Vi sono due parole che, a proposito di Sinistra, sono scomparse dal mio personale vocabolario: Stupore e Unità.
Lo Stupore
per la totale scomparsa della Sinistra dal Paese che aveva il più
grande Partito Comunista dell'Occidente e contemporaneamente un
Partito Socialista che non era la ridicola formazione politica di
Nencini ma quella di Nenni, Lombardi, Pertini oltre ad una
numericamente piccola ma politicamente assai significativa area
extra-parlamentare. Allo stupore, cioè alla rabbiosa incredulità,
si è sostituita la razionale rassegnazione: oggi la Sinistra è
tramontata dall'orizzonte collettivo, non solo e non tanto come
Partito ma come valori e sentimenti condivisi, come coscienza e
cultura di massa, come senso comune diffuso nel popolo. Da questa
elementare consapevolezza bisogna ripartire, se sarà possibile
ripartire.
L'Unità
delle forze della Sinistra radicale quale premessa indispensabile –
mettendo insieme quel poco di apparati, di militanza, di risorse che
ancora esiste – per la formazione di un soggetto politico con il
minimo di forza necessario a non essere condannato alla totale
marginalità e per potersi candidare ad essere riconosciuto quale
Alternativa di sistema. Il percorso degli ultimi anni - tra cartelli
elettorali last minute, Rifondazione, SEL, benecomunisti, cosiddetta
sinistra PD - ci ha mostrato una misera e meschina guerra di
posizione di pseudo generali senza esercito per occupare posizioni –
leadership e poltrone – nel nuovo ipotetico soggetto politico. L'ultima iniziativa elettorale unitaria è stata l'Altra Europa con Tsipras ad inizio 2014 ed ad oggi, mentre infuria la feroce offensiva reazionaria di Renzi, siamo ancora "al carissimo amico": nessuna organizzazione stabile,
nessuna strategia politica e comunicativa, nessun chiarimento
definitivo riguardo ad un elemento essenziale quale il posizionamento
nei confronti del PD, nessuna capacità di calarsi nella realtà
sociale imitando l'unica cosa buona che ci ha lasciato Syriza
(l'organizzazione mutualistica di Solidarity For All). Ciò che ci
viene proposto continua ad essere il progetto (nostalgico del
Centrosinistra) di SEL allargata e patetiche e ambigue riproposizioni
di cartelli elettorali usa e getta i cui manifesti fondativi riescono
persino nell'impresa di non nominare mai le parole Socialismo e
Comunismo. E' stato detto, e oggi lo condivido totalmente, che la
Sinistra potrà rinascere non attraverso l'unità di pezzi di ceto
politico – come se esistesse un popolo di Sinistra, maggioranza nel
Paese, che non aspetta altro di ritrovare una guida per muoversi e
sollevarsi – ma quando emergerà un'iniziativa politica, originale
ed autonoma, che sarà in grado di mettersi in sintonia con i bisogni
e i sentimenti migliori delle masse popolari. Maurizio Landini e
Stefano Rodotà lanciando il progetto di Coalizione Sociale
sembravano aver capito perfettamente tutto questo: peraltro anche
loro sono ancora fermi alle parole, agli annunci, agli appelli, alle
richieste di mobilitazione senza essere riusciti a penetrare la carne
viva della Società.