"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 20 febbraio 2015

La Rivoluzione Greca non è un pranzo di gala


Eurogruppo by Luca Peruzzi


L'entrata a piedi uniti, minacciosa ed intimidatoria, degli Stati Uniti nella crisi greca e verso il tentativo di Syriza di smarcarsi dall'austerità ("immediate difficoltà" in caso di mancato accordo con l'Europa) mostra chiaramente l'importanza di ciò che si sta giocando sui tavoli dell'Unione Europea e cioè la tenuta del sistema finanziario internazionale unito all'effetto collaterale del possibile passaggio della Grecia, alla ricerca di prestiti, sotto l'orbita russa o cinese.
Il fatto che sia sufficiente l'inceppamento del piccolo ingranaggio greco (il 3 per cento del PIL europeo) per mettere in crisi un intero sistema dimostra quanto sia folle, irrazionale e costruito sulla sabbia l'edificio "finanzcapitalista" (per richiamare la definizione di Luciano Gallino) dell'economia mondiale.
Nei confronti di Syriza vi è ora, nel popolo della Sinistra, o l'attesa messianica degli eroi rivoluzionari che ci libereranno tutti oppure lo scetticismo prevenuto di chi non aspetta altro che un cedimento per poter dire che l'aveva previsto e che il progetto di Tsipras era già sbagliato in partenza per l'eccessiva disponibilità al dialogo e alla mediazione ("l'irriformabilità delle Istituzioni europee" da mettere subito sul tavolo). Due sentimenti ugualmente sbagliati: a Syriza va concessa fiducia per la lucidità e l'efficacia con cui ha condotto il suo percorso di lotta e per la costruzione di un'Alternativa e per la schiena dritta che ha dimostrato fin dai primi incontri con gli aguzzini dell'Unione Europea, nel contempo non possiamo pensare in Italia che sarà il successo di Syriza a togliere le castagne dal fuoco ad una Sinistra che non riesce a riconquistare centralità politica e sociale. Un atteggiamento quest'ultimo - la passiva attesa delle mosse dei compagni greci -estremamente rischioso perché nel caso di un loro insuccesso - la catastrofe economica o la resa alla Troika - trascinerebbe con sé nel baratro anche le speranze dei movimenti fratelli di tanta parte dell'Europa.
E' stato detto che Syriza ha bisogno di tempo perché la Grecia ha un'economia debolissima ulteriormente massacrata dall'austerità della troika, perché non ha pozzi di petrolio o miniere da nazionalizzare e con i cui proventi finanziare importazioni e spesa sociale.
Il rifiuto dell'avventurismo, di condannare il proprio popolo ad altre sofferenze, di far entrare la Grecia nel mirino delle trame destabilizzatrici degli amerikani, la disponibilità alla mediazione e alla politica del passo dopo passo, indispensabile oggi quando ancora bisogna trovare le risorse per restituire dignitose condizioni di vita a milioni di persone non possono esser fatte passare per debolezza o per una propensione parolaia in stile renziano.
Questo, nei confronti di Syriza, è il momento della fiducia e della mobilitazione solidale che non deve escludere però l'attenta analisi di ogni mossa e contromossa. 
Per un giudizio complessivo e per trarre le dovute conseguenze politiche aspettiamo almeno qualche mese.

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