"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 24 marzo 2013

Estendere il sistema elettorale dei Comuni al Parlamento Nazionale

E' un'illusione e un inganno pensare che una buona legge elettorale ed una funzionale architettura costituzionale possano determinare la buona qualità ed il dignitoso funzionamento delle istituzioni democratiche rappresentative in assenza di un diffuso senso civico dei cittadini e di un sistema informativo libero e pluralista che diffonda conoscenza e consapevolezza. Elementi che sono determinanti per assicurare la selezione di una classe dirigente onesta e capace.
Ma certo il cul de sac in cui è finita la democrazia italiana, con una frammentazione politica ed il discredito generalizzato in cui sono cadute le organizzazioni partitiche che rendono impossibile la formazione di un nuovo Governo salvo riprodurre quegli inciuci PD-PDL-centro montiano che hanno sospinto ancora di più l'Italia nel baratro della crisi, impone l'immediata a radicale riforma della legge elettorale, il famigerato Porcellum, e probabilmente, con tutte le cautele del caso, anche dell'assetto istituzionale.
Riforme che dovrebbero contemperare due esigenze egualmente fondamentali e tra loro contrapposte: la tutela e la rappresentanza delle minoranze e la governabilità. E insieme a queste garantire il Paese da possibili futuri colpi di mano sulle regole generali del sistema (Costituzione, legge elettorale) da parte di minoranze 'maggioritarie'.
La mia idea è che queste due esigenze - tenendo conto da un lato della natura del nostro Paese con i suoi mille campanili geografici, culturali, politici e dall'altro dell'architettura costituzionale complessiva che si fonda sulla rappresentanza proporzionale - potrebbero e dovrebbero essere realizzate differenziando le funzioni delle due Camere legislative (prevedendo comunque per entrambe il dimezzamento dei membri, il ripristino della preferenza, norme a garanzie della presenza femminile) e nel contempo stabilendo per il Presidente del Consiglio l'elezione con la formula attualmente adottata per i sindaci, con un sistema a doppio turno e con il ballottaggio dei due candidati più votati se nessuno ottiene più del cinquanta per cento dei voti al primo turno.

Al Senato, nel quale la maggioranza assoluta dei membri verrebbe attribuita al partito o alla coalizione espressione del Presidente del Consiglio vincente ed unico organo legislativo del quale il Governo dovrebbe mantenere la fiducia, andrebbero assegnate competenza esclusiva sulle materie specifiche di governo quali, ad esempio, politica estera e di difesa, sicurezza, bilancio, economia e finanza, istruzione, sanità, ambiente.
Invece la Camera dei Deputati, da eleggere con un sistema proporzionale puro, terrebbe per sé le funzioni di indagine, di controllo (la commissione sui servizi segreti, le commissioni di inchiesta sulla mafia, la commissione di vigilanza sulla RAI), di interpellanza degli organi di Governo, di concorrere o di averne il potere in via esclusiva per quanto attiene l'elezione degli organi costituzionali e di garanzia (il Presidente della Repubblica, i membri della Corte Costituzionale e del CSM, i membri della authorities), il potere di sottoporre all'eventuale esame della Corte Costituzionale, su richiesta di un numero significativo dei suoi membri, i provvedimenti legislativi, il potere di proposta legislativa e di esaminare le leggi di iniziativa popolare, il potere di partecipare alla funzione legislativa per quanto attiene ai diritti civili e di libertà (ad esempio per tutta la materia dell'informazione), le modifiche costituzionali e le regole di sistema.
Ovviamente a fronte di questo schema così rudimentalmente descritto andrebbero valutate e definite ulteriori decisive fattispecie quali la titolarità del potere di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni o l'eventualità di dimissioni volontarie o di impedimento da parte del Presidente del Consiglio.

Fermo restando che queste riforme elettorali-costituzionali necessitano poi di essere accompagnate da ulteriori interventi legislativi sui costi della politica e sul finanziamento pubblico ai partiti (da riformare ma, a mio avviso, non da abolire), sull'attuazione legislativa della previsione costituzionale del necessario 'carattere democratico' di partiti e sindacati, sulla moralizzazione della vita pubblica e sulle regole di ineleggibilità / incompatibilità (anagrafe patrimoniale dei candidati e degli eletti, carichi penali pendenti, norme sul conflitto di interesse, divieto di mantenere incarichi politici plurimi, numero massimo di mandati elettivi, abolizione o drastico ridimensionamento del potere di nomina politica degli amministratori delle società partecipate o controllate dallo Stato e dagli enti pubblici come RAI, municipalizzate o ASL), sulla massiccia immissione di pezzi di democrazia diretta nella vita istituzionale, la mia convinzione è che l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, pur portando con sé il rischio di un ulteriore rafforzamento della personalizzazione della politica, rappresenti la migliore soluzione possibile.
Perché dentro il contesto delle istituzioni democratiche rappresentative (questo è il meglio di quello che ci ha trasmesso, come sistema di governo, la storia!) garantirebbe efficienza e trasparenza nella governabilità, perché il bicameralismo imperfetto così come descritto rappresenterebbe una sufficiente tutela da colpi di mano costituzionale sempre possibili, come dimostra il ventennio berlusconiano, con il maggioritario puro, perché le elezioni a doppio turno a differenza di quelle a turno unico non comportano la prevalenza ineluttabile del centro ma lasciano aperta la strada a scelte inaspettate e radicali (un caso per tutti quello dell'elezione di De Magistris a sindaco di Napoli) e nel ballottaggio finale danno la possibilità ai cittadini di scegliere in modo trasparente e diretto ciò che preferiscono o ritengono meno peggio.
Sulla demonizzazione poi della personalizzazione della politica bisognerebbe riflettere sulle vicende recenti del Sud America dove proprio dei Presidenti eletti dal popolo – Chavez, Morales, Lula, Mujica, Correa – hanno consentito il prevalere di istanze socialiste o popolari.

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