento).
Tutto questo per uno stipendio da fame...per 11 mensilità (niente ferie, niente malattia, niente maternità).

Solidarietà quindi ai lavoratori della TNT di Piacenza della GIS e della AF di Lodi, conosco il genere, so bene cosa significhi per loro.
Una cosa voglio dire, se non ci fosse in discussione il loro posto di lavoro...il pane, non avrebbero forse trovato la forza di farla questa lotta, perchè non è facile ed a volte addirittura impossibile organizzarsi in quei settori. Soprattuto se sei straniero e di tuo conti meno di zero in questo paese così accogliente.
Ed ora dico perchè!
Sapete chi mi ha tenuto il corso sui non-diritti, spacciati per uno pseudo-contratto fatto con la cooperativa per cui lavoravo?
Un sindacalista CISL quindi perfettamente a conoscenza del sistema di aggiramento del diritto perpetrato ai danni dei lavoratori e perfettamente a conoscenza di cosa fosse realmente quella cooperativa, che ha palesemente detto in quell'occasione che forse quello non era il paradiso...ma insomma dovevamo adattarci. Che già era una conquista non essere considerati co.co.co. , ma co.co.pro. Che l'importante erano il lavoro ed il pane. Mi sono sentio ancora più umiliato deriso.
Una cosa vorrei.
Che coloro che ricevono i pacchi, quotidianamente, che calcolano meno di zero quell'omino, generalmente in divisa colorata che glielo consegna, si fermassero per un attimo a guardarlo...e ripensassero al fatto che quell'uomo paga personalmente, di suo il fatto che quel pacco arrivi, sul loro bancone reception o nel loro negozio, puntuale, a basso costo, seguendo ogni possible capriccio ed esigenza del cliente.
Perchè Lui, l'omino, è l'unico a rischiare, a rimetterci, a correre...ed è l'unico a pagare ogni errore, ogni ritardo, ogni incidente, ogni rischio, ogni lamentela.

DHL, UPS. TNT...non rischiano mai nulla, le cooperative che gestiscono la cosa ancora meno...tutto il sistema è sulle spalle dell'omino coi vestiti colorati e di quelli che scaricano aerei e camion...ed il mercato è garantito proprio dalla sospensione di ogni diritto. Dalla negazione della realtà umana dell'omino in questione. Il mio infarto ha a che fare con il trattamento disumano subito?
Forse, ma ero logorato, grasso ed affaticato, distrutto dal fallimento e dai debiti, non ho prove, tangibili, per dirlo fatto sta che mi è venuto però dopo due anni di questo trattamento.

venerdì 8 luglio 2011

INTENDIAMOCI SULLE PAROLE (parte seconda)









Di Giandiego Marigo per AreA







“La speranza è l'ultima a morire” Quante volte questa frase è stata usata nella vita di ciascuno? Moltissime, senza dubbio alcuno.
La retorica delle frasi fatte e dei proverbi, definiti saggezza popolare è il pane quotidiano delle relazione fra gli esseri umani.
Cosa significa questo? Cosa vuole dirci la cosiddetta “saggezza”?
Che morta la speranza resta il vuoto. Forse?
È su questo assioma e su questa paura che si muove e si motiva la presa che ancora sembra avere sulla gente quella che definirò “sinistra” tradizional-politichese.
Questa sembra essere la condanna Karmica dei sognatori che disegnarono alternativa negli anni settanta ed ancora oggi pensano movimento e innovazione: Il Meno Peggio. L'emendamento.
Quanti continuano da anni a sperare? Nell'unità delle sinistre, nella definizione di un reale discorso di alternativa, nella modificazione della società, nella ridistribuzione della ricchezza, in una società giusta, onesta ed etica?
Sperando, sperando tirano avanti rimandando ad eterno domani il “cambiamento” ed accontentandosi “oggi” del meno peggio, di un onorevole emendamento.
Eppure basterebbe intendersi sui termini che si usano, per definire cn estrema chiarezza chi sia per il cambiamento del paradigma e chi invece sia disponibile solamente ad un emendamento costante di una società altrimenti unica e perfetta.
Facciamo l'esempio di due termini, fortemente abusati e che fanno parte , però, della proposta che AreA, propone alla discussione di tutti.
Civiltà e Progresso. Termini, dicevamo decisamente abusati, adoperati per definire e per giustificare il disboscamento dell'Amazzonia, la proposta del nucleare e la conversione delle centrali piùvecchie da Turbo-gas a carbone. Abusati per l'accordo di Pomgliano e per dare un senso al precariato. Adoperati per definire la dipendenza della nostra società dai farmaci, per dare un senso all TAV...alla cementificazione, all'agricoltura industriale, agli OGM. Mi fermo qui, perchè potrei davvero riempire la pagina con i soli esempi.
Giocando su questi termini si definisce “lotta di retroguardia” la difesa dell propria valle da parte dei Valsusini. Si definisce invece progressista la proposta di cementificarla. Ed anche questo è solo un esempio, perchè potrei trovarne millanta altre come e peggio di questa.
Dovremmo quindi rassegnarci all'idea che tutte le forme di difesa del patrimonio naturale siano definibili come atteggiamenti “conservatori”?
Oppure adattarci all'idea che dire che l'industria dell'auto non è più strategica, se mai lo è stata, sia un comportamento “arretrato”? Possiamo voler dire che la difesa del posto di lavoro non può giustificare l'inquinamento dell'ambiente e la mancanza di sicurezza?

Potremo voler dire che esistono lavorazioni e scelte industrili deleterie e micidiali e che anche se "cessarle" può essere doloroso va fatto in nome di quella che noi definiamo "civiltà"?
Oppure dovremo continuare a subire la concezione Futurista che: Avanzata, significhi modernità e che tecnologia sia necessariamente e sempre progresso?


Fare la bocca al fatto che giovane significhi necessariamente “nuovo” ed accettare per esempio che Renzi sia il nuovo, anche se appoggia il nucleare e vede un'opposizione “di maniera”?


O ancora che Chiamparino e Fassino siano innovatori della “sinistra” in quanto favorevoli da sempre alla TAV...ed all'intervento dell banche nella politica?
A mio umilissimo parere, e vi ricordo di non essere un intellettuale “riconosciuto” ed ancor meno “remunerato”, quindi prendetemi con le dovute cautele prima di fare una pessima figura, c'è qualche cosa che non torna...un dettaglio che suona come l'oro farlocco.
Evidentemente Io intendo questi due termini in modo diverso, dò loro un significato di crescita spirituale, di adattamento e compenetrazione con l'ambiente che ci circonda, di compatibilità che rende a Madre Terra quel che prende, che pensa alla continuità, ed alla possibilità che domani ce ne sia ancora per tutti.
Io intendo progresso come crescita del senso di relazione, della capacità di vivere socialmente e di fruire delle ricchezze naturali imparandone il senso e rispettandone le caratteristiche.
Uso l'io, e mi scuso per questo, non per sviluppare il mio ego (di suo molto presente), ma per evitare il noi, che mi suonerebbe come un plurale Majestatis fupri luogo, ma se preferite inserire il noi ne sarei onorato e felice.
Progresso e Civiltà, hanno caratteristiche filosofiche e sociologiche, sottendono scelte comportamentali, precise. É sul significato profondo di questi termini quindi che si muove la differenza di quello che definirò qui ed ora “progressista”.
Anche i Lemming hanno fra le loro caratteristiche peculiari la capacità di procedere a marce inarrestabili, avanzate che non temono nulla e nessuno può fermare, anche le cavallette e le formiche , fanno questo.
L'avanzare è quindi, di per sé caratteristica positiva?
Il Modernismo è sempre Progresso? Quando un qualsivoglia movimento interno ad un ordinamento sociale si può definire un Progresso di Civiltà? Lo schiavismo nord americano...era maggiormente civile e progressista di quello imperiale romano? Ed era più civile della Grecia delle Polis? Solo perchè era più moderno?
Ora Intendiamoci sulle parole e scopriremo che definire L'AreA di Progresso e Civiltà é molto più semplice , in realtà, di quanto i nostri “politici” vogliano far sembrare. D'altra parte essi “riconosciuti” e “benissimo remunerati” hanno tutto l'interesse a far si che questa “chiarezza” non esista, per giustificare sé stessi ed il proprio operare ed io poeta e scribacchino, invece, resto il blasfemo che sono sempre stato e continuerò anche per questa volta ad urlare alle canne ed al vento di una silenziosa palude.

giovedì 7 luglio 2011

La classe politica più ridicola del mondo




Se stessimo assistendo ad uno spettacolo comico, al cinema o al teatro o sulla televisione, non potremmo che apprezzare le esilaranti gag che ci vengono offerte tutti i giorni ma siccome stiamo parlando di coloro che hanno in mano il governo della cosa pubblica ed il nostro destino non possiamo non essere percorsi da brividi freddi alla schiena e provare nei confronti di questi guitti una profonda indignazione.
Tremonti dà del cretino a Brunetta (e su questo è probabile che il commercialista di Sondrio trovi un consenso bipartizan) dopo che Romani aveva dato della pazza alla Prestigiacomo (per tacere della Carfagna e la mancanza di chiarimenti sul 'percorso' politico che l'ha condotto fino alla poltrona di ministro): ti aspetti allora uno scatto di dignità, una risposta per le rime, una denuncia per diffamazione, delle dimissioni irrevocabili urlate sbattendo la porta. Nulla. Come al solito si è equivocato, non si è capito, si accettano risibili scuse, si paragona la cattura delle immagini e voci fuori onda a delle intercettazioni illegali (ma siamo sicuri che l'incidente non fosse deliberatamente cercato da Tremonti?). Cosa ci si può aspettare d'altronde da chi faceva la cresta persino sui voli per il Parlamento europeo di Bruxelles?

martedì 5 luglio 2011

Le sberle a lavoratori e pensionati dalla finanziaria degli amici di Bonanni e Angeletti


Il rimprovero che viene spesso posto al sindacato è quello di non saper più rappresentare gli interessi delle classi popolari e dei lavoratori (anzitutto di quelli precari) ma tutt'al più quello dei propri iscritti, in massima parte ormai dipendenti pubblici e pensionati e ciò soprattutto nella CISL di Raffaele Bonanni e nella UIL di Luigi Angeletti.
Ma evidentemente non sono nemmeno più capaci a far questo. Dopo il lavoro di sponda, di supporto, di sostegno che CISL e UIL hanno fornito al governo Berlusconi ed il tradimento dei diritti dei lavoratori perpetrato accettando passivamente i diktat della Confindustria della Marcegaglia e della Fiat di Marchionne, la finanziaria di Tremonti li ripaga colpendo pesantemente proprio gran parte dei loro iscritti: riducendo o eliminando l'adeguamento all'inflazione delle pensioni a partire da quelle medio-basse e prorogando il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici fino al 2014 (senza contare l'aumento dei ticket sanitari sulle prestazioni specialistiche e su quelle non urgenti di pronto soccorso). Il tutto lasciando, vergognosamente come sempre, nel novero delle intenzioni future la riduzione dei costi della politica e degli sprechi della pubblica amministrazione.
Con la Camusso della CGIL, opportunamente imbeccata dal PD, proiettata a ripercorrerne le orme concertazioniste, Bonanni e Angeletti non hanno però nulla da temere e niente da perdere. Nel sindacato non esiste una elezione democratica dei segretari generali né tanto meno la possibilità di sfiduciarli. E per tutti loro, come per i predecessori, sono pronte ben calde le poltrone da occupare alla scadenza del mandato sindacale: come parlamentare o in qualche ente pubblico.
Giorgio Cremaschi uno dei leader della Fiom e dell'opposizione interna alla Camusso parla della necessità di una forza politica di massa alla sinistra del PD. Credo che serva anche un nuovo e diverso sindacato.

lunedì 4 luglio 2011

INTENDIAMOCI SULLE PAROLE










di Marigo Giandiego, per AreA

Nel mondo, nei prossimi anni si spenderanno molto più di 1000 mliardi di dollari per “aggiornare” gli arsenali militari nucleari.
Che sia questo il problema?
Contro chi?
Contro che cosa?
Perchè?
Nello specifico l'Italia con il suo "Ragioniere Creativo" Tremonti vara una “manovra sciagurata” che colpisce i ceti bassi e medi, risparmiando e pare persino ovvio, sciocco e banale quelli alti ed altissimi. Non toccando affatto quelle stesse “operazioni finanziarie” che a detta dello stesso Tremonti (quando si travesta da uomo della verità) sono state causa di questa crisi (che non c'era, fino a ieri per il suo imperatore e datore di lavoro). Non toccando affatto per esempio l'investimento di ben 16 miliardi di Euro dedicato a 131 nuovi aerei da bombardamento F35.
Chi è il nemico?
Contro chi dovremmo dispiegare questo enorme contingente di potenza militare, contro chi l'occidente giustifica il bisogno, l'esigenza assoluta di buttare tutto questo fiume di danaro per rinnovare i propri “strumenti di sterminio di massa”.
Quanto si potrebbe fare su questo pianeta con quei 1000 miliardi?
Quanto con i 16 dedicati in Italia agli F35?
Se poi come suggerisce la “Campagna Sbilanciamoci” attuassimo un ribilanciamento vero e la giustizia fiscale:
“Serve una tassa sui patrimoni milionari (che varrebbe oltre i 10 miliardi di entrate), portare al23% la tassazione sulle rendite. Aumentare dal 43 al 45% la tassazione per i redditi superiori ai 70.000 Euro. Bisogna tagliare almeno del 20% . Le spese militari e bloccare del tutto l'investimento il programma dei 131 arei F35. Persino Germania e Gran bretagna hanno ridotto le spese militari e se la Germania non stupisce, la Gran Bretagna sì, l'Italia non ci ha nemmeno pensato
Servono misure per rilanciare l'economia con un programma di “piccole opere” abbandonando la megalomania dispendiosa ed inutile delle grandi (Ponte sullo Stretto T.A.V). Indispensabile un appoggio ed un sostegno alla Green Economy, necessario un incentivo in difesa dei redditi, per riattivare un'economia altrimenti ristagnante e dare impulso alla domanda interna. Lotta al precariato, recupero del fiscal drug, reddito di cittadinanza restano misure compatibili ed indispensabili”
Sarebbe, ne sono più che certo, un paese molto diverso da questo, con un'impostazione di fondo che mette al centro l'uomo ed i suoi bisogni. Con premesse che rifiutano l'adorazione del Totem nefando della Guerra e del Massacro. Personalmente, lo dichiaro senza nessun timore, recupererei “completamente” le spese degli armamenti azzerando gli eserciti ed implementando per contro un sistema di “protezione civile”.
Però attenzione, perchè coloro che sino ad oggi non hanno mai pagato dazio e che su questa certezza, hanno consolidato il loro potere urlerebbero di dolore e ci narrerrebbero di una fuga generalizzata degli investitori verso l'estero...verso lidi felici e privi di obblighi, tasse e lacciuli, di un futuro certo di disoccupazione ed impoverimento, come se già oggi non fosse così. Secondo il principio, caro sia al nostro imperatore che al suo “ragioniere creativo”, ma silenziosamente e implicitamente sostenuto da moltissimi anche in quella che definiamo “opposizione” ed ancora peggio “sinistra”, che tassare giustamente i ricchi li farebbe arrabbiare.
Molte volte ho ripetuto che il “Progetto del Potere” è altro, esso comprende un regresso feudale, una garanzia inalienabile per nascita ed appartenenza, un'ereditarietà familiare e una gestione del potere sullo stile di “Cosa Nostra”.
Loro progettano un futuro di “Capitalismo Feudale” e lo dimostrano, a partire dal piccolo del nostro paese, in ogni loro manifestazione di potere in ogni loro battaglia di presunta “libertà” in ogni loro “difesa della democrazia”.
Questo progetto è globale, non si ferma ai ristretti confini del regno, ma tocca e comprende tutto l'Impero.
Passando per la ValSusa, agendo localmente, ammantandosi di esigenze inalianabili, riempiendosi la bocca delle parole “Progresso” e “Civiltà” riservandoci termini di conservazione e conservatorismo...bollandoci come “Forme di lotta di retroguardia” (neologismo coniato per i valsusini da fantasiosi creativi piddini).
Intendiamoci sul senso dele parole...e se non siamo d'accordo sul loro significato, parliamone, non esistono “Progresso e Civiltà” senza “compatibilità, spiritualità e sostenibilità” , tecnologia e modernismo non significano necessariamente progresso, l'avanzare suicida dei Lemming non è Civiltà, non possiamo cambiare questo paese senza modificare le premesse, non possiamo non toccare “la cultura condivisa”. Non bastano 7.000.000 di emendamenti a cambiare la sostanza delle cose.
Dobbiamo avere il coraggio civile del “cambiamento delle premesse” senza il quale nulla davvero succede. Ed allora ripensiamo, ripensate cosa si potrebbe fare con quei 1000 miliardi di dollari che verranno sprecati per rinnovare gli arsenali nucleari, per non parlare di quelli buttati per quelli convenzionali e , forse, qualche risposta in più riuscirà ad attraversare “L'ipnosi” che quotidianamente ci inducono per ottenebrarci la mente

Per sconfiggere Berlusconi non bisogna tradire gli elettori di sinistra (e dunque chi si oppone alla Tav)


E' probabile che i successi nelle ultime elezioni amministrative, la massiccia partecipazione popolare ai referendum su nucleare, acqua e legittimo impedimento, i favorevoli sondaggi elettorali abbiano dato alla testa ai leader del centro sinistra ed in particolare del PD. Che cioè essi diano per scontato il voto a proprio favore, in nome dell'opposizione a Berlusconi, degli elettori di sinistra (visto che oramai il Partito Democratico non può più considerarsi tale) e che dunque possano dedicarsi a intessere alleanze elettorali con le forze moderate di Casini, Fini, Rutelli e attraverso queste garantirsi l'appoggio dei ben noti poteri forti (Confindustria, Banche, Vaticano).
Credo che questo costituisca un autentico fraintendimento. Gli elettori di sinistra (quel 10-15 o 20 per cento che ancora si considerano tali) sentono di avere già dato: votando e facendo vincere nel 1996 e nel 2006 la coalizione antiberlusconiana e risultando da questa brutalmente traditi. Se dunque l'alternativa a Berlusconi si fonderà su contenuti e proposte (sul lavoro, sull'ambiente, sullo stato sociale, sulla lotta alla corruzione, agli sprechi e all'evasione fiscale, sulla riduzione dei costi della politica) realmente diversi da quelli della destra potrà contare su quei voti altrimenti questi si rivolgeranno verso altri lidi (l'astensione o Grillo ad esempio). Non servirà mettere il timbro di sinistra di Vendola o anche della Federazione della Sinistra per convincerli.
La Tav è una delle questioni dirimenti (per usare il linguaggio di Bersani): leggere il comunicato congiunto di Fassino e Cota per la continuazione dei lavori a tutti i costi è un autentico schiaffo in faccia alla sensibilità e alle convinzioni di gran parte degli elettori di sinistra. Che il PD riveda al più presto le proprie posizioni al riguardo oppure ne pagherà le conseguenze: in confronto con il cinismo e la doppiezza dei dirigenti democratici alla fine Berlusconi potrebbe risultare persino meno pericoloso.

sabato 2 luglio 2011

Uscire dall'euro?


Sono diversi i soggetti (quanti?) che evocano e auspicano l'uscita dall'euro e dall'Unione Europea quale soluzione dei problemi finanziari oggi della Grecia e domani dell'Italia, per sventare le speculazioni del grande capitalismo mondiale ed il ricatto liberista e rigorista dell'Unione Europa e delle istituzioni finanziarie internazionali. E' il leit motiv delle forze dell'alternativa (di sinistra?) antagonista, ne parlano alcuni settori della Federazione della Sinistra, è prospettata sul blog di Beppe Grillo come esito inevitabile dell'enorme indebitamento dello Stato italiano.
Mi sembra che manchi in tutti loro, pur in presenza di analisi e di ricostruzioni dei fatti interessanti e a volte corrette e convincenti, la percezione delle sofferenze e dei lutti che determinerebbe l'abbandono dell'euro e addirittura dell'Unione Europea. Che in essi prevalga una mentalità di tipo stalinista in cui per la realizzazione degli obiettivi politici che si perseguono vengono del tutto ignorate le conseguenze in termini di costi umani che verrebbero prodotte.
Tornare alla lira comporterebbe immediatamente, a fronte di una moneta estremamente più debole rispetto all'euro, inflazione galoppante (con una drammatica diminuzione del valore dei risparmi e del potere di acquisto di salari e stipendi), alti tassi d'interesse e dunque l'impossibilità di ripagare l'enorme debito.
In uno scenario di tipo argentino, al default dello Stato italiano farebbe seguito il fallimento delle banche, l'impossibilità di ritirare i propri soldi da parte dei correntisti e di poter continuare a comprare i beni necessari per vivere, assisteremmo all'assalto di negozi e farmacie, alla chiusura di gran parte delle aziende e dunque a milioni di disoccupati e alla maggioranza della popolazione ridotta alla fame. Una volta usciti dall'Unione Europea, il principale mercato di sbocco delle merci italiane, e senza più possibilità di ottenere credito con quali risorse potremmo acquistare dall'estero le materie prime di cui abbiamo bisogno (ad esempio petrolio, gas, grano, carne)? E si può pensare che i creditori internazionali rinuncerebbero alle proprie pretese senza coinvolgere il nostro Paese in un contenzioso permanente?
Gli esempi che si fanno citando Islanda e Argentina mi sembrano completamente fuori luogo: l'Islanda ha poco più di 300.000 abitanti mentre l'Argentina è ricca di materie prime che noi nemmeno ci sogniamo.
Certo in qualche anno l'economia italiana si rimetterebbe in moto (dopo intollerabili sofferenze) ma con quale esito? Un'economia autarchica in stile cubano o più probabilmente un sistema produttivo fondato sulle esportazioni facilitate dalla debolezza della lira e dunque da un'alta inflazione: in pratica una sorta di economia da sud-est asiatico fondata sulla produzione di prodotti a basso costo (e magari anche di scarso livello tecnologico) a dispetto di chi parla di riconversione ecologica dell'economia o addirittura di decrescita.
Di più, il caos sociale e politico determinato dal default difficilmente spingerebbe gli italiani verso una qualche forma di democrazia popolare: è molto più facile pensare alla presa del potere da parte delle forze militari, di polizia e carabinieri.
Tutto questo tralasciando il venir totalmente meno la credibilità internazionale dell'Italia (e della nostra fiducia in noi stessi come popolo) alla stessa stregua della sconfitta in un conflitto militare. Se tutti i PIGS restano aggrappati all'euro, nonostante le soluzioni anti-sociali e liberiste che vengono loro imposte siano profondamente sbagliate e ingiuste, un qualche motivo ci sarà.