Ciò che ha contraddistinto, negli
ultimi decenni, le cosiddette democrazie liberali del cosiddetto
libero Occidente è stata la sempre più marcata subordinazione della
Politica, quale espressione della volontà generale, al grande potere
economico e finanziario, ai Mercati (la speculazione), alle entità
tecnocratiche (BCE, Commissione Europea, Fondo Monetario
Internazionale) che pur prive di una legittimazione democratica e di
un mandato popolare sono stati i veri artefici delle scelte di
governo che hanno determinato e determinano le nostre vite.
Attraverso l'Unione Europea (in attesa
del TTIP che ne renderà inutili larga parte delle funzioni), l'euro,
la delocalizzazione delle attività produttive dai Paesi ricchi ai
Paesi in via di sviluppo, il libero commercio internazionale, la
circolazione libera e senza regole dei capitali - la globalizzazione
– si è realizzata, di fatto e sul piano del diritto, tale
subordinazione.
Gli Stati i cui governi si mettono di
traverso o che non sono funzionali al sistema, presidiato da un
mastodontico complesso militare (Stati Uniti, Nato, Israele), vengono
ridotti all'obbedienza per mezzo della guerra economica (il crollo
degli indici di borsa, il crollo del prezzo delle materie prime
qualora tali Paesi fondassero la propria esistenza sulla produzione
ed esportazione di questi beni, facendo innalzare esponenzialmente i
tassi del debito pubblico) oppure sottoposti a manovre
destabilizzatrici a volte cruente (il terrorismo, la guerra) a volte
fondate su di una martellante e mistificante propaganda mediatica e
sull'esplosione di scandali giudiziari creati ad arte o quantomeno
ingigantiti nella loro dimensione.
In questo contesto i governi nazionali
non possono che limitarsi a percorrere strade e binari preordinati ed
i politici sono ridotti a semplici testimonial/venditori di decisioni
prese in altre sedi. Non a caso si è coniato il termine di pilota
automatico: qualunque partito vada al governo non cambiano (non
possono cambiare) gli indirizzi politici fondamentali.