"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 31 marzo 2012

Un nuovo soggetto politico per la sinistra



Era ora. E' nato finalmente il progetto per la costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra per iniziativa, con l'adesione e la partecipazione dei migliori e più autorevoli intellettuali progressisti: Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Guido Viale, Paul Ginsborg, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Massimo Torelli, Marco Revelli, Tonino Perna, Piero Bevilacqua (ne ho citati, tra i primi firmatari, solo alcuni, quelli che ho avuto modo di conoscere, chiedo scusa del mio limite, attraverso la lettura dei loro articoli e delle loro analisi, proposte, denunce, proteste).
Un soggetto politico di sinistra, nonostante Ginsborg tenga a precisare che nel manifesto costitutivo non sono mai citate le parole destra e sinistra, perché di sinistra sono i promotori, di sinistra è l'esemplare percorso (aperto, inclusivo, non settario, con l'impegno a combattere la costituzione di nuove caste partitiche) che viene prospettato, di sinistra sono il quadro dei valori e le parole chiave: democrazia – lavoro – beni comuni – partecipazione - rottura con il neoliberismo.
Un soggetto che deve colmare il vuoto determinato dall'inspiegabile assenza, nel quadro politico italiano, di un grande partito di sinistra, stante l'inesorabile involuzione centrista del PD e la frammentazione, i mediocri personalismi dei vari capi e capetti e la marginalità delle forze dell'opposizione radicale.
Un vuoto tanto più drammatico quanto più oggi i ceti dominanti (attuando una vera lotta di classe) pretendono di uscire dalla crisi da 'destra', con la riproposizione e anzi il rafforzamento delle politiche liberiste, facendo pagare il risanamento economico e finanziario esclusivamente ai più deboli.
Questo nuovo soggetto – con sullo sfondo, mi pare di capire, la Fiom, il Forum dell'acqua pubblica, il Manifesto, la lista civica nazionale evocata da De Magistris, Emiliano, Vendola - ha tutte le carte in regola (per quanto i citati intellettuali apportano in termini di proposte, di principi, di valori, di competenze, di profondità e acutezza delle proprie analisi) per diventare un importante movimento di opinione.
Perché possa però incidere in modo reale e concreto nella vita politica italiana ed europea, per influenzarne i rapporti di forza in essere, deve ottenere la partecipazione consapevole e convinta delle grandi masse popolari.

giovedì 29 marzo 2012

PARLANDO DI FUOCO


Di Marigo Giandiego

E' molto che non scrivo, faccio fatica a farlo, ultimamente, ho la sensazione che serva a poco il ripetersi fra noi, con diverse parole, la modulazione del nostro comune disagio.

Proprio io, che mi picco d'essere scribacchino e poetastro, ho perso la fiducia nelle parole...bhè un poco sì.

Quante ne abbiamo sprecate in tanti anni di movimenti, diverse ed uguali, accorte, azzardate o piene di fede, forbite, elaborate, astute. Peccato che quasi tutte si siano poi fermate lì, ad essere quel che sono, modulazioni d'aria, ripetizioni di altre modulazioni che ascoltammo, che ci colpirono e si fissarono nella nostra memoria.

Prescindiamo però dai motivi del mio silenzio, di cui solo il mio smisurato ego spera vi siate accorti mentre la mia razionalità ed il mio spirito sanno bene che no e quanto sia poco importante.

Veniamo al tema che mi ha trascinato a scrivere, quasi contro la mia volontà

Vedo, sento e leggo molta indignazione per il suicidio dell'artigiano di Bologna. Indebitato con Equitalia e l'Agenzia delle Entrate.

Lo capisco benissimo e l'approvo, ma permettetemi di scegliere, come suole in me, la parte del nuotatore controcorrente.

Possibile che l'unico modo perché la gente, anche e soprattutto coloro che si auto-definiscono “sensibili e progressivi”, giri la testa e degni di considerazione ed attenzione un ultimo vero, non l'idea statistica del povero, ma il tuo prossimo ...reale, vero, tangibile, sia uccidersi, suicidarsi o provare a farlo.

Certo il volontariato, le associazioni, ma quello è il povero istituzionale, normalizzato, lontano. Io parlo del prossimo vero, quello tuo, quello che non ti aspetti, quello che non ascolti ed al quale rispondi “Abbiamo tutti i nostri problemi” oppure, che ascolti distrattamente e liquidi con “Ciascuno ha le sue”

Costui solo se si da fuoco o si spara, improvvisamente, cattura l'attenzione, perdonatemi, un po' tardiva e molto retorica di chi solitamente tuona frasi fatte contro il sistema?

Che magari lo ha fatto insieme a lui sino ad un attimo prima?

Parlo per esperienza diretta non per improvvisato moralismo.

Ho perso tutto e di più, sono sepolto da debiti che non potrò pagare mai, sono un invalido senza lavoro e senza pensione, non ho ammortizzatori, tutto per avere lavorato come un mulo per anni. Però se ve lo dico a voce, se lo scrivo, vi voltate dall'altra parte provando un vago fastidio...ed anche qui, non cerco né la vostra solidarietà, né le vostre lacrime...ne ho a sufficienza dell'elemosina del mio comune.

Vi parlo solamente per raccontavi, non per commuovervi, per invitarvi narrandovi di me, dandovi del mio da masticare a riflettere su quello che diciamo di continuo, quel “La rivoluzione parte da noi” che rischia di restare come molte altre “parole” che pronunciamo spesso una mera dichiarazione di volontà.

Mi esprimo partendo da me, perché così attuo da subito ed i contorni del vero si intuiscono. Abbiamo tutti fame di sincerità.

Ed ora permettetemi di chiudere questo racconto...proseguendo con l'esempio, nei giorni tristissimi della mia rovina quando la mia vita si distrusse i primi a scomparire furono proprio quelli che chiamavo compagni, troppo presi con la rivoluzione ed il sindacato, troppo occupati con la storia del movimento operaio, con la strenua difesa ora di questo ed ora di quello, per curarsi di me e per chiedermi come stavo. Avrei persino potuto rispondere "male"...ed allora? Cosa avrebbero fatto?

L'empatia è cosa rischiosa, roba da sognatori , da hippies.

Qualche cosa si è bloccato, nella “cultura” di quella che chiamammo sinistra, si sono persi termini come mutualità, solidarietà.

Forse si è persa essa stessa, sacrificata all'unico pensiero ed alla cultura condivisa.

Oggi ci hanno convinto che stiamo laureando i nostri figli nelle stesse università dell'élite, non è vero, ma questa convinzione fa parte dell'inganno. Ed è questa convinzione che ci sta disperdendo, così come quella che esista un pensiero assoluto comune per tutti, un unico modo, un unico punto di vista per interpretare la realtà.

Una unica scienza economica oggettiva dalla quale non si può esimersi, per esempio

Eppure l'embrione della risposta, la vera resistenza è tutta intorno a noi, intessuta di coscienza e nuovi comportamenti.

Questo “motore” spirituale e filosofico. Questo nuovo modo di essere e di pensare sta, lentamente affermandosi ed è fatto di modi d'essere, di premesse, scelte di vita, di attenzione, di ascolto, di appartenenza e condivisione, nuove comunità ed infinite domande; che comprendono anche un “come stai” detto con il cuore e con “compassione” al momento giusto.

Probabilmente finirà per contagiare, speriamolo, anche i santuari un poco conservatori di quella che chiamammo sinistra. Sino a fare comprendere anche da quelle parti, quanto poco importanti oggi stiano diventando le divisioni fra tifoserie e fazioni, rispetto alla richiesta di comprensione comune di condivisione, di verifica pratica nel vissuto e sul significato vero, profondo...dei termini Progresso e Civiltà.

mercoledì 28 marzo 2012

Il 'cimitero' della Fornero




Ha suscitato grande scandalo sui principali media Oliviero Diliberto che si faceva fotografare insieme ad una dimostrante che indossava una maglietta con su scritto: “La Fornero al cimitero”. Si trattava probabilmente di una di quelle centinaia di migliaia di persone (ancora non si sa esattamente quante: duecentomila? trecentocinquantamila?), i cosiddetti esodati, che hanno aderito (o meglio sono stati costretti ad aderire) ad accordi aziendali per la riduzione del personale con la prospettiva di poter godere, alla fine del periodo di mobilità, della pensione e che ora, a causa della riforma previdenziale della Fornero, si ritroveranno, una volta esaurita la copertura degli ammortizzatori sociali, per un numero variabile di anni senza lavoro e senza pensione. Accordi nati non da privilegi o fantasie o velleitarie speranze ma dall'applicazione delle leggi al momento in vigore ed approvati dall'INPS e dal Ministero del Lavoro e che ora lo Stato, quello guidato dai tecnici, tradisce. Suscita un sorriso amaro pensare a Nicola Porro che sul Giornale denunciava a proposito dell'aggravio di imposta applicata sui capitali scudati il venir meno da parte dello Stato dell'impegno che aveva preso nei confronti dei cittadini (in questo caso evasori e non onesti lavoratori!).

mercoledì 21 marzo 2012

E se facessimo un vero sciopero?

Dal Movimento Cinque Stelle Roma

Roma: E se facessimo un vero sciopero?
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Nel silenzio generale di questo Paese sotto ipnosi, sta per compiersi un disastro dalle proporzioni inimmaginabili. Se verrà eliminato l'art.18 dello Statuto dei Lavoratori, diventerà libero licenziare i lavoratori. E senza nessun ammortizzatore sociale degno del nome, come quelli che ci sono nei paesi europei, molta gente finirà letteralmente per strada.
Si può pensare di risolvere la crisi economica italiana dando la libertà di licenziamento? Certamente, perchè in Italia le grandi aziende sono dei parassiti degli appalti pubblici, non cacciano un euro per innovare i processi produttivi e vogliono costruire la ripresa solo abbattendo il costo del lavoro. "Cercasi schiavi". Il lavoro dopo la morte dell'art.18 sarà un lavoro da schiavi. I lavoratori dovranno accettare qualunque condizione di lavoro pur di mantenere il posto e tutti diventeremo come i ragazzi precari dei call centers.
Tutti? Difficile. Con la fine dell'art.18 si prospetta un licenziamento di massa degli anziani e dei malati. Un cittadino magari malato di cancro che deve assentarsi dal lavoro per fare la chemioterapia rischierà il posto di lavoro. E' quello che già avviene in Usa ed è quello che ci aspetta. Se scomparirà la garanzia primaria frutto delle lotte dei nostri padri e dei nostri nonni sarà l'inizio della fine.

martedì 20 marzo 2012

Il licenziamento individuale è sempre discriminatorio



Non c'è che dire, in termini di capacità propagandistiche e mistificatorie i cosiddetti tecnici non hanno alcunché da invidiare ai politici più consumati. Anzi con la loro tanto decantata sobrietà sovrastano decisamente, per come risultano efficaci nell'ingannare l'opinione pubblica, i rozzi e sguaiati politici che li hanno preceduti al Governo (i Brunetta, i Tremonti, i Maroni, i La Russa). A patto di non contraddirli mai perché in quel caso vomiterebbero tutta la protervia ed arroganza dei nuovi 'unti del signore'.
Sotto l'indecente ombrello protettivo di Napolitano ci hanno riempito la testa con i loro slogan e e loro parole d'ordine: l'Europa, il futuro dei giovani, le donne, i mercati, la competitività, l'equità, lo sviluppo e la crescita, l'eliminazione degli steccati tra 'garantiti' e 'non garantiti'. La possibilità per le imprese di licenziare arbitrariamente i propri dipendenti diventa la 'flessibilità in uscita'. In quattordici punti ci hanno spiegato perché la TAV in Val di Susa è indispensabile evitando naturalmente, come scrive Luca Mercalli sul FattoQuotidiano, di confrontarsi, sui dati e sui numeri reali, con i tanti esperti che hanno sottoscritto l'appello per rimettere in discussione quell'opera.
Con i partiti che hanno lasciato mano libera al governo Monti in materia economica e sociale (sono altre le cose che interessano a PD, PDL e UDC: le poltrone di domani, la RAI, le aziende e i processi di Berlusconi) dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che i tecnici stanno facendo pagare tutti i costi del risanamento finanziario (ammesso che questo tentativo, fondato sull'austerità e la conseguente recessione drammaticamente già in atto, possa avere successo dal punto di vista dell'equilibrio dei conti dello Stato) ai lavoratori e ai ceti popolari. Con una folle riforma delle pensioni, scegliendo di ripristinare l'ICI (l'IMU) anziché adottare un'imposta patrimoniale, aumentando le imposte indirette che colpiscono maggiormente i più poveri anziché colpire i redditi più elevati, rimandando ad un futuro che non vedremo mai l'aggressione ai veri mali italiani: le mafie, la corruzione, l'evasione fiscale, le ruberie e gli sprechi dei politici e dei grandi burocrati, i privilegi del Vaticano.

sabato 17 marzo 2012

SENZA ALCUNA SPIEGAZIONE

Ho taciuto

per molto tempo

Non le mie parole

né la mia penna

hanno tracciato il segno alla giornata

Questi son tempi in cui dire non serve

ed anche scrivere

sai, non cambia nulla

Intorno han costruito la gabbia

ed il ruggire ora

serve solamente a divertirli

Hanno per ogni nostro verbo

la giusta confezione

Per ogni male

inventano un vaccino

Per ogni favola

comprano un lieto fine

che non racconti la rabbia

le solitudini, il sangue

che ci nasconda il vero

perché ci insegni

a pensare come loro

ed a parlare

ed a scrivere

le loro parole

ad esser docili

Anche l'amico di ieri

con cui sognasti

il tuo sogno

oggi è cambiato

Si nutre al loro desco

veste gli stessi vestiti

Cambiare tutto...

per non cambiare niente

Perché le parole

che servono per noi

son sempre quelle

se abbiamo smesso di inventare domande

a cosa mai potrà servire aver risposte?


Giandiego Marigo

giovedì 15 marzo 2012

La patacca della Fornero




Grattando la sottile patina della sobrietà viene fuori inesorabilmente la saccenza, la presunzione, l'arroganza dei tecnici del governo Monti, stregoni (non saprei dire se esperti o apprendisti) delle scienze economiche e sociali che sperimentano le proprie teorie sulla carne viva delle persone, naturalmente la carne dei poveri cristi e non quella dei ricchi e dei fortunati. Qualcosa a metà strada tra Malthus, Mengele e il dottor Stranamore.
Per costoro che nemmeno si immaginano cosa significa vivere con uno stipendio fisso, far studiare un figlio, farsi curare in una struttura pubblica, abbandonare la propria terra alla ricerca di un lavoro impiegando larga parte del reddito per prendere in affitto una stanza - non dico un appartamento - in una grande città (eppure basterebbe vedere quanti studenti aderiscono ai programmi Erasmus, leggersi le statistiche delle nuove migrazioni dal Sud verso il Nord, dei laureati costretti ad andare all'estero per affermare il proprio merito e le proprie capacità, quando non si ha mamma e papà professori universitari e membri del Consiglio direttivo di una Fondazione Bancaria che ti finanzia la ricerca, per rendersi conto di quale sia la realtà) i privilegiati sono gli operai e gli impiegati che pretendono di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro e ad un'età che consenta di vivere in serenità e in salute gli ultimi anni della vita, i lavoratori messi in cassa integrazione o che a cinquant'anni e passa debbono essere catapultati nell'incertezza della precarietà abolendo il fragile scudo dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Mentre i proprietari di grandi patrimoni, gli speculatori, i manager pagati mille volte i propri dipendenti, i politici corrotti e i burocrati che percepiscono retribuzioni di centinaia di migliaia di euro l'anno possono vivere indisturbati e dormire sonni tranquilli. E contro gli evasori, i mafiosi, i corrotti, i favori al Vaticano finora solo chiacchiere nonostante si stia parlando di centinaia di miliardi di euro sottratti ogni anno alle finanze pubbliche.
Chissà se a qualcuno non accecato da logiche antistataliste è venuto in mente che si potrebbero impiegare i dipendenti pubblici in esubero e qualche centinaia di migliaia di disoccupati per controlli capillari volti a debellare evasione fiscale e contributiva e la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro:  spendere cioè qualche decina di miliardi per recuperarne alcune centinaia.

lunedì 12 marzo 2012

Il salvacondotto di Berlusconi



I 'complottisti' come me l'hanno sempre pensato, detto, scritto. Berlusconi non si sarebbe dimesso se non avesse avuto la garanzia (il salvacondotto) dell'impunità giudiziaria e dell'integrità delle sue proprietà e delle sue aziende. Una soluzione peraltro ammessa, prospettata od evocata da politici di livello nazionale: esplicitamente da Rocco Buttiglione dell'UDC e velatamente e ambiguamente da Massimo D'Alema del PD.
Una volta costretto a farsi da parte, non perché sconfitto alle elezioni, non perché travolto dall'indignazione popolare, non perché sfiduciato dal più impresentabile Parlamento della storia repubblicana, ma per le manovre al ribasso sulle quotazioni di Borsa dei titoli Mediaset (ultimo e decisivo atto della guerra mossagli da certi poteri forti, più internazionali che italiani), Berlusconi, tuttora decisivo con il suo partito per la sopravvivenza del governo in carica, incassa mano a mano, come nota sul Fatto Quotidiano Luca Telese, la contropartita di un patto scellerato.
I suoi processi e quelli dei suoi sodali (Mills) si concludono ad uno ad uno con la prescrizione, la Corte Costituzionale rigetta lo scomodo (anche se tutt'altro che condivisibile dal mio punto di vista) referendum elettorale che si proponeva di togliere alle segreterie dei partiti il potere di nominare i parlamentari, la Corte di Cassazione dell'ineffabile pg Iacoviello da ultimo cancella la sentenza di condanna per mafia di Marcello Dell'Utri (non un personaggio di secondo piano ma l'artefice e l'ispiratore del potere economico e politico berlusconiano) contestando il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, quello voluto da Falcone e Borsellino per colpire i colletti bianchi collusi con la criminalità organizzata. Coincidenze? Può darsi. In questi casi si usa dire che è necessario rispettare le sentenze della magistratura e che bisogna aspettare di poter leggerne le motivazioni. Di fatto, per chi ha un minimo di fiuto politico, è impossibile non sospettare con fondate ragioni che tutto ciò faccia parte di un determinato disegno in cui anche le supreme magistrature, la Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale, si adeguano al contesto politico ed al superiore interesse di affrontare le emergenze finanziarie.

venerdì 9 marzo 2012

La parte migliore del Paese


C'è un'Italia del pensiero unico dello spread, di Mario Monti santificato a reti unificate e dalle grandi testate giornalistiche come il Salvatore della Patria, del 'ce lo chiede l'Europa' (ovviamente solo laddove non si toccano i grandi interessi dei grandi gruppi di potere), della crescita e delle grandi opere da realizzare ad ogni costo (a costo della salute dei cittadini, dell'ambiente, della qualità della vita, della possibilità di fare scelte che creino realmente sviluppo e lavoro), del risanamento che deve avvenire a spese dei ceti popolari, di un Parlamento (al 90 per cento) e di un Presidente della Repubblica succubi di interessi e scelte che espropriano la democrazia, dove ci si può occupare di economia (a patto che significhi colpire i lavoratori e non si operi una redistribuzione dei redditi) ma non di corruzione, di giustizia e di televisione, dove si fa finta che anche la Chiesa pagherà l'ICI per le sue proprietà immobiliari. Un'Italia dove si materializza il salvacondotto concesso a Berlusconi in cambio della rinuncia alla guida del Governo (prescrizione per Mills e Berlusconi nei processi per corruzione in atti giudiziari, bocciatura del referendum sulla legge elettorale, annullamento da parte della Corte di Cassazione (su richiesta del pg Iacoviello) della sentenza di condanna a Marcello Dell'Utri nel processo di appello per concorso esterno in associazione mafiosa). E certe esternazioni 'movimentiste' degli ultimi tempi di Carlo De Benedetti fanno presagire che la prossima scadenza da onorare sarà il ridimensionamento del rimborso dovutogli da Berlusconi per la corruzione che aveva determinato la decisione sul Lodo Mondadori.
E c'è un'Italia, la parte migliore del Paese, che ancora tiene alte le bandiere dei diritti, del lavoro, della democrazia, della giustizia e dell'eguaglianza. E' l'Italia della FIOM. Per quanto mi riguarda c'è poco altro, in questi tempi, in cui poter sperare.

Su Radio Articolo 21 il discorso integrale di Maurizio Landini:


http://www.radioarticolo1.it/audio/2012/03/09/11606/9-marzo-democrazia-al-lavoro-parla-maurizio-landini-fiom

giovedì 8 marzo 2012

8 marzo


Due parole ed una poesia...di Giandiego Marigo
Rifuggo le ricorrenze, sono altresì convinto che moltissima retorica ci sommergerà oggi. Già mi figuro l'inutile profusione di mimose e di frasi fatte. Eppure al di là della montagna di "ovvietà" l'8 marzo ha un senso che si "radica" nella tradizione e nella storia dell'alternativa e dei movimenti...ed è solo per questo e per l'amore ed il profondo rispetto e stima...ed anche perchè io, fondamentalmente, la penso come Hernan Mamani, che profetizza nelle donne la strada della spiritualità a divenire...bhè insomma per tutti questi motivi e mille altri io dedico questo:

Canzone per loro
Parlare di loro
della loro bellezza
Della pienezza o del vuoto profondo
Amarle, se puoi, come puoi
Per quanto poi te lo lascino fare
Sentire dei loro tempi, le esigenze
Il richiamo gentile della calma
Dolce sensazione di lentezza
Ascoltarle nei loro discorsi
quel parlarsi di tutto
quell’aprirsi dell’anima
Come di un fiore che schiude
Ed invidiar di lor fertilità la meraviglia
che si ripete sempiterna
avere in sé la vita
Ricordare e capire del loro parlare
Qell’amarezza antica e quel dolore
Che è tutto loro
che è solo delle donne

mercoledì 7 marzo 2012

La verità sulla TAV in Val di Susa e l'Europa


L'intervento di Monica Frassoni, esponente del partito verde europeo, sui luoghi comuni che continuano a ripeterci sul progetto di ferrovia ad alta velocitá in Val di Susa che l'Europa ci chiede e che ci consentirà di restare uniti al resto del Continente.

1. Non è vero che l'Unione Europea ha già preso le sue decisioni definitive. In realtà, alla fine dello scorso anno, ha avviato il riesame - che durerà un anno e mezzo e riguarda gli aspetti finanziari, la qualità, il tragitto - dei dieci progetti individuati come prioritari per il trasporto europeo, tra cui la Torino-Lione, cosa che implica necessariamente un negoziato tra le parti interessate e comunque avendo stanziato in totale per i dieci progetti 30 miliardi di euro non è sostenibile affermare che l'Europa finanzierà il 40 per cento della Torino-Lione che costa da sola oltre 20 miliardi di euro.

2. Non è vero che il progetto è ormai concluso e immutabile, considerato che sono ancora in fase di determinazione tutta una serie di elementi tra cui le opere collaterali alla linea ferroviaria e abbiamo davanti dunque un programma di realizzazione dell'opera tutto in fieri.

3. Non è vero che la Francia è talmente avanti nel progetto che l'Italia deve assolutamente inseguirla per raggiungerla. Anche in Francia esiste una discussione sull'opera e comunque la parte francese della linea partirà (forse) non prima del 2024 in quanto la Torino-Lione non è considerata dal governo francese un progetto prioritario.


domenica 4 marzo 2012

Con la FIOM il 9 marzo a Roma. Comunicato del comitato dei garanti dell'associazione “ Lavoro e Libertà”




Comunicato del comitato dei garanti dell'associazione “ Lavoro e Libertà”

L'Europa e l'Italia sono in una fase di profonda turbolenza economica, sociale e democratica.
La crisi nata nel 2007 non è conclusa ed una nuova fase recessiva è già iniziata. Essa nasce dal tentativo testardo delle classi dirigenti, le cui politiche hanno determinato la più grave crisi dal 1929, di volerne uscire con le stesse ricette, con gli stessi gruppi di comando della finanza e dell'economia, salvaguardando gli interessi di una ristretta cerchia sociale. Questo cocciuto tentativo porta con sé la disoccupazione di massa, l'immiserimento di milioni di persone, il fallimento di intere nazioni. E le ricette diventano sempre più estreme: il conflitto sociale è un pericolo e come tale va eliminato alla radice: niente più contratti collettivi, come in Grecia, basta tutele sindacali collettive, come alla Fiat,  quindi via pure l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, tutto deve essere declinato individualmente, basta allo Stato Sociale, il mercato deve dare risposte, basta con i servizi pubblici, l'efficienza del mercato ci penserà.
Si teorizza il fatto che la crisi rende determinati diritti un lusso che non ci si può più permettere e si vuole lasciare mano libera a quel mercato e a quelle politiche delle imprese che hanno creato la crisi.

giovedì 1 marzo 2012

Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione al Presidente del Consiglio Mario Monti


Le decisioni pubbliche dovrebbero dipendere da valutazioni razionali, dal pacato confronto tra tecnici ed esperti che dia la possibilità ai cittadini di esprimere, così funziona la democrazia, la propria volontà e le proprie preferenze alle quali chi ha responsabilità politiche deve attenersi. Nel caso della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione le ragioni per il no - così come enunciato nel sotto riportato documento firmato da 360 tra professori, tecnici e professionisti del settore trasporto - sono talmente macroscopiche (i danni ambientali, la devastazione della Val di Susa e della vita dei suoi abitanti, gli esorbitanti costi finanziari che non trovano giustificazione in alcun calcolo economico e in alcuna ipotesi di 'crescita') che è fuori dal mondo pretendere di non tenerne conto. "Ci spieghino perché va realizzata la TAV in Val di Susa - dice Luca Mercalli - e siamo pronti, se avranno argomenti validi, a cambiare idea" ma è evidente che Mario Monti e Corrado Passera, accreditati di una pretesa e presunta neutralità tecnica ma che rappresentano ben identificati gruppi di potere, non si renderanno disponibili ad alcun confronto. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti, e a proposito della TAV non si può non pensar male: quali torbidi e oscuri interessi si nascondono dietro l'ostinazione a voler realizzare un'opera palesemente inutile e irragionevolmente costosa? Perché la quasi totalità dei partiti rappresentati in Parlamento (con l'eccezione dell'IDV di Di Pietro), quella stessa putrida partitocrazia che ha dovuto passare la mano - perché chi ne fa parte è manifestamente impresentabile ed incapace - nella gestione del Governo della Nazione ai tecnici designati dai grandi potentati finanziari e dai Paesi 'guida' dell'Occidente, è compattamente a favore del progetto? Chi sarebbe disposto a scommettere che, una volta cambiato il vento ed il contesto di riferimento del potere, la magistratura (anche il tanto riverito, a sinistra, Giancarlo Caselli), anzichè dedicarsi a cercare i 'terroristi' che si annidano nel movimento No TAV, non scoprirà laute tangenti pagate per la realizzazione dell'opera?
E che dire della gestione anti No-TAV dell'ordine pubblico e della narrazione che delle proteste fanno i grandi media, tutti rivolti alla criminalizzazione dei manifestanti, a presentarli come un'antistorica e violenta minoranza che si oppone al progresso? Mentre si tratta, questa è la mia opinione, di una consapevole e coraggiosa avanguardia, sostenuta da un vastissimo movimento di opionione, che si batte, con ogni mezzo e a rischio della propria incolumità fisica e stoicamente disinteressato alle inevitabili conseguenze legali, per il bene comune e per la sopravvivenza di una orgogliosa comunità di cittadini.

Questo breve monologo di Maurizio Crozza ("a che cazzo serve andare in un'ora e mezza da Torino a Lione") vale più di mille editoriali e di mille dotte relazioni.



E se proprio si temesse che fossero i comunisti i principali oppositori della TAV in Val di Susa si legga quanto scrivono i liberisti dell'Istituto Bruno Leoni.