"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 2 febbraio 2013

Berlusconi, il PD e l'Europa

Vignetta realizzata da Luca Peruzzi

Berlusconi è un personaggio screditato e inaffidabile. Il suo impegno politico è esclusivamente finalizzato alla tutela dei propri interessi personali, economici e giudiziari. Ha prodotto tali e tanti guasti all'Italia, per incapacità politiche ed indegnità morale, che risulta davvero vergognoso il fatto che oltre un quarto degli elettori votanti, secondo i sondaggi, continui a riporre fiducia nella coalizione da lui guidata. Ma, anche perché si tratta indubitabilmente di un rapace animale da campagna elettorale, le questioni che pone sull'Europa – il porre termine alle politiche di austerità, il ruolo della BCE, il riequilibrio dei rapporti di forza e dei reciproci vantaggi e svantaggi tra la Germania e i Paesi del Sud Europa fino ad agitare, quale arma di pressione, la minaccia dell'uscita dell'Italia dall'Euro, l'interesse nazionale – sono questioni che meritano risposte serie. Questioni che sono state sollevate, evidentemente con ben altra profondità di analisi ed onestà intellettuale, da molti economisti estranei al pensiero liberista dominante. Il PD e Bersani non possono cavarsela etichettandole come 'battute da due soldi' ma dovrebbero spiegare se e come intendono cambiare questa Europa che sta diventando sempre più un cappio al collo della società italiana.

Scrive Amartya Sen:
vorrei accennare alla riforma economica di cui molti paesi europei, e non solo la Grecia o l'Italia, hanno senz'altro un gran bisogno. Uno degli aspetti peggiori dell'austerità è stato di rendere questa riforma impraticabile confondendo due programmi: l'austerità dei tagli spietati e la riforma di una cattiva amministrazione (evasione fiscale diffusa, favori concessi da funzionari pubblici per lucro personale e anche insostenibili convenzioni sull'età pensionabile). I requisiti della presunta disciplina finanziaria li hanno amalgamati, sebbene qualunque analisi della giustizia sociale porti a politiche distinte per ciascun programma. L'amalgama è il frutto di una confusione intellettuale che porta al disastro politico perché collega un bisogno forte e sensato a una follia intempestiva, e nelle campagne politiche unisce gli oppositori dell'austerità a quelli delle riforme indispensabili. L'Europa deve cambiare ora. Nessun paese scaccerà da solo la potente illusione di cui i leader politici sembrano prigionieri, né la Grecia, né il Portogallo e nemmeno l'Italia, eppure bisognerà trovare una voce collettiva per porre fine a tanta miseria e a tanta infelicità.”

Nel paradosso per cui anche politici di destra come Tremonti auspicano nazionalizzazioni e la ripresa dell'intervento pubblico nell'economia, in realtà il PD insieme a Monti è rimasto l'ultimo a difendere il fortino di un'Europa indifendibile, quella del non c'è alternativa alla dittatura dei mercati, del debito pubblico da tagliare e che si è ingigantito perché abbiamo speso troppo per il welfare, del divieto degli aiuti di Stato che sono invece indispensabili per fare politica industriale, della tolleranza nei confronti dei paradisi fiscali presenti all'interno della Unione Europea.
Questa posizione del PD è del tutto coerente, a dispetto di chi considera il balletto Monti-Bersani-Vendola qualcosa di diverso da un esercizio teatrale ad uso della campagna elettorale e che continua a ritenere il centrosinistra in grado di modificare in modo sostanziale e concreto i rapporti sociali ed economici a favore dei ceti popolari, con la scelta fatta per Monti e per la sua 'cura' quale unico rimedio alla malattia italiana ed europea, fornendo il proprio sostegno proprio insieme a Berlusconi alla sua politica classista per oltre un anno.

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