"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

martedì 28 agosto 2012

Capitali mafiosi e mercati finanziari

Non dice nulla di particolarmente nuovo e sorprendente Roberto Saviano nel suo ultimo articolo sulla relazione tra capitali originati dalle attività criminali e la crisi finanziaria internazionale. Secondo Saviano le ingenti risorse gestite dalle varie mafie che operano nel mondo da un lato sono parte dei flussi finanziari attraverso i quali si realizzano le pratiche speculative, dall'altro costituiscono un elemento di inquinamento e di distorsione dell'economia mondiale contribuendo in modo decisivo a soddisfare i fabbisogni di liquidità del sistema finanziario internazionale e venendo utilizzate per un comodo e poco costoso, in tempi di recessione, shopping (anche attraverso la pratica dell'usura) dei cespiti immobiliari e delle attività produttive che costituiscono l'economia reale.
Cose già risapute dunque ma che dovrebbero essere assolutamente prese in considerazione, congiuntamente alle stime sull'entità dei capitali nascosti nei paradisi fiscali valutati almeno 21 mila miliardi di dollari pari alla somma del PIL di USA e Giappone, per capire quali soggetti e quali interessi, in misura non marginale e secondaria, si nascondono dietro i mercati, dietro le oscillazioni dei titoli azionari e di quelli del debito pubblico e contestare quella visione metafisico-religiosa del liberismo che attribuisce ai mercati il ruolo di arbitri e giudici imparziali della validità e dell'adeguatezza delle strategie economiche degli Stati, mercati da rassicurare e ingraziarsi e dai quali far dipendere le decisioni politiche che competono alle Istituzioni democratiche e la vita delle persone e dei popoli.

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